lunedì 29 settembre 2025

RAI: tra la FARSA della Riforma e la FALSA missione del Servizio Pubblico

by Bloggorai ©

06.38781

Tenete a mente questo numero: è il centralino RAI. Se avete voglia di chiedere garbatamente e serenamente di mantenere il proposito di mandare in onda il film Premio Oscar 2025 No Man’s Land su Rai Tre il giorno 7 ottobre in prima serata, telefonate e fate presente il vostro interesse ad essere informati ed aggiornati su uno dei temi oggi più importanti. Nei giorni scorsi abbiamo letto su il Fatto che la Rai avrebbe deciso di rinviarlo, forse, tre settimane dopo a seguito di una “telefonata politica” dove non si sa chi ha telefonato a chi. Abbiamo poi letto che lo stesso giorno, il 7 ottobre, sarebbe prevista la presenza della Meloni a Porta a Porta di Vespa.  

Andiamo avanti, ovvero indietro. Mancano pochi giorni, poche ore alla chiusura dei termini per la presentazione degli emendamenti sulla proposta di riforma Rai targata Governo Meloni e ancora nessuno sa nulla su cosa farà l’opposizione. Non si sa se e da chi verranno presentati ma ciò che è più grave è che non si sa nulla su quali punti saranno concentrati. Mettiamo il caso, assai probabile visto i precedenti, che contengano strafalcioni o peggio ancora peggioramenti rispetto pure al testo di Governo, che succede? Succede che, se tutto va bene, gli emendamenti verranno presentati last minute e nessuno potrà dire, obiettare o proporre nulla senza alcun confronto aperto e partecipato, senza alcun dibattito trasparente, NULLA.  E il Governo avrà tutto il buon gioco per modellare la Riforma Rai a sua immagine somiglianza.

Questa vicenda della riforma Rai entrerà a pieno titolo nella storia della debolezza strutturale, della confusione progettuale e financo della pochezza mentale di singoli personaggi autoreferenziali. È bene ricordarlo: tutto nasce i primi di agosto dello scorso anno quando in una conferenza stampa l’opposizione unita annuncia “prima la riforma e poi le nomine”. Si arriva al 26 settembre e una parte dell’opposizione, M5S e AVS, inverte l’ordine dei fattori “intanto facciamo le nomine del Cda e poi incardiniamo il dibattito per la riforma”. Non succede nulla per lunghi mesi fino a quando si convoca un “tavolo di lavoro aperto alla società civile” che si incontra tre volte fino a giugno scorso. Riesce solo a dire ai primi di agosto scorso "Il testo di Governo è inaccettabile.. a settembre faremo sapere". Dopo di che inizia la tarantella: tutto passa nelle mani dei partiti e dei loro “consulenti esterni”. Dibattito pubblico zero! Confronto aperto zero. Tutto, forse, verrà deciso tra quattro mura e tre gatti. I carbonari a confronto erano chierichetti.

Andiamo avanti e torniamo indietro agli ascolti di sabato sera. Ieri abbiamo dato i numeri della disfatta di Rai Uno. Ora il tema non è tanto sapere quanti e quali telespettatori guardano la Rai ma chiedersi se la Rai esercita ancora e in che modo il suo dovere di Servizio Pubblico ovvero in cosa consiste la sua offerta editoriale complessiva in termini di informazione, educazione e intrattenimento.

Questa mattina Aldo Grasso sul Corriere ci ha anticipatole parole: “Ma peggio ancora è la piega che ha preso il servizio pubblico. L'impressione è che non ci siano più dirigenti all'altezza capaci di proporre argomenti e di controllarli con la scelta adeguata di autori e protagonisti. La Rai è una tv commerciale che da tempo ha smarrito la sua missione con impudicizia, senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade. Tutto sembra frivolo, falsificato, privo di sostanza e d'interesse: un radar sul nulla”. Condividiamo pienamente. Aggiungiamo: non sembrano esserci dirigenti in grado di creare, proporre e ipotizzare prodotti e trasmissioni senza dover ricorrere agli acquisti di format e al supporto si società/agenti esterni. Nei giorni scorsi sono stati capaci di rimandare per tre giorni di seguito la replica di Montalbano. Questa estate hanno spianato la strada all’avanzamento di Canale 5 con Techedeche in tutte le salse.  

Il confronto di sabato sera non era tra una tv pubblica e una privata: era tra due tv commerciali che razzolano nello stesso pollaio della pubblicità. La sola differenza è tra il riferimento anagrafico del pubblico: quello di Mediaset è relativamente più giovane rispetto a quello Rai, di pochi anni ma significativi. Il tema, ancora una volta, è che per ogni telespettatore che lascia questa Rai non ce ne sarà uno giovane che lo sostituisce. I nuovi telespettatori che nascono forse nemmeno sanno che esiste il Servizio Pubblico e per sostenerlo si deve pagare il canone. Nascono già con il cellulare nella culla e il Tablet nel passeggino dove scorazzano tra TikTok, Instagram e YouTube. Della Carlucci e delle sue giovani concorrenti (74 anni) forse, ne sapranno qualcosa nei libri di storia tra 50 anni. La partita è persa e forse non ci sarà il girone di ritorno dove cercare la rivincita.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento