“Se stai cercando una “visione” ti consiglio di andare dall’ottico”.
Parafrasiamo: “Se stai cercando una “missione” ti consiglio di andare dal missionario”.
Non a caso i due termini hanno una forte assonanza: si riferiscono ad una dimensione
futura, possibile o probabile, a tal punto che anche unirli tra loro “visione
della missione” (o se volete invertirli il risultato è simile) rende evidente un
pensiero facilmente accessibile.
Ecco allora che la ricerca della “missione” attraverso la “visione”
diventa essa stessa “missione” che da tempo molti intendono compiere verso la
comprensione del futuro della Rai e del Servizio Pubblico. “Missione” ardua ai limiti
dell’impossibile. Pochi hanno a mente una “visione” ancor meno coloro che hanno
a mente una “missione”.
Tra i pochi che hanno chiara la “missione” da compiere verso la
Rai certamente c’è il Governo Meloni. Hanno chiaro in mente che si dovrà
fare una riforma presto in obbedienza all’EMFA, hanno ben chiaro in mente che
tra poco più di 20 mesi si andrà a votare ed hanno ben chiaro in mente che il
Servizio Pubblico deve restare saldamente sotto il loro controllo. Infine, hanno
pure ben chiaro in mente che l’opposizione su questo terreno è in grandi difficoltà.
Questa mattina La Repubblica ha titolato “Rai, affondo di Schlein su Chiocci
"La prova che esiste TeleMeloni". Accipicchia, che paura … a
Palazzo Chigi stanno tremato i muri.
In un certo senso ha ragione la segretaria del PD: i due filoni di cui parliamo in questi giorni lo confermano pienamente: si tratta della sintesi della proposta di riforma della governance Rai che punta sostanzialmente a far nominare il Cda Rai dalla maggioranza parlamentare e la manovra congiunta Maggioni/Chiocci.
Le due “manovre” però non sono nuove e sembrano saldamente
congiunte tra loro con il medesimo obiettivo: il 2027 con le politiche, la
scadenza della Concessione e quella del Cda (sempre che riesca a rimanere in carica).
Il “dettaglio” ora da capire bene è appunto la faccenda Chiocci. È vero o non è vero che Chiocci andrà al
servizio del Governo? L’opinione prevalente tra i nostri lettori dice di si ma con
riserva. Abbiamo chiesto aiuto e chiarimenti. L’affare sembra essere ingarbugliato
sul tema dei tempi: sarebbe dovuto andare in porto più avanti ma qualcosa,
qualcuno, si è messo di traverso. La notizia non doveva uscire ora o forse, ci
dicono e precisano, “doveva” proprio uscire ora perché in tal modo si potevano mettere
a punto i passaggi successivi ovvero, segnatamente, chiudere la manovra con
il nome del successore alla guida del Tg1. Ci dicono che ancora un nome forte non
c’è ed è proprio il fatto che non ci sia giustifica il perché sia uscita in anticipo
la notizia di Chiocci: era necessaria farla uscire subito al fine di “mettere
merce di scambio sul mercato” dei partiti di maggioranza proprio prima e in vista
delle regionali. Chiocci ha preso tempo mentre i nomi plausibili di cui si
parla appartengono ad “anime” diverse del governo. In soldoni, ci dicono, la
Meloni avrebbe voluto chiudere subito la partita ma Lega e FI hanno messo un
paletto di traverso. Rossi ha ben altro a cui pensare (Sanremo) e a Marano sta benissimo
così perché non ha un suo nome da sostenere e allora gioca di sponda.
Per quanto riguarda invece la “missione” della riforma abbiamo
da poco saputo una storiella estiva che la potrebbe dire lunga sul “sol dell’avvenire”
che ci attende. Torniamo alla sera del 25 e alla mattina del 26 settembre
scorso quando si stava per decidere se votare o meno i nuovi consiglieri di
amministrazione Rai. Sappiamo come è andata a finire: M5S e AVS hanno rotto il
patto “prima la riforma e poi le nomine” ed il PD è rimasto con il cerino in
mano. Ora sembra che qualcuno, proprio nei giorni scorsi e sottotraccia, al
Nazareno ha cominciato a storcere il naso e fiutare un nuovo trappolone
laddove, sembra, che si sta palesando uno schema simile: da una parte c’è chi
vorrebbe chiudere la partita con gli emendamenti al testo di Governo e, dall’altra,
chi vorrebbe andare alle barricate con un testo alternativo ovvero il solo PD. Morale
della favola: ora l’obiettivo potrebbe essere prendere tempo in attesa delle
regionali per vedere se e in che forma e con quanta forza prende consensi il “campo
largo”. La Rai, in altri termini, rischia di essere una mina vagante ed è meglio
tenerla sottotraccia almeno per un paio di mesi, appunto quelli necessari a
predisporre emendamenti.
Buon settembre!!!
bloggorai@gmail.com
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