venerdì 5 settembre 2025

RAI: il buio oltre la siepe di Sanremo e dei "pacchi"

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Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo forte e chiaro: non vediamo alcuna convenienza per la Rai con l’accordo raggiunto a Sanremo. Ha vinto il Comune su tutti i fronti (economici) e la Rai resta con il cerino in mano del “format” che già, peraltro, gli apparteneva. “Ha giocato il terrore di non farcela con i tempi giusti per spostarsi a Torino e il timore di ascolti incerti. Rossi non si poteva permettere di passare alla storia come il responsabile di una possibile catastrofe su un fronte così delicato. La Meloni non lo avrebbe perdonato”. Ci ha confidato chi ha seguito il dossier molto da vicino.

La stampa di ieri e di oggi non dedica molta attenzione a Sanremo più di quanto ne ha dedicata in passato. Solo Il Secolo XIX scrive un pezzo dettagliato e coglie il cuore del problema “…la Rai ha la titolarità del format, perché nessuno può negare che in questi anni abbia organizzato e realizzato il Festival così come il pubblico ormai è abituato a vederlo e riconoscerlo. Ma il format è legato al marchio Festival della canzone italiana che appartiene al Comune. Di fatto, dunque, la tv di Stato non potrà utilizzarlo se non a Sanremo … l’accordo ha soddisfatto entrambe le parti, d’altronde cedere il format, per la Rai, avrebbe significato cedere il Festival”. Del tutto evidente che questa è la “narrazione” che conviene a tutti e anzitutto al Comune che ha messo in cassaforte i suoi lauti guadagni quanto invece Rai ha messo in bilancio le prossime perdite legate all’aumento dei costi. Siamo dell’idea che un buon avvocato avrebbe potuto fare di meglio e di più in un’altra Rai, in un altro Servizio Pubblico. Andiamo avanti, o meglio, restiamo fermi che poi, più o meno, equivale a rimanere indietro.

Lo scriviamo con le dita di piombo sulla tastiera ma forse per la prima volta ci troviamo a concordare pienamente con quanto ieri ha dichiarato P.S. Berlusconi sul tema dei due giochi a confronto tra Canale5 e RaiUno: “…(La Ruota della Fortuna - ndr) è un bel prodotto televisivo e perché fa ottimi ascolti, ma anche perché i nostri concorrenti (Raiuno - ndr) vanno in onda con un gioco che non è un gioco, in cui si vincono tanti soldi solo legati alla fortuna, senza nessun merito e nessuna reale prova da superare” ovvero azzardo puro e non si capisce perché il Servizio Pubblico debba alimentare questa cultura e trarre profitto dai “soldi facili” vinti solo ed unicamente grazie alla “fortuna” ovvero, scusate l’eufemismo, grazie al “culo”. Ci stupisce ancora dover constare che almeno un consigliere di “opposizione” non senta il dovere morale di dire una parola, un pensiero compiuto, su questo argomento.

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