Sono trascorsi oltre 65 anni dalla prima messa in onda del famoso
programma televisivo del Maestro Manzi ed ora dobbiamo constatare che per la
scuola, per la cultura nazionale, è proprio “tardi” e che le cose sono andate
nel peggiore di modi possibili. Gli italiani sono mediamente “analfabeti funzionali”
cioè come scrive il Corriere “Più di un italiano su tre tra i 25 e i 64 anni
è in grado di comprendere solo testi brevi che adoperano un vocabolario
semplice. L'Ocse li definisce adulti con «un basso livello di
alfabetizzazione»: una condizione di svantaggio assoluto che ha conseguenze
drammatiche non solo sulle opportunità di impiego, ma più in generale sul
benessere, sulla salute, sulla capacità di gestire i risparmi, di reperire
informazioni corrette in Rete, sulla fiducia negli altri e nelle istituzioni...
Da noi rappresentano il 37 per cento della popolazione, contro una
media Ocse del 27 per cento”. E aggiunge a proposito del numero dei laureati “Ultimi
in Europa, a parimerito con l'Ungheria, penultimi nel mondo: solo il Messico è
più indietro (29 per cento)”. Il Terzo Mondo è dentro, vicino a noi.
Si diceva allora che “Non è mai troppo tardi” ha contribuito
alla crescita culturale degli italiani, ha consentito una sorta di riunificazione
linguistica di un Paese frammentato in mille dialetti e sulla soglia di un livello
di istruzione ai minimi termini. Forse è vero. Dopo di che, a quanto sembra leggendo
i risultati che abbiamo oggi sotto gli occhi, siamo in ritardo, in grave
ritardo.
È utile porre la domanda su dove cercare le responsabilità, di
chi è la colpa? Forse si e, ovviamente, per quanto riguarda Bloggorai, ci limitiamo
alla Rai, al Servizio Pubblico. Affiniamo la domanda: quanto e come la Rai,
attraverso gli obblighi imposti dalla Legge (sebbene non più tali perché inseriti
nel semplice Allegato 1 al nuovo Contratto di Servizio quindi con evidente
vincolo inferiore rispetto al precedente Contrato dove invece venivano
dettagliatamente specificati nell’intero e lungo articolo 25) è stata corresponsabile
di questa situazione? La Concessione Stato Rai impone che la Rai debba “… favorire
l’istruzione, la crescita civile, la facoltà di giudizio e di critica, il
progresso e la coesione sociale…” e il Contratto di servizio (art.2, d) in vigore
ribadisce che la Rai deve “assicurare il valore formativo ed educativo, con particolare
attenzione all’adolescenza e all’infanzia”.
E quindi in soldoni, come e quanto la Rai ha partecipato/contribuito
alla disfatta culturale del Paese? Come e perché non è stata in grado di dare
una mano a frenare questa deriva? Evidente che la Rai non è il solo soggetto in
grado di intervenire su un processo tanto complesso ma altrettanto evidente che
ha una sua quota parte non di poco conto. Ad esempio, aver inseguito (ed
inseguire tutt’ora) il modello commerciale, aver introdotto linguaggi e riproposto
stili di vita poco propensi e che poco combaciano con il sostegno della
crescita culturale del Paese è una responsabilità del Servizio Pubblico o no? Bloggorai
ritiene di si. Nota a margine: Rai Scuola, sul canale 57, raccoglie una media giorno mensile di circa 0,1%.
Diamo ora un occhio al futuro. Confessiamo, fino a questa
mattina non conoscevamo l’acronimo FAST che ora sappiamo indicare i Free Ad
Supported Streaming TV channels, cioè emittenti in streaming gratuito supportati
da una massiccia pubblicità. Ne parla oggi un lungo articolo su Panorama con il
titolo “La Tv del futuro. Non esiste solo Netflix” e leggiamo cosa sono “Si
tratta di canali televisivi trasmessi via Internet, che propongono una
programmazione lineare, ovvero un palinsesto fisso che scorre nel tempo proprio
come nei canali della tv classica”… “il successo delle Fast si basa anche sulla
loro capacità di intercettare sia il pubblico giovane, che scopre questi canali
direttamente dall'home page della propria smart tv, sia chi cerca contenuti
specifici”… “ … in Italia il settore sta crescendo in maniera significativa,
pur trovandosi ancora in una fase iniziale rispetto ad altri Paesi europei. In
Italia, alcuni dei protagonisti principali di questo nuovo mercato sono nomi già
noti a livello internazionale. Samsung tv Plus, per esempio, è preinstallato su
tutte le smart tv dove si offrono oltre 130 canali gratuiti”. Per la Rai un “nemico”
in più, altri telespettatori che emigrano verso nuove frontiere. Hai voglia a
dire “prominence nei canali Tv”: su ogni telecomando e su ogni nuova smart tv il
primo accesso è verso il mondo streaming e solo in subordine si accede al
digitale terrestre.
Chiudiamo con una piccola nota a margine: il Messaggero, con
la firma del solito bene informato Ajello, ha tenuto a farci sapere una notizia importante ed ha pubblicato una foto dell’AD Rossi a pranzo
con il direttore del Tg1 Chiocci e nella didascalia si legge “L'immagine
pubblicata qui sopra trasmette invece un clima sereno e nessuna ruggine
apparente. Dopo la tempesta, un amichevole ammazzacaffè”. Chissà la Meloni cosa
ne pensa?
bloggorai@gmail.com
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