lunedì 29 settembre 2025

RAI: gioco dell'oca senza inizio e senza fine

by Bloggorai ©

06.38781

Tenete a mente questo numero: è il centralino RAI. Se avete voglia di chiedere garbatamente e serenamente di mantenere il proposito di mandare in onda il film Premio Oscar 2025 No Man’s Land su Rai Tre il giorno 7 ottobre in prima serata, telefonate e fate presente il vostro interesse ad essere informati ed aggiornati su uno dei temi oggi più importanti. Nei giorni scorsi abbiamo letto su il Fatto che la Rai avrebbe deciso di rinviarlo, forse, tre settimane dopo a seguito di una “telefonata politica” dove non si sa chi ha telefonato a chi. Abbiamo poi letto che lo stesso giorno, il 7 ottobre, sarebbe prevista la presenza della Meloni a Porta a Porta di Vespa.  

Questa mattina Bloggorai avverte un certo senso di distacco e stanchezza. Giriamo sempre intorno ad una foglia di rosmarino e, come il gioco dell’oca, torniamo sempre al punto di partenza. Colpevoli ritardi, trame e complotti, autoreferenzialità e protagonismi, esperti vari che girano come trottole, approssimazione insieme ad invenzioni sceniche di vario grado. Clima insopportabile, da togliere il fiato e paralizzare la tastiera. Nel frattempo, Tele/Radio Meloni avanza su tutti i fronti

Oggi ci sarebbe tanto da proporre, in primo luogo sul dossier Rai Way e a seguire tante altri. Ci fermiamo un “attimino” in attesa di sapere, di capire e riflettere cosa succede.

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RAI: tra la FARSA della Riforma e la FALSA missione del Servizio Pubblico

by Bloggorai ©

06.38781

Tenete a mente questo numero: è il centralino RAI. Se avete voglia di chiedere garbatamente e serenamente di mantenere il proposito di mandare in onda il film Premio Oscar 2025 No Man’s Land su Rai Tre il giorno 7 ottobre in prima serata, telefonate e fate presente il vostro interesse ad essere informati ed aggiornati su uno dei temi oggi più importanti. Nei giorni scorsi abbiamo letto su il Fatto che la Rai avrebbe deciso di rinviarlo, forse, tre settimane dopo a seguito di una “telefonata politica” dove non si sa chi ha telefonato a chi. Abbiamo poi letto che lo stesso giorno, il 7 ottobre, sarebbe prevista la presenza della Meloni a Porta a Porta di Vespa.  

Andiamo avanti, ovvero indietro. Mancano pochi giorni, poche ore alla chiusura dei termini per la presentazione degli emendamenti sulla proposta di riforma Rai targata Governo Meloni e ancora nessuno sa nulla su cosa farà l’opposizione. Non si sa se e da chi verranno presentati ma ciò che è più grave è che non si sa nulla su quali punti saranno concentrati. Mettiamo il caso, assai probabile visto i precedenti, che contengano strafalcioni o peggio ancora peggioramenti rispetto pure al testo di Governo, che succede? Succede che, se tutto va bene, gli emendamenti verranno presentati last minute e nessuno potrà dire, obiettare o proporre nulla senza alcun confronto aperto e partecipato, senza alcun dibattito trasparente, NULLA.  E il Governo avrà tutto il buon gioco per modellare la Riforma Rai a sua immagine somiglianza.

Questa vicenda della riforma Rai entrerà a pieno titolo nella storia della debolezza strutturale, della confusione progettuale e financo della pochezza mentale di singoli personaggi autoreferenziali. È bene ricordarlo: tutto nasce i primi di agosto dello scorso anno quando in una conferenza stampa l’opposizione unita annuncia “prima la riforma e poi le nomine”. Si arriva al 26 settembre e una parte dell’opposizione, M5S e AVS, inverte l’ordine dei fattori “intanto facciamo le nomine del Cda e poi incardiniamo il dibattito per la riforma”. Non succede nulla per lunghi mesi fino a quando si convoca un “tavolo di lavoro aperto alla società civile” che si incontra tre volte fino a giugno scorso. Riesce solo a dire ai primi di agosto scorso "Il testo di Governo è inaccettabile.. a settembre faremo sapere". Dopo di che inizia la tarantella: tutto passa nelle mani dei partiti e dei loro “consulenti esterni”. Dibattito pubblico zero! Confronto aperto zero. Tutto, forse, verrà deciso tra quattro mura e tre gatti. I carbonari a confronto erano chierichetti.

