Cosa c’è di nuovo, di inedito, di rilevante in questo inizio di stagione che vede lo scontro Rai vs Mediaset farsi più intenso? Sgombriamo subito il campo da un tema di cui si parla molto: la crescente sconfitta degli ascolti dei pacchi ludopatici di RaiUno a favore di Canale5. Era un esito largamente prevedibile: il gioco della ruota di Jerry Scotti ha avuto una estate intera per occupare lo spazio lasciato libero da De Martino che si è “fidelizzato” il pubblico pregiato di quella fascia oraria.
Come sempre, il merito non è tanto nella proposta di
Canale 5 quanto nella debolezza di RaiUno. Non è un semplice o banale tema
di “personaggi” o di “qualità” dei due giochi quanto solo di “pianificazione editoriale”
che da una parte, Mediaset, sembra avere e dall’altra, Rai, invece non si
avverte traccia. Inoltre, Mediaset ha un “vertice” forte e autorevole, Rai no perché
financo preda e ostaggio di questo stesso Governo al quale Mediaset, indirettamente,
partecipa. Si aggiunga che nello scontro in atto non sembra esserci un arbitro.
Allargando il ragionamento, oggi il tema è capire la qualità
dello scontro in atto tra i due broadcaster Rai e Mediaset ovvero cercare di
capire la posta grossa in gioco. Non riteniamo che la partita si possa valutare
solo in termini di qualche punto di share in più o meno per un certo prodotto o
una certa fascia oraria. Tantomeno si può considerare un fenomeno nuovo o
rilevante il recente superamento del Tg5 sul Tg1: è accaduto molte volte in passato
e nonostante gli allarmi non è successo nulla di drammatico. Semmai è rilevante
constatate il calo progressivo dei telespettatori di tutti i tg Rai che
registrano perdite che vanno dal 25% del Tg3 al 46% del Tg2 nella fascia oraria
serale.
La posta in gioco, a nostro avviso, è il posizionamento complessivo
che le due emittenti cercano di raggiungere nel mercato delle risorse pubblicitarie
televisive sempre più scarse a fronte di una concorrenza streaming sempre più
aggressiva. Per entrambe si tratta di una variabile “esistenziale” in un’area laddove
non si fanno sconti e non si prendono prigionieri. Per Mediaset è di assoluto
rilievo strategico e per Rai forse relativo perché comunque gode della risorsa
canone, seppure sempre incerta e indeterminata.
Quale allora la differenza di postura, di atteggiamento “imprenditoriale”
tra i due contendenti? Appare tutto molto semplice: Mediaset e il suo vertice,
ovvero Pier Silvio Berlusconi, non perdono occasione per sottolineare ed
evidenziare un loro disegno, una prospettiva strategica di azione e riferimento
che, al contrario, Rai semplicemente non ha o non può/vuole avere. Mediaset
guarda al “grande mercato europeo” (vedi operazione Prosiebensat) mentre Rai guarda,
bene che vada, al ritorno di Benigni su RaiUno e a “vincere in perdita” la
battaglia per Sanremo, con grande gioia, appunto di Berlusconi.
Mediaset ha un Piano Industriale e un piano editoriale che comprende pure l’informazione che invece, semplicemente, Rai non possiede. A volere essere precisi la Rai le "Linee guida editoriali 2025 -27" di febbraio 2025 le ha, segrete male ha ( e pure Bloggorai le ha).
Sul tema informazione in particolare, il Servizio Pubblico sconta una colpa grave che non può
essere addebitata solo a TeleMeloni: sono decenni che Rai si ostina a non voler
intervenire sul suo nervo più scoperto: circa 2000 giornalisti per otto testate
tra le quali RaiNews24 che da sola ne assorbe circa 200 per un ascolto medio
che non supera il prefisso telefonico (e perde il 54% di telespettatori negli ultimi
anni, fonte AgCom). Non c’è paragone con nessun altro servizio pubblico
televisivo in Europa e forse nel resto nel mondo. Lo abbiamo ricordato nei giorni
scorsi quando abbiamo scritto che la sola introduzione di una “newsroom”
porterebbe all’Azienda un risparmio di circa 80/100 mln l’anno. Il problema è
capire chi e perché si oppone a questo progetto e non è difficile trovare una
risposta: la corporazione.
Sarà questo il “campo tattico” del prossimo confronto Rai vs
Mediaset: l’informazione. Il primo colpo di cannone lo ha tirato la Maggioni
con le sue dimissioni, anticipando quanto abbiamo supposto e scritto: la sua
successione a Vespa che proprio ieri ha dato notizia di qualcosa nell’aria: “Ho
un’offerta importante da Mediaset e non ho ancora firmato il rinnovo del contratto
con Rai ... nel frattempo da una mano a De Martino”. Nulla succede mai per
caso.
Chiudiamo: oggi è il 9 settembre e sul fronte “riforma Rai”
non c’è nulla. Eppure sappiamo che qualcosa sottotraccia si muove. Sempre e
solo sottotraccia, per carità, meglio non farlo sapere troppo in giro, non si sa
mai che venisse fuori un altro Contratto Obiettivi e Mezzi. Per carità!!!
bloggorai@gmail.com
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