La notizia del giorno è la conferma di Sanremo a Sanremo. Da
un momento all’altro ci attendiamo un comunicato di felicitazioni della Meloni,
dell’AD Rossi e dell’intero Cda Rai (anche quest’anno qualche giorno di vacanza
in rappresentanza dell’Azienda è garantito). Come ha scritto oggi Luca Bottura
su La Stampa “Al momento è il più grosso risultato ottenuto dal Governo
Meloni da quando si è insediato”. Noi aggiungiamo e precisiamo: da quando
Rossi si è insediato nell’ex Viale Mazzini. Se così non fosse stato l’attuale
vertice Rai e lui in particolare sarebbero stati additati al pubblico ludibrio
per “lesa sanremitudine" e il Popolo italiano non lo avrebbe dimenticato e
perdonato.
È una buona notizia per la Rai, per gli interessi strategici
del Servizio Pubblico? A nostro modestissimo avviso no! Da anni, da decenni,
dentro e fuori la Rai, si sosteneva che Sanremo non era più adeguato allo
svolgimento del Festival. Anzitutto troppo costoso, poi troppe difficoltà
logistiche e infine troppi vincoli onerosi con il Comune. Inoltre, la recente
disposizione di andare a gara e sottoporsi ai nuovi impegni imposti dal
capitolato ha aggravato notevolmente la situazione in ogni senso. Gli interessi
della Rai, del Servizio Pubblico si evidenziano in un contesto strategico di un’offerta
editoriale in grado di tenere in equilibrio contenuti e costi e questo non è
avvenuto: il prossimo Sanremo costerà molto di più. “Capitolato” è la declinazione
corretta per definire il senso dell’accordo raggiunto: il Comune ha vinto su
tutti i fronti e alla Rai resta la pingue soddisfazione di aver mantenuto il “format”
che comunque non poteva essere messo in discussione: ha portato a casa quello che
già era suo. Non a caso la trattativa è andata per le lunghe fino al punto
di rischiare di rompersi: dentro la Rai la resistenza a rimanere a Sanremo
era forte a tal punto che da tempo si stava studiando il Piano B, con Torino o
Roma già pronte ad accogliere il festival con un nuovo nome. Non sapremo
mai chi e perché ha spinto per chiudere la trattativa a perdere invece di sostenere
una possibilità alternativa magari rischiosa ma sulla quale si poteva contare. “Il
grande errore è stato presentare la manifestazione di interesse. Con le nuove
condizioni poste dalla gara, ci si doveva sfilare subito” ci ha detto un autorevolissimo
dirigente Rai. Del resto, non a caso, P.S. Berlusconi dichiarò subito con grande
enfasi “Sanremo deve rimanere alla Rai”. Morale della favola: ora Rai dovrà
pagare 6,5 mln in più rispetto allo scorso anno, riconoscere l’1% in più sugli introiti
pubblicitari e comunque rimanere “sotto schiaffo” del Comune così via. È vera
gloria? No, a nostro avviso no. Comunque, la partita non è ancora chiusa del
tutto, il 17 ottobre è previstala sentenza di merito del TAR. Vedremo.
La seconda notizia del giorno è il sorpasso del gioco di Canale5
su quello di RaiUno. Ne siamo vivamente felici e speriamo vivamente che possa
proseguire questo risultato. Non ci interessano tanto i numeri certificati da
Auditel (24% contro 22% circa, al netto della differenza di 14 minuti tra una
trasmissione e l’altra). Ci interessa ribadire ed evidenziare perché è
necessario opporsi fortemente alla logica di RaiUno: il gioco dei “pacchi” è
azzardo puro, al pari del Gratta e vinci o di una slot machine mangiasoldi.
Si tratta di un sostegno indiretto alla dipendenza da gioco, ovvero ludopatia
ovvero una delle malattie sociali più gravi e devastanti. Al giocatore non si richiede
alcuna abilità, conoscenza o competenza, ma solo “culo” (perdonate l’eufemismo).
In più, si aggiunge il miraggio di una notorietà televisiva che, per quanto
effimera, è pur sempre importante. Consideriamo grave che il Servizio Pubblico
faccia cassa sulla pelle di migliaia di persone che soffrono e pagano cara la
dipendenza da ludopatia, al pari di quanto consideriamo allo stesso modo i
circa 13 miliardi incassato dallo Stato per analoghi giochi d’azzardo.
A margine di queste considerazioni, se ne possono fare altre
non meno interessanti. Canale5 vince sulle macerie estive di RaiUno che ha
concentrato il meglio della sua programmazione su repliche di repliche e
overdose di Techedeche. Chi e perché ha deciso di “capitolare” rispetto alla
concorrenza, dandogli modo di “fidelizzarsi” ancora più di quanto non lo era
già prima?
Chiudiamo infine con il proseguimento di una riflessione sull’informazione Rai. Ieri sul sito del Corriere.it abbiamo letto una interessante conversazione tra l’editorialista Polito e la Presidente della Vigilanza Rai, Barbara Floridia. Il primo ha scritto e argomentato sul tema “In Parlamento c’è un ente inutile: la Commissione di vigilanza sulla Rai” a cui la Floridia ha risposto “ … rimuovere un organo che per sua natura non è strumento di parte, ma presidio di garanzia a tutela delle opposizioni e del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Accogliere l’idea di eliminarla sarebbe, di fatto, porre il sigillo su una strategia distruttiva, che mina l’equilibrio democratico e riduce ulteriormente lo spazio di controllo su un bene comune come l’informazione”. In altra parte, sul profilo FB di Michele Anzaldi, a proposito dell'utilità della Vigilanza Rai si legge un passaggio interessante: “Voglio solo ricordare alcuni dei tantissimi casi che la Vigilanza ha affrontato e risolto in quegli anni, basta fare una ricerca sulle agenzie di stampa o semplicemente su Google per trovare un’infinità di incidenti e di provvedimenti approvati. Ad esempio l’approvazione del Piano Newsroom in Vigilanza e in Cda Rai, che garantirebbe all’azienda un risparmio annuo di 80 milioni che a regime diventerebbero 100 milioni ed eviterebbe i 6 o anche sette microfoni della Rai davanti allo stesso politico per la stessa dichiarazione di pochi secondi (Rai unica televisione europea a non applicarlo). Provvedimento letteralmente calpestato, congelato e nascosto dalla mia stessa forza politica che aveva lottato per approvarlo. Il Piano per garantire una corretta gestione del rapporto della Rai con gli agenti dello spettacolo (per anni i più grandi giornalisti e conduttori italiani in privato dicevano sempre: “Se avete coraggio mettete mano allo scandalo degli agenti…”. Sarebbe interessante se queste considerazioni fossero indirizzate anche ai consiglieri in Cda Rai per fargli porre il problema dell’informazione Rai emerso con particolare evidenza proprio in questi giorni. Un risparmio di 80/100 milioni non è cosetta da poco.
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