giovedì 25 settembre 2025

Radio Rai: un caso clinico (e non è il solo)

by Bloggorai ©

C’è qualcosa di perfido, di malvagio e geniale che si annida nelle menti delle persone che fanno le “cose”. C’è qualcosa di perfido, di malvagio e geniale nella mente di chi ha inventato e messo in opera la “Festa di Radio Rai” alla vigilia della pubblicazione dei dati di Audiradio (dopo due anni di assenza della Rai) dove si certifica, nero su bianco, la relativa marginalità della radiofonia pubblica nel mercato nazionale.

Questi i numeri degli ascoltatori nel giorno medio (oltre 35 milioni rispetto ai 34 circa della rilevazione precedente):

1.RTL 102.5 – 6.675.000 (Gruppo RTL, con le consociate supera 9 milioni

2.  2. Radio Italia Solo Musica Italiana – 6.600.000 (Radio Italia SpA)

3.  3. RDS 100% Grandi Successi – 6.000.000 (RDS)

4.  4. Radio Deejay – 5.478.000 (GEDI)

5.  5. Radio 105 – 5.086.000 (Mediaset)

6.  6. Radio Kiss Kiss – 4.037.000 (Cnr/Kiss Kiss Italia)

7.  7. Rai Radio 1 – 3.152.000 erano 3.004.000 nel 2023 (TER)

8.   8. Virgin Radio – 3.106.000 (Mediaset)

9.  9. Rai Radio 2 – 2.676.000 erano 2.601.000 nel 2023 (TER)

R   10. Radio 24 – 2.628.000 (Gruppo 24 Ore)

E nel quarto d’ora medio (e vedremo perché citiamo questo dato) i numeri per le prime dieci posizioni su Totale Radio 8.907:

1.      Radio Deejay                    621

2.      Radio 105                          615

3.      Rds                                     582

4.      Radio Italia                       566

5.      Rtl 102.5                            536

6.      Radio Kiss Kiss                  387

7.      Virgin Radio                      279

8.      Rai Radio 1                       252

9.      Radio 24                            247

10.   Rai Radio 2                        230

Se non che ieri tardo pomeriggio la Rai diffonde un comunicato dove si legge: “Nel confronto con il primo semestre 2023 (ultima rilevazione in cui era presente anche Rai Radio), la platea Rai cresce del 12.5 per cento nel quarto d’ora medio, a fronte di un incremento totale del mezzo radiofonico pari al 10,3. Questi risultati segnano il rientro di Rai nel sistema di rilevazione degli ascolti (nuova indagine Audiradio). In particolare, nel quarto d’ora medio, Radio1 si conferma nella top ten con una crescita del 4.1 per cento. Torna nella top ten Radio2 che scala due posizioni, con un incremento del 6.5 per cento”. Giochi di parole: anzitutto Audiradio ha chiarito benissimo in premessa che i dati non sono confrontabili con la rilevazione precedente perché troppo diverso il metodo di rilevazione (vedi oggi puntuale articolo sul Sole24 Ore a firma A. Biondi). Si faceva più bella figura semplicemente a dire che la somma delle tre emittenti pubbliche messe insieme è di oltre 6 milioni invece di scrivere “la platea Rai crescere ...” se questa stessa platea è sempre molto lontana (per singolo canale nei valori assoluti e nel quarto d’ora medio) dagli ascolti dalle altre grandi emittenti private?

Ribadiamo la domanda: cosa c’era da festeggiare su Radio Rai? 

Ora però siamo costretti ad occuparci di altro: dobbiamo pur fare una scaletta delle priorità degli argomenti e dobbiamo oggi constatare che Radio Rai, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, è un tema marginale e subordinato. Provate ad immaginare se lo stesso rapporto, la stessa classifica, si potesse verificare per i dati sulla Tv con Mediaset che triplica i telespettatori rispetto alla Rai: l’Apocalisse!!!

Si c’è molto altro di cui occuparci. Basta riprendere i post dei giorni scorsi per riprender l’agenda. Al primo posto c’è ora la chiusura del MoU su Rai Way prevista per il 30 settembre. Sappiamo che verrà rinviato per due buoni motivi: il primo riguarda la legge di riforma Rai che, all’art. 4.1, affronta il tema con una formulazione ambigua: Rai è autorizzata a “cedere quote ... mantenendo comunque, per le società non quotate, il controllo societario…”. Il secondo riguarda un accordo che non si trova: chi dovrà dirigere la nuova società che si potrebbe costituire con Ei Tower? Le divergenze ci sono sia con tra le due parti che all’interno di Rai: chi potrebbe essere “l’uomo Rai” incaricato a diventare Presidente (visto che il ruolo di AD è prenotato)? Il nome di Cecatto (oggi AD di Rai Way) non sembra proponibile per vari motivi, anzitutto politici mentre sembra in ascesa quello di Sergio (già ex presidente della quotata).

A proposito di riforma Rai: mancano pochi giorni alla chiusura della presentazione degli emendamenti al testo di Governo (2 ottobre) e al momento nessuno sa nulla su chi li presenterà (l’opposizione???) e cosa conterranno. Il rischio della “riforma RaiMeloni” è sempre più alto.

Poi c’è il capitolo del prodotto tv: ieri è stata comunicata la chiusura dell’ennesimo orrore di RaiDue con “Bella Ma” forse la trasmissione più brutta degli ultimi anni, indecente ai limiti dell'imbarazzante in buona compagnia di “Freeze”. Chi paga per questi errori? I dati di ascolto pubblicati dal Sole nei giorni scorsi suonano una campana di allarme non tanto e non solo in termini di telespettatori che fuggono ma di offerta editoriale complessiva: qualcuno l’ascolta questa campana e come intende rispondere? Tanto per capirci, ieri sera è andata in replica per la terza sera consecutiva una replica di Montalbano. Vogliamo poi parlare della mancanza assoluta di una trasmissione di approfondimento giornalistico in prima serata? Al netto di Giletti su Rai Tre che va considerato un capitolo a parte: ieri il Corriere ha scritto della sua trasmissione “Lo stato delle cose» (lo stato comatoso delle cose)” dove conclude con “Il metodo Giletti consiste nel gettare sassi nello stagno (o dadi nel minestrone) per vedere l'effetto che fa, senza mai portare a termine una vera inchiesta. Strombazza i propri dubbi, invocando poi quella scuola di discrezione che è il paragurismo”. Amen.

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