Quando un gossip della televisione Rai incontra un gossip di Radio Rai, il gossip di Radio Rai è un gossip morto, nel senso che non se lo fila nessuno.
Nessuno, o quasi, in verità, si fila Radio Rai con tutto ciò che
gli è connesso, non solo per i numeri misteriosi quanto impietosi ma anche per i contenuti. Difficile trovare
numeri certi in assoluto e non parliamo degli ascolti di Radio Rai. È più facile
svelare il Terzo Segreto di Fatima.
Il vaso di Pandora che da pochi giorni abbiamo provato a scoperchiare
si sta rivelando un bidone sempre più largo e profondo e sul fondo non si vede
bene cosa può nascondersi. Nel frattempo,
continuiamo a leggere e studiare mentre ci arrivano notizie e informazioni
interessanti tutte da verificare. Tra l’altro, domani sera ci sarà la Festa di
Radio Rai e ci hanno promesso che sapremo qualcosa. Non vediamo l’ora.
Diciamo subito che la radio in generale e Radio Rai in particolare
non godono di “buona stampa”. Ci dicono che nella Rassegna Stampa che ogni
mattina viene fornita in Azienda, la sezione “Prodotto Radio” occupa solitamente
un terzo o anche meno della sezione “prodotto Tv”. Perché? Eppure, come sembra
noto la “platea” dei radioascoltatori media è notevolmente superiore a quella
dei telespettatori: “In prima serata l’audience media (della Tv ndr) è
scivolata sotto quota 20 milioni per la prima volta, con una perdita secca di
oltre 326mila spettatori (-1,6%)” e “… oltre 9,2 milioni di spettatori nel
giorno medio” ha scritto recentemente il Sole 24 Ore mentre sono circa 35
milioni i radioascoltatori sempre nel giorno medio (“Nel 2024, in Italia,
35,077 milioni di persone hanno ascoltato la radio almeno una volta al giorno,
secondo i dati di RadioTER”). I conti non tornano, cercheremo di capire meglio.
Se poi volessimo saperne di più e volessimo seguire il
grazioso “suggerimento” di alcuni lettori e lettrici e affrontare “…uno dei più
autorevoli studi sul futuro della Radio nell'ecosistema dell'Audio-Suono”
ovvero il poderoso volume di 505 pagine (compresi i ringraziamenti) del Volume “Ecosistema
Audio Suono” edito dall’Ufficio Studi Rai, confermiamo che sul volume che
siamo riusciti a recuperare su Radio Rai troviamo poco o nulla. A pag. 104 inizia uno scarno
capitolo “La Radio in Italia. Cosa è oggi e dove sta andando” di poco
più di 10 pagine con dati facilmente reperibili sul web su ricavi, composizione
del pubblico etc. vecchi già al momento della pubblicazione. La Rai, la Radio
Rai, la Radio del Servizio Pubblico italiano oggi è un optional ... meglio guardare
in Europa, nel mondo.
Andiamo avanti, in modo forse ancora scomposto, e cerchiamo
di mettere i pezzi del puzzle sul tavolo. Ad esempio: sarà vero o no che il
numero dei dipendenti Rai impiegati nella radiofonia sono così composti: produzione
radio e staff 294, RadioUno programmi 66, RadioDue 71, RadioTre 75, giornale
radio 187, Isoradio 24, radio digitali 23. Inoltre deve essere considerato un
numero imprecisato e difficilmente quantificabile di altre persone che, direttamente
e indirettamente, lavorano per la radiofonia nelle strutture di Corporate. Da tenere
presente che la galassia dell’offerta di Radio Rai comprende 12 canali tra
generalisti e specializzati (tra i quali Radio Rai Live Napoli …!!!) e inoltre
si deve considerare l’offerta digitale con Rai Play Sound. Una galassia di
tutto rispetto per l’ampiezza che ricopre o che dovrebbe ricoprire.
Allora, tanto per capire, con 187 giornalisti (numero sempre
da verificare ma a noi ne risultano ben di più) perché non esiste un canale “all
news radio” h24 dedicato unicamente all’informazione, all’approfondimento e alle inchieste
giornalistiche? Leggiamo il capitolo Radio Rai del Bilancio 2024: “Il
profilo editoriale dei Canali generalisti – Rai Radio 1, Rai Radio 2 e Rai
Radio 3 – si articola nelle quote di Genere individuate dal Contratto di
Servizio: Notiziari 8,17%, Informazione 15,84%, Cultura 8,68%, Società 10.47%,
Musica 42,66, Servizio 0,65%, Pubblica Utilità 1,19% e Altri genere (varietà)
12,34%”.
Qualcosa non torna: la somma di Notiziari e Informazione fa
circa il 24% ovvero poco meno della metà di quanto fa la musica. Ora, che gli
italiani siano un grande popolo di Santi, di navigatori e di eroi è noto a
tutti ma che fossero pure così tanto appassionati di musica ci sorprende (relativamente,
si intende) al punto tale di constatare che il genere “musica” occupa quasi la
metà del palinsesto complessivo. Cultura e società il 18% circa. Poi, ma quale
musica? Fate un piccolo esperimento solo su Radio Uno o Radio Due (lasciate
perdere Radio Tre perché è un “genere” a parte) e provate a contare su 10 brani
musicali trasmessi e non vi sarà difficile verificare che almeno 8
sono di matrice anglosassone. E perché mai le altre matrici musicali del resto del
mondo sono completamente ignorate? Magari è comprensibile per quelle tribali, rituali
o rurali o quelle prodotte da paesi difficili da trovare anche sulla carta
geografica ma almeno quelle di qualche paese europeo ci potrebbero anche stare:
vedi i brani tramessi dall’EuroVision Song Contest dove qualcosa di
interessante si trova. O no?
Alla fine poi si dovrà pure tirare i conti su quanto costa Radio
Rai per quanto rende e per cosa viene tramesso. Ne parleremo ancora.
C’è molto altro da dire e non solo sulla radio ma, si è fatta
sera …
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