Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo forte e chiaro: non vediamo alcuna convenienza
per la Rai con l’accordo raggiunto a Sanremo. Ha vinto il Comune su tutti i
fronti (economici) e la Rai resta con il cerino in mano del “format” che già, peraltro,
gli apparteneva. “Ha giocato il terrore di non farcela con i tempi giusti per
spostarsi a Torino e il timore di ascolti incerti. Rossi non si poteva permettere
di passare alla storia come il responsabile di una possibile catastrofe su un
fronte così delicato. La Meloni non lo avrebbe perdonato”. Ci ha confidato
chi ha seguito il dossier molto da vicino.
La stampa di ieri e di oggi non dedica molta attenzione a
Sanremo più di quanto ne ha dedicata in passato. Solo Il Secolo XIX scrive un
pezzo dettagliato e coglie il cuore del problema “…la Rai ha la titolarità
del format, perché nessuno può negare che in questi anni abbia organizzato e
realizzato il Festival così come il pubblico ormai è abituato a vederlo e
riconoscerlo. Ma il format è legato al marchio Festival della canzone italiana che
appartiene al Comune. Di fatto, dunque, la tv di Stato non potrà utilizzarlo se
non a Sanremo … l’accordo ha soddisfatto entrambe le parti, d’altronde cedere il
format, per la Rai, avrebbe significato cedere il Festival”. Del tutto evidente
che questa è la “narrazione” che conviene a tutti e anzitutto al Comune che ha
messo in cassaforte i suoi lauti guadagni quanto invece Rai ha messo in
bilancio le prossime perdite legate all’aumento dei costi. Siamo dell’idea che
un buon avvocato avrebbe potuto fare di meglio e di più in un’altra Rai, in un altro
Servizio Pubblico. Andiamo avanti, o meglio, restiamo fermi che poi, più o meno,
equivale a rimanere indietro.
Lo scriviamo con le dita di piombo sulla tastiera ma forse
per la prima volta ci troviamo a concordare pienamente con quanto ieri ha
dichiarato P.S. Berlusconi sul tema dei due giochi a confronto tra Canale5 e
RaiUno: “…(La Ruota della Fortuna - ndr) è un bel prodotto televisivo e perché
fa ottimi ascolti, ma anche perché i nostri concorrenti (Raiuno - ndr) vanno
in onda con un gioco che non è un gioco, in cui si vincono tanti soldi solo
legati alla fortuna, senza nessun merito e nessuna reale prova da superare”
ovvero azzardo puro e non si capisce perché il Servizio Pubblico debba
alimentare questa cultura e trarre profitto dai “soldi facili” vinti solo ed
unicamente grazie alla “fortuna” ovvero, scusate l’eufemismo, grazie al “culo”.
Ci stupisce ancora dover constare che almeno un consigliere di “opposizione”
non senta il dovere morale di dire una parola, un pensiero compiuto, su questo argomento.
bloggorai@gmail.com
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