Andiamo avanti e torniamo indietro agli ascolti di sabato sera. Ieri abbiamo dato i numeri della disfatta di Rai Uno. Ora il tema non è tanto sapere quanti e quali telespettatori guardano la Rai ma chiedersi se la Rai esercita ancora e in che modo il suo dovere di Servizio Pubblico ovvero in cosa consiste la sua offerta editoriale complessiva in termini di informazione, educazione e intrattenimento.

Questa mattina Aldo Grasso sul Corriere ci ha anticipatole parole: “Ma peggio ancora è la piega che ha preso il servizio pubblico. L'impressione è che non ci siano più dirigenti all'altezza capaci di proporre argomenti e di controllarli con la scelta adeguata di autori e protagonisti. La Rai è una tv commerciale che da tempo ha smarrito la sua missione con impudicizia, senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade. Tutto sembra frivolo, falsificato, privo di sostanza e d'interesse: un radar sul nulla”. Condividiamo pienamente. Aggiungiamo: non sembrano esserci dirigenti in grado di creare, proporre e ipotizzare prodotti e trasmissioni senza dover ricorrere agli acquisti di format e al supporto si società/agenti esterni. Nei giorni scorsi sono stati capaci di rimandare per tre giorni di seguito la replica di Montalbano. Questa estate hanno spianato la strada all’avanzamento di Canale 5 con Techedeche in tutte le salse.  

Il confronto di sabato sera non era tra una tv pubblica e una privata: era tra due tv commerciali che razzolano nello stesso pollaio della pubblicità. La sola differenza è tra il riferimento anagrafico del pubblico: quello di Mediaset è relativamente più giovane rispetto a quello Rai, di pochi anni ma significativi. Il tema, ancora una volta, è che per ogni telespettatore che lascia questa Rai non ce ne sarà uno giovane che lo sostituisce. I nuovi telespettatori che nascono forse nemmeno sanno che esiste il Servizio Pubblico e per sostenerlo si deve pagare il canone. Nascono già con il cellulare nella culla e il Tablet nel passeggino dove scorazzano tra TikTok, Instagram e YouTube. Della Carlucci e delle sue giovani concorrenti (74 anni) forse, ne sapranno qualcosa nei libri di storia tra 50 anni. La partita è persa e forse non ci sarà il girone di ritorno dove cercare la rivincita.

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domenica 28 settembre 2025

la battaglia del sabato sera: la prima sconfitta della RAI

by Bloggorai 

vedi Post precedente !!!

Era facile prevederlo: Jerry Scotti è simpatico e piacione, i personaggi di Ballando sono scorbutici e antipatichelli. Ci rendiamo contro: non sono categorie “scientifiche” e unanimemente condivise: sono percezioni personali. 

Nel mentre che la De Filippi faceva scendere in campo la Mannoia e la Ferilli, la Carlucci faceva ballare la Brilli e, a seguire, Maurizio Ferrini (alias Signora Coriandoli) mentre in parallelo Canale 5 faceva scendere in pista un padre e una figlia simpatici e bravissimi. 

Non c’era partita: si capiva subito che Canale 5 avrebbe battuto Rai Uno 4 a 0 e così è stato.  Questi i dati Auditel e i risultati delle due trasmissioni (attenzione Ballando è andato oltre 60 minuti in più della concorrenza e, se avesse chiuso allo stesso tempo i risultati sarebbero stati ben peggiori perché dopo le 24 Rai Uno non aveva contro Canale 5 e questo gli ha tenuto alto lo share: in soldoni poteva essere quasi una Caporetto).

Rai Uno - Ballando                     20.41/25.11      3.023  23,06 %

Canale 5 - Ruota della fortuna    20.45/21.28      5.515  26.61 %

Canale 5 – Tu si que Vales          21.31/24.11      4.054 288.49

DayTime

Totale Rai                         2.854    sh 34.91%

Totale Mediaset           3.131   sh 38.42%


Ne riparliamo.


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RAI e Mediaset: la Grande Battaglia è iniziata

by Bloggorai ©

Ci siamo: la grande battaglia di autunno della televisione italiana è in pieno svolgimento tra la platea che cala e lo streaming che cresce. Tra parentesi, pure la radio non sta messa meglio e, in particolare quella di Radio Rai.

Ieri sera, sabato 27 settembre, per il primo scontro di stagione sono scese in campo le corazzate di RaiUno e Canale5 con Ballando e Tu si Que Vales. Ci siamo organizzati, messi comodi e attrezzati con il telecomando bene oleato per confrontare, cercare di capire/intuire cosa succede e cosa potrà succedere nelle prossime settimane. Lasciamo perdere il confronto sugli ascolti dello scorso anno dove, più o meno, le due trasmissioni si sono pressoché pareggiate attestandosi intorno al 25%. 

Quest’anno c’è una significativa novità: Rai Uno ha fatto saltare la puntata dei “pacchi” d’azzardo in onda subito dopo il Tg1 ed ha iniziato subito con Ballando mentre Canale 5 ha mantenuto in onda la Ruota che gli sta portando tanta fortuna e fatto partire Tu si Que Vales oltre le 21.30. 

Una scelta molto azzardata che peraltro rende complesso confrontare gli ascolti. Mentre le due trasmissioni erano in onda ci siamo molto sorpresi della scelta dei fini strateghi dell’ex Viale Mazzini. All’apparenza, aveva tutta l’aria di una prova di forza per sondare quanto regge lo zoccolo duro di Canale 5 fortemente rafforzato nell’access time con il successo estivo di Jerry Scotti.  L’effetto fidelizzazione ormai attestato a circa mezzo milione di telespettatori di distacco diCanale5 su Rai Uno verrà ulteriormente rafforzato? Abbiamo cercato lumi interpellando i nostri esperti di analisi dei palinsesti: “Una scelta molto dibattuta”. Ma siete consapevoli del rischio? “Si, è in conto la botta ma era necessario”. Cioè? “Ci sono problemi di costi … ne riparleremo ... magari domattina (cioè oggi) dopo aver saputo come è andata con gli ascolti”. Bene. Attendiamo anche noi.  

Beninteso, la grande battaglia è aperta su tutti i fronti che spaziano dalle fiction all’informazione. Le reti Mediaset sono all’offensiva e puntano alle debolezze strutturali di Rai. Nei giorni scorsi Rai Uno ha mandato in onda per tre sere consecutive le ennesime repliche di Montalbano, confermando lo stato di crisi semicomatoso in cui versa tutta l’offerta editoriale del Servizio Pubblico che, ribadiamo, soffre non solo in termine di numeri ma in termini di qualità/quantità del prodotto offerto. Ribadiamo, nel momento in cui le tensioni internazionali sono al culmine della tensione, sulle tre reti Rai in prima serata non c’è alcuna trasmissione di approfondimento giornalistico (salvo non si voglia considerare tale quella di Giletti) mentre per tre sere di fila hanno fatto banco il tema di Grugliasco.  

Per ora ci fermiamo qui: intorno alle 10.30 sapremo i dati di ascolto di ieri sera. Ne riparliamo.

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sabato 27 settembre 2025

Mattarella, Gaza e la RAI

By Bloggorai ©

NO!!! 

Caro Presidente Mattarella, oggi avremmo voluto leggere un suo appello dove diceva forte e chiaro "NO al genocidio a Gaza !!!". Ci stiamo ancora chiedendo se lo scorso 19 febbraio quando ha incontrato il Presidente di Israele Herzog gli ha chiesto con pari forza e determinazione la “responsabilità” di interrompere immediatamente la strage, lo sterminio e il genocidio dei palestinesi a Gaza che già allora aveva superato abbondantemente le 50 mila vittime. Da quanto abbiamo potuto leggere non lo ha fatto e, seppure lo avesse fatto e non ce ne siamo accorti è stato del tutto irrilevante: l’esercito israeliano ha continuato senza sosta ad uccidere donne, anziani e bambini e bombardare chiese, scuole ed ospedali e anzi nelle ultime settimane ha raddoppiato lo sforzo militare.

Caro Presidente Mattarella, le sarà certamente noto che la stragrande maggioranza degli italiani sostiene il riconoscimento dello Stato di Palestina senza se e senza ma, come la stragrande maggioranza degli altri Paesi europei e del mondo intero.

Caro Presidente Mattarella, le sarà certamente noto che nei giorni scorsi si sono svolte manifestazioni in tutta Italia con grandissimo successo di partecipazione e in quelle piazze si esprimeva e sosteneva apertamente la Flottilla nel suo significato profondo e più rilevante: svelare, semmai ce ne fosse bisogno ulteriore, tutta l’illegalità, l’ingiustizia e la violenza perpetrata dagli israeliani contro la popolazione civile palestinese.   

Caro Presidente Mattarella, nel momento in cui scriviamo e nel momento in cui Lei legge quello che succede in Italia e nel mondo, in questo stesso istante qualche decina di esseri umani palestinesi viene ucciso dai cecchini dell’esercito israeliano. Caro Presidente Matterella, chieda anzitutto con forza di fermare il genocidio prima ancora di fermare la Flottilla!!!

Caro Presidente Mattarella, non si limiti a definire “inaccettabile” quanto avviene a Gaza: il termine esatto, corretto e unanimemente condiviso è uno solo: “GENOCIDIO”. È così difficile pronunciare questa parola? Non è solo “disumano ridurre alla fame una intera popolazione” come ha recentemente dichiarato, è ben oltre.

Caro Presidente Mattarella, infine, se mai avesse occasione, eserciti il suo alto potere morale e politico per fare anche Lei una telefonata alla Rai per dire che il film premio Oscar “No man’s land” deve essere trasmesso proprio il prossimo 7 ottobre come previsto.  È proprio nel ricordare quel drammatico giorno che ha senso vedere quel film: se non si capisce tutto ciò che successo in Palestina negli ultimi decenni non si capisce nulla di quanto succede oggi a Gaza.   

Oggi ci sarebbe molto altro da dire sulla Rai e dintorni. Ci limitiamo a ricordare che mancano pochi giorni, poche ore, dalla chiusura dei termini per la presentazione di emendamenti alla proposta di legge di Governo per la riforma della Rai. In questo momento, oggi, non risulta nulla, niente sia nel metodo che nella sostanza!!! Non sappiamo se e chi presenterà qualcosa e anzitutto su quali articoli verranno presentati. Tutto si sta decidendo tra quattro piccole mura e due gatti. L’opposizione rischia di “regalare” la riforma Rai al Governo. TeleMeloni ce la terremo per i prossimi decenni.

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giovedì 25 settembre 2025

SILENZIO

 Bloggorai tace !!!

Radio Rai: un caso clinico (e non è il solo)

by Bloggorai ©

C’è qualcosa di perfido, di malvagio e geniale che si annida nelle menti delle persone che fanno le “cose”. C’è qualcosa di perfido, di malvagio e geniale nella mente di chi ha inventato e messo in opera la “Festa di Radio Rai” alla vigilia della pubblicazione dei dati di Audiradio (dopo due anni di assenza della Rai) dove si certifica, nero su bianco, la relativa marginalità della radiofonia pubblica nel mercato nazionale.

Questi i numeri degli ascoltatori nel giorno medio (oltre 35 milioni rispetto ai 34 circa della rilevazione precedente):

1.RTL 102.5 – 6.675.000 (Gruppo RTL, con le consociate supera 9 milioni

2.  2. Radio Italia Solo Musica Italiana – 6.600.000 (Radio Italia SpA)

3.  3. RDS 100% Grandi Successi – 6.000.000 (RDS)

4.  4. Radio Deejay – 5.478.000 (GEDI)

5.  5. Radio 105 – 5.086.000 (Mediaset)

6.  6. Radio Kiss Kiss – 4.037.000 (Cnr/Kiss Kiss Italia)

7.  7. Rai Radio 1 – 3.152.000 erano 3.004.000 nel 2023 (TER)

8.   8. Virgin Radio – 3.106.000 (Mediaset)

9.  9. Rai Radio 2 – 2.676.000 erano 2.601.000 nel 2023 (TER)

R   10. Radio 24 – 2.628.000 (Gruppo 24 Ore)

E nel quarto d’ora medio (e vedremo perché citiamo questo dato) i numeri per le prime dieci posizioni su Totale Radio 8.907:

