Anzitutto un consueto e sentito ringraziamento alle
lettrici e ai lettori di Bloggorai: pure quando non siamo on line
(come ieri) vediamo da Google Analytics che diverse centinaia di persone hanno puntato il sito. Come se molti si recano all’edicola e non trovano il giornale
preferito. Questo ci sostiene e ci spinge ad andare avanti. Grazie!!!
Dove eravamo rimasti? A Ranucci che sembrava sull’uscio
pronto ad uscire dalla Rai e invece, abbiamo letto ieri su La Gazzetta del Sud
(!!!) che “Rimango in Rai. Con La7 non c'è nessun contratto” e ha spiegato
“… è vero che sono stato contattato dall'editore Urbano Cairo per un libro da
scrivere ed è probabile che c'incontreremo come due persone che si stimano, ma
sono nato e cresciuto in Rai e la maglietta del servizio pubblico ce l'ho
cucita addosso. Vorrei solo che restassero - ha aggiunto le condizioni tali
da permettere a me e ai miei collaboratori di continuare a lavorare col rigore
e la libertà di sempre”. Qualcosa non torna. Anzitutto l’evidente sproporzione
di attenzione da quando si era diffusa la notizia della sua presunta uscita a quando la stessa sarebbe rientrata.
Nel giro di poche ore, un paio di giorni, siamo passati dalla tragedia a qualcosa
che non si capisce bene cosa potrà essere. Non torna la frase “vorrei che restassero
le condizioni tali…” cosa vuol dire esattamente? Ci sono o non ci sono le
“condizioni tali” come il taglio delle puntate, gli spostamenti di palinsesto,
gli impedimenti burocratici etc? Queste condizioni sono state o saranno rimosse
nel senso che l’AD ha preso impegni in tal senso? Non basta affermare di
aver “cucito addosso” la maglia del Servizio Pubblico”. Ci piacerebbe che
Sigfrido, per la fiducia e la stima che gli dobbiamo, fosse più chiaro ed
esplicito e magari gli saremmo pure grati se dicesse qualcosa di più su tutto il
perimetro dell’informazione Rai e non solo per quello che riguarda la sua
trasmissione e il suo “genere” specifico.
Poi ancora, dove eravamo rimasti con tutte le altre
questioni aperte? Prepariamoci a spegnere le candeline: tra pochi giorni, il
26 settembre, sarà trascorso un anno dalla doppia nefandezza congiunta: la nomina
del Cda Rai con i criteri della vecchia Legge Renzi quando invece si poteva e
doveva provare ad anticipare quelli previsti dall’EMFA. È stato fatto un regalo
formidabile al Governo che non vedeva l’ora di mettere le mani completamente
sulla Rai a sua immagine e somiglianza. La nefandezza congiunta è la mancata nomina
del Presidente con la quale si realizza la paralisi della Vigilanza Rai che non
riesce più a convocarsi nonostante pure il severo monito di Mattarella. È una
pagina indegna quella che dobbiamo leggere e lo è ancora di più perché vede
coinvolte ab origine due forze politiche, il M5S e AVS, che sono stati complici e artefici, diretti o indiretti, volontari o meno, di questa nefandezza.
Poi ancora, come abbiamo scritto e ribadiamo, lo scontro strategico
sarà sul campo dell’informazione ma anche sugli altri campi non si raccoglieranno
margherite. Non si raccoglieranno margherite sul campo degli ascolti e degli altri
generi Tv: la “faccenda” dei pacchi d’azzardo di RaiUno potrebbe essere solo la
punta di un fenomeno dilagante sule altre reti e sugli altri generi: le serie
tv, le fiction con il numero progressivo (Don Matteo 12 o Makari 4). Non si raccoglieranno margherite sul fronte
Rai Way in vista della chiusura del MoU a fine mese. Dall’operazione “vendita”
(e non fusione come invece ai Fondi piace pensare) dovevano arrivare i previsti
190 mln, poi pure ridotti a 130. Zero. Non se ne parla più. E però erano i soldi
necessari a sostenere il Piano Industriale, la famigerata Digital Media Company
(mai specificata "di Servizio Pubblico”): puffete, zacchete, tutto svanito
come una bolla di sapone come pure i tanto chiaccherati KPI anch’essi
volatizzati.
Non si raccoglieranno margherite sul fronte, infine, della
riforma Rai: nessuno sembra aver fretta di chiudere la partita nel recepimento dell’EMFA.
L’opposizione si aggira confusa tra un testo fantasma (ora forse
definitivamente abbandonato al suo triste destino) e la scrittura di emendamenti
da presentare al testo di maggioranza. Quali saranno e chi li scriveranno è un
mistero. Forse, dicono, gli stessi “due amici al Bar” che hanno prodotto il testo
di fine luglio ora abbandonato: possiamo stare tranquilli, li abbiamo messi in cassaforte.
Tanto per intenderci e dare misura, idea, di cosa succede invece
oltre la siepe dell’ex Viale Mazzini: oggi merita attenzione leggere il
supplemento Economia del Corriere con titolo “La nuova vita del Biscione e
ora i rivali sono Netflix e Bezos”. Of course, non è certo la Rai che per
loro sta bene, benissimo così com’è. Questa la sintesi “… obiettivo di
Berlusconi non è entrare in diretta competizione con i grandi streamer. Il
mercato di riferimento è più segmentato e il confronto vero sarà con tre
ecosistemi: gli streamer come Netflix e Prime sul lato pay-per-view e
advertising on demand; YouTube nel time-spent digitale; le telco che presidiano
i device finali nelle case. Per reggere, MfE deve diventare fornitore di
soluzioni, più che di spazi”.
Rai? Maggioni e Vespa, Sanremo, i pacchi d’azzardo, Don
Matteo 12, un Posto al Sole? Di cosa stiamo parlando? Boh !!!
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