Premessa granitica e ineludibile: l’efficacia delle azioni, dei progetti,
delle missioni si misura concretamente con i risultati che si ottengono. Se non
ci sono risultati tangibili, misurabili e significativi, ogni gesto, ogni manifestazione
di intenti e dichiarazione di buona volontà per quanto dura e aggressiva possa
essere, non ha alcun senso, nessun segno, nessuna rilevanza. Nella storia del calcio,
ad esempio, entrano nella storia e si registrano i risultati finali e non la sola
buona volontà impiegata dai giocatori con la palla al piede: “abbiamo giocato
bene ma abbiamo perso” non regge.
Oggi parliamo di Sigfrido Ranucci e di Report. Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione sono indigesti a tanti e, ovviamente, tra i primi c’è il Governo Meloni&C. Attenzione: non solo (vedi la vicenda Renzi). Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione sono sotto tiro, minacciati in ogni modo e oggetto di vessazioni aziendali e intimidazioni politiche di ogni genere: tagli di puntate, repentini spostamenti di palinsesto, riduzioni di budget e intralci burocratici e ammnistrativi di ogni genere.
Sono ormai mesi, anni, che il conduttore e la sua trasmissione denunciano
in ogni sede e in ogni modo la situazione in cui sono costretti a lavorare. Tutti
sanno, tutti sapevano da tempo come tutti sanno e tutti sapevano da tempo chi ne
è responsabile e, per quanto leggiamo, un nome spicca su tutti: Stefano Coletta
(oggi viene citato su La Stampa “…A decidere tutto questo pare sia stato
proprio chi gestisce i palinsesti, il potente Stefano Coletta…”) come ieri è
stato citato da Repubblica “Il primo nodo, la collocazione e il taglio delle
puntate, determinate da chi ha gestito il palinsesto (Stefano Coletta, ndr)
e la mancata difesa del taglio delle puntate da parte del direttore
dell’Approfondimento Paolo Corsini”. Già, chi è Stefano Coletta e perché si parla
tanto di lui? Si scrive di lui nel 2019 su Prima “Coletta è uomo di
sinistra, anche alla sinistra del Pd in cui viene incasellato, ma non è inviso
ai 5 Stelle avendo buoni rapporti con Vincenzo Spadafora” e, si dice, che
potrebbe avere ancora la tessera del PD in tasca. A ottobre scorso il Fatto
titola: “Coletta sarà n. 2 di Rossi” ovvero la spalla dell’AD, ovvero “il filosofo
di Colle Oppio” imposto dalla Meloni. Si scrive ancora di Stefano Coletta
(Domani dello scorso 7 settembre): “ … un dirigente considerato "de
sinistra". Non è un caso che le malelingue ci tengano a ricordare che sua
zia è stata a lungo segretaria fidata di Gianni Letta”. E ci fermiamo qui.
Dunque, è tutto molto semplice: il problema non è Ranucci
che se ne va ma questa Rai che resta. Il problema non è invocare Sigfrido a
rinunciare al passaggio a La7 ma revocare le condizioni capestro che gli sono state
imposte da questa Rai. I consiglieri di “opposizione” cosa hanno fatto concretamente,
con risultati tangibili, per evitare da tempo che si arrivasse a questo punto di
rottura? A Napoli, lo scorso luglio, ci furono manifestazioni di protesta contro
i tagli imposti alla trasmissione ma poi non successe nulla: tutti in ferie in attesa
del colpo di mano della Maggioni avvenuto sotto l’albero del pero: nessuno ne sapeva
nulla.
Ancora una volta emergono due punti chiarissimi: A- l’informazione
Rai è il nervo scoperto, l’emergenza n.1 del Servizio Pubblico e forse più ancora della riforma. B- l’opposizione
(???) arriva e si sveglia sempre il giorno dopo e pure quando ci arriva ci
arriva male. Sul punto A: Ranucci è la punta emergente del giornalismo d’inchiesta
Rai ma è altra cosa dal giornalismo di approfondimento che tutt’ora è completamente
assente dalla prima serata delle reti Rai (salvo si voglia considerare tale
il prossimo Giletti e le sue indagini su Garlasco o il recente esperimento fallito
di Monteleone su Rai Due che “…Doveva essere la scommessa del nuovo palinsesto
degli Approfondimenti…” terminato con lo 0,99%). Non ci risulta che qualcuno ha
posto mai il problema. Non solo, Ranucci è rimasto forse il solo giornalista
interno Rai a condurre un programma giornalistico dopo che pure a Duilio Giammaria
è stato cancellato il suo Petrolio). Tutto questo era noto a tutti, da tempo, e
a Bloggorai non risulta gran clamore o soverchia attenzione.
Sul punto B: che l’opposizione (???) arriva in ritardo purtroppo, drammaticamente, lo sappiamo molto bene (vedi la proposta di riforma della governance tutt’ora fantasma, era stata annunciato qualcosa per settembre ma ancora non si sa nulla) ma il tema è che ci arriva pure male. Ci arriva male perché è (o sembra) impreparata, distratta, inadeguata a comprendere tutto il perimetro dei problemi e non solo quello all’ordine del giorno. Ribadiamo la domanda: chi e perché anzitutto dentro la Rai si è opposto ad ogni progetto di riorganizzazione delle testate? Si potrebbe chiedere, ad esempio, al segretario delle FNSI Di Trapani che dovrebbe conoscere bene il tema, come pure allo stesso Natale già segretario dell’Usigrai.
Ranucci è solo una parte del problema che è e rimane
quello che abbiamo riassunto ieri e prima tante altre volte: l’opposizione
(??) non ha voluto e non vuole affrontare tutto il perimetro dell’offerta
editoriale dell’informazione Rai.
Bloggorai@gmail.com
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