1.      Radio Deejay                    621

2.      Radio 105                          615

3.      Rds                                     582

4.      Radio Italia                       566

5.      Rtl 102.5                            536

6.      Radio Kiss Kiss                  387

7.      Virgin Radio                      279

8.      Rai Radio 1                       252

9.      Radio 24                            247

10.   Rai Radio 2                        230

Se non che ieri tardo pomeriggio la Rai diffonde un comunicato dove si legge: “Nel confronto con il primo semestre 2023 (ultima rilevazione in cui era presente anche Rai Radio), la platea Rai cresce del 12.5 per cento nel quarto d’ora medio, a fronte di un incremento totale del mezzo radiofonico pari al 10,3. Questi risultati segnano il rientro di Rai nel sistema di rilevazione degli ascolti (nuova indagine Audiradio). In particolare, nel quarto d’ora medio, Radio1 si conferma nella top ten con una crescita del 4.1 per cento. Torna nella top ten Radio2 che scala due posizioni, con un incremento del 6.5 per cento”. Giochi di parole: anzitutto Audiradio ha chiarito benissimo in premessa che i dati non sono confrontabili con la rilevazione precedente perché troppo diverso il metodo di rilevazione (vedi oggi puntuale articolo sul Sole24 Ore a firma A. Biondi). Si faceva più bella figura semplicemente a dire che la somma delle tre emittenti pubbliche messe insieme è di oltre 6 milioni invece di scrivere “la platea Rai crescere ...” se questa stessa platea è sempre molto lontana (per singolo canale nei valori assoluti e nel quarto d’ora medio) dagli ascolti dalle altre grandi emittenti private?

Ribadiamo la domanda: cosa c’era da festeggiare su Radio Rai? 

Ora però siamo costretti ad occuparci di altro: dobbiamo pur fare una scaletta delle priorità degli argomenti e dobbiamo oggi constatare che Radio Rai, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, è un tema marginale e subordinato. Provate ad immaginare se lo stesso rapporto, la stessa classifica, si potesse verificare per i dati sulla Tv con Mediaset che triplica i telespettatori rispetto alla Rai: l’Apocalisse!!!

Si c’è molto altro di cui occuparci. Basta riprendere i post dei giorni scorsi per riprender l’agenda. Al primo posto c’è ora la chiusura del MoU su Rai Way prevista per il 30 settembre. Sappiamo che verrà rinviato per due buoni motivi: il primo riguarda la legge di riforma Rai che, all’art. 4.1, affronta il tema con una formulazione ambigua: Rai è autorizzata a “cedere quote ... mantenendo comunque, per le società non quotate, il controllo societario…”. Il secondo riguarda un accordo che non si trova: chi dovrà dirigere la nuova società che si potrebbe costituire con Ei Tower? Le divergenze ci sono sia con tra le due parti che all’interno di Rai: chi potrebbe essere “l’uomo Rai” incaricato a diventare Presidente (visto che il ruolo di AD è prenotato)? Il nome di Cecatto (oggi AD di Rai Way) non sembra proponibile per vari motivi, anzitutto politici mentre sembra in ascesa quello di Sergio (già ex presidente della quotata).

A proposito di riforma Rai: mancano pochi giorni alla chiusura della presentazione degli emendamenti al testo di Governo (2 ottobre) e al momento nessuno sa nulla su chi li presenterà (l’opposizione???) e cosa conterranno. Il rischio della “riforma RaiMeloni” è sempre più alto.

Poi c’è il capitolo del prodotto tv: ieri è stata comunicata la chiusura dell’ennesimo orrore di RaiDue con “Bella Ma” forse la trasmissione più brutta degli ultimi anni, indecente ai limiti dell'imbarazzante in buona compagnia di “Freeze”. Chi paga per questi errori? I dati di ascolto pubblicati dal Sole nei giorni scorsi suonano una campana di allarme non tanto e non solo in termini di telespettatori che fuggono ma di offerta editoriale complessiva: qualcuno l’ascolta questa campana e come intende rispondere? Tanto per capirci, ieri sera è andata in replica per la terza sera consecutiva una replica di Montalbano. Vogliamo poi parlare della mancanza assoluta di una trasmissione di approfondimento giornalistico in prima serata? Al netto di Giletti su Rai Tre che va considerato un capitolo a parte: ieri il Corriere ha scritto della sua trasmissione “Lo stato delle cose» (lo stato comatoso delle cose)” dove conclude con “Il metodo Giletti consiste nel gettare sassi nello stagno (o dadi nel minestrone) per vedere l'effetto che fa, senza mai portare a termine una vera inchiesta. Strombazza i propri dubbi, invocando poi quella scuola di discrezione che è il paragurismo”. Amen.

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mercoledì 24 settembre 2025

Radio (Meloni) RAI: dov'è la festa e cosa si festeggia?

by Bloggorai ©

Sono sempre e solo persone che fanno le cose, producono fatti ed eventi, e non viceversa. Le “cose” non avvengono e non nascono per moto proprio e per capire la loro natura, lo stato delle “cose”, occorre osservare da vicino le persone che le fanno nel loro contesto specifico.

Prima di andare avanti riportiamo una notizia importante: i tre consiglieri Rai Natale, di Majo e Di Pietro hanno diffuso un comunicato dove si afferma che la Rai “… dovrà dire la sua sulla partecipazione alla prossima edizione dell'Eurovision Song Contest, in programma a Vienna nel maggio 2026. Gia' cinque emittenti pubbliche - quelle di Paesi Bassi, Irlanda, Islanda, Slovenia e Spagna - hanno deciso nelle scorse settimane di non partecipare se alla manifestazione prenderà parte Israele. Noi tre consiglieri di amministrazione Rai chiediamo che l'Italia faccia altrettanto, dando un segno concreto di vicinanza a un popolo sottoposto a sterminio”. Lo sosteniamo!!!!

Bene, come vi abbiamo anticipato, ieri sera si è svolta la “Festa” di Radio Rai e Bloggorai era presente. Era necessario esserci, andare, per cercare di trarre qualche spunto, per avere qualche conferma o smentita su quanto da giorni abbiamo supposto e intuito: Radio Rai non c’è, se c'è è dimessa e meglio è un Vaso di Pandora nel quale ci sono tante “cose” oscure che a molti conviene mantenere tali. Come detto in premessa: queste “cose” non nascono da sole, ci sono le persone ed era necessario proprio necessario “vederle” nel loro contesto.

La cronaca: la serata parte male: piove, governo ladro!!! Arriviamo e la sensazione immediata è di trovarci al posto sbagliato nel momento sbagliato: dov’è la festa e cosa si festeggia? È una festa o una conferenza stampa per la presentazione dei palinsesti? La cartellina stampa? “Non c’è … forse … si magari dopo sul sito … però non l’abbiamo stampata …. Non si usa più”… Ahhhhhhh, ecco !!! Va bene, ci aggiriamo smarriti tra volti radiofonici giocoforza quasi sconosciuti, si conoscono tutti tra di loro. Facciamo un piccolo sondaggio e chiediamo “Questa Radio Rai, da uno a dieci, quanto è RadioMeloni?” La media delle risposte è 7. Pochi però conoscono il tema, molti cadono dalle nubi ... Ne riparliamo avanti.

Alcuni hanno un braccialetto azzurro al polso: “E’ per la cena” e altri no: chissà come sono stati divisi e chi ne aveva diritto (a Bloggorai non è stato dato: che invidia, che rosicata!!!). Andiamo avanti: cerchiamo di sapere e di capire: come va Radio Rai ... ci sono notizie sugli ascolti? Sguardi vagoli e attoniti. Rinunciamo. Le persone che incontriamo e salutiamo si dividono in due categorie: quelli che temono di farsi vedere in compagnia di Bloggorai (e magari poi essere additati come “fonti”) e quelli che ti abbracciano affettuosamente e dicono “Ti leggo ogni mattina con grande attenzione”. Bloggorai ringrazia tutti.

Si è fatta una certa e inizia la “festa” e nel giro di pochissimi istanti si capisce subito il tono: basso, lontano e dimesso. La prima battuta la fa il superdirettore della comunicazione Casinelli che chiama l’AD Rossi per consegnare un premio. Ci si aspetta un discorsetto, chessò ... un salutino ... un “qualchecosa” sul tema tipo “la Radio del Servizio Pubblico nel prossimo futuro”. Silenzio, muto, grazie e buonasera. A volte il silenzio dice più di tante parole. Sembrava che non vedesse l’ora di scendere dal palco per raggiungere la  platea dove sedeva il presidente/non presidente Marano in compagnia della presidente/non presidente Agnes (incredibile ma vero: con una addetta che gli apriva la strada al suo passaggio ... imbarazzante), il DG Sergio in compagnia dei consiglieri che sul tema Radio non ricordiamo alcun pensiero compiuto. 

