Merita grande attenzione l’articolo pubblicato oggi sul sito
del Sole24 Ore a firma Andrea Biondi che riporta dati dello Studio Frasi ripresi
da fonte Auditel. Questo il titolo “Tv, inizio in rosso per la stagione (e
per i Tg)”. Leggiamo alcuni passaggi: “Comincia male, malissimo, la
nuova stagione televisiva. …gli ascolti complessivi scendono del 7,7% nel
giorno medio e del 7% in prima serata. Significa, in quest’ultimo caso, che
nella settimana fra 14 e 20 settembre, facendo un confronto con l’anno
precedente 1,3 milioni di spettatori hanno scelto di spegnere il televisore o
magari di rifugiarsi nello streaming, nei social o in qualche distrazione
parallela”…
... Ma il vero colpo al cuore non è nei varietà che zoppicano
o nelle fiction che arrancano. È nei telegiornali, le liturgie laiche del
dopocena. Anche qui, la frana è generale: tutti e otto i notiziari serali,
nessuno escluso, hanno meno pubblico della stessa settimana di un anno fa. …
All’appello mancano 1,6 milioni di spettatori … i Tg appaiono latitanti,
sbiaditi rispetto al rumore del mondo. Troppo rapidi, troppo superficiali,
troppo uguali. Mentre fuori infuriano gli eventi, dentro si replicano formule
che con ogni probabilità appaiono vecchie: titoli, servizi, collegamenti, lo
schema che conosciamo da decenni. Ma intanto, l’informazione ha cambiato passo,
è diventata istantanea, frammentata, talvolta caotica.
Per generazioni, il telegiornale delle 20 è stato il
campanile della comunità nazionale...Oggi quella campana suona un po’ a vuoto. Non è
solo una questione di linguaggio, è di fiducia ...”. Amen !!!
Se il buongiorno della stagione si vede da questi primi giorni
c’è di che essere preoccupati. Non è più solo un tema di soprasso del Tg5 sul
Tg1 o dei “pacchi” di RaiUno franati sotto la Ruota della Fortuna di Canale 5. È
un tema di offerta editoriale complessiva che tracolla, che è sempre meno
attraente e competitiva con il resto del mondo audiovisivo. Se le cose
vanno male per i broadcasters privati pazienza, ce ne faremo ragione, ma se
vanno male per il Servizio Pubblico (e rischiano di andare peggio) è un
problema grave. Che però, come scriviamo da tempo, non sembra preoccupare gran che
una parte della “politica” e segnatamente dell’opposizione tutta presa invece
ad arginare il secondo tema sul quale ora vi aggiorniamo: la riforma della
Rai che arranca e che in queste ora sta rischiando di spalancare la prateria al
governo della destra sulla Rai per i prossimi anni.
Allora, non foss’altro per uno “scrupolo esistenziale” prima
del baratro, Bloggorai con il supporto di qualche esperto giurista, propone una
bozza di riflessione sugli emendamenti da sottoporre a qualche “parlamentare” volenteroso
che poi possa proporlo in VIII Commissione Senato prima del 2 ottobre.
Gli articoli del testo di maggioranza sui quali ci
concentriamo sono il 2 e il 9 che contengono lo stesso “meccanismo” di assoluto
rilievo per la modifica della governance Rai laddove, nell’art. 2 si
propone di esprimere il parere vincolante sul Contratto di Servizio con “maggioranza
assoluta” dopo due votazioni andate a vuoto con la maggioranza dei due terzi e
nell’art. 9 si consente di nominare i consiglieri di amministrazione con lo stesso
criterio. Questo meccanismo consente alla maggioranza di turno di modellare
la Rai a sua immagine e somiglianza prima con il Contratto di Servizio e poi
con la nomina dei consiglieri. L’emendamento da proporre dovrebbe quindi ristabilire
il principio di parità tra maggioranza e opposizione e di rispetto del pluralismo.
I passaggi indicati nei due articoli andrebbero quindi emendati in modo determinante.
In particolare poi questo tema emerge con evidenza nel comma 1, b, a, laddove
si propone che i consiglieri siano 7 di cui 6 eletti da Camera e Senato. Il numero
“dispari” fa la differenza perché impone, a seguito del meccanismo anzidetto,
che la maggioranza possa prendere tutto. Si propone invece di ridurre a 4 il
numero degli eletti dalle Camere, uno dalle rappresentanze sindacali maggiormente
rappresentative tra i dipendenti dell’Azienda e uno espresso da una qualificata
e riconosciuta Associazione rappresentativa degli Utenti.
Ci sarebbe poi ancora da proporre un emendamento sull’art. 4
laddove si parla di “cedere quote” Rai nelle società controllate specificando
bene che debba essere mantenuto il controllo “anche£ nele società quotate come
Rai Way.
bloggorai@gmail.com
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