Poi arriva e presenta Carlo Conti e dice subito “Che c’entro io qui?” Già, ce lo chiediamo anche noi: un “divo” della Tv che introduce la “radio" sorella minore. Dopo di che due battute per introdurre un mito della Radio: Renzo Arbore che, giustamente, ci ricorda la “radio di una volta” ovvero di 60 anni addietro. Amen, ora quella radio non c’è più. Lo sapevamo. Dopo tanta nostalgia arrivano la coppia del Ruggito del Coniglio (in onda da 30 anni, per nostra fortuna) e pure loro però scivolano: introducono la finta Sabrina Ferilli radiofonica, forse meglio dell’originale. Sono quasi le 21 e 30… si sta facendo tardi, è ora di andare.

Allora, quali sono le novità del nuovo palinsesto RadioMeloni? Ce le descrivono bene oggi due articoli su La Stampa e Il Fatto: il “ritorno” di Fiorello (fa il paio con il “ritorno” di Benigni in Tv), l’arrivo dell’intellettuale forbito di destra destra Pierangelo Buttafuoco, Belen Rodriguez che “piomba” su Radio Due per chiudere in bellezza con Serena Bortone, la Casalegno, la onnipresente Nunzia De Girolamo in buona compagna di Monica Setta e per non far mancare la ciliegina sulla torta una trasmissione per il giovane Gigi Marzullo. Magie. 

Si capisce bene perché non ci sono dati di ascolto, si capisce perché Radio Rai costa tanto e rende poco, si capisce perché Radio Rai è la sorella minore, negletta e dimenticata solitamente pure nella Rassegna Stampa. Si capisce bene perché i canali di Radio Rai sono nelle posizioni basse della classifica delle emittenti nazionali più ascoltate. Si capisce e si intuisce tutto: Radio Rai è un “serbatoio” buono per tanti aspetti, un contrattino e un posto all’ombra di Via Asiago non si nega a nessuno. È proprio necessaria la “Voce” del Governo via FM, per la “narrazione del Paese” attraverso la richiesta ai radioascoltatori “Conoscete il regolamento di Acchiapparella?” oppure “Quale è il nome del vostro “pet” preferito, cane, gatto o pappagallo”. Tanto, se Radio Rai viene ascoltata o meno, se la Radio Digital viene monitorata o meno non lo sa nessuno. Meglio così.  

Conclusione: una “festa” di Radio Rai perfettamente in tono con quanto può festeggiare la Rai TV o il Servizio Pubblico nel suo complesso in questo momento storico: se c'è una TeleMeloni ci deve pur essere una RadioMeloni, un po’ anziana e con sempre meno persone a vedere e ascoltare. Cosa c’è da festeggiare? Boh!!!

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Nota a margine, oggi nessuno ha ripreso i dati sugli ascolti Tv pubblicati ieri: in questo inizio di stagione “… 1,3 milioni di spettatori hanno scelto di spegnere il televisore o magari di rifugiarsi nello streaming, nei social o in qualche distrazione parallela”.

martedì 23 settembre 2025

SPECIALE: la TV tracolla e la Riforma arranca


by Bloggorai ©

Merita grande attenzione l’articolo pubblicato oggi sul sito del Sole24 Ore a firma Andrea Biondi che riporta dati dello Studio Frasi ripresi da fonte Auditel. Questo il titolo “Tv, inizio in rosso per la stagione (e per i Tg)”. Leggiamo alcuni passaggi: “Comincia male, malissimo, la nuova stagione televisiva. …gli ascolti complessivi scendono del 7,7% nel giorno medio e del 7% in prima serata. Significa, in quest’ultimo caso, che nella settimana fra 14 e 20 settembre, facendo un confronto con l’anno precedente 1,3 milioni di spettatori hanno scelto di spegnere il televisore o magari di rifugiarsi nello streaming, nei social o in qualche distrazione parallela”

... Ma il vero colpo al cuore non è nei varietà che zoppicano o nelle fiction che arrancano. È nei telegiornali, le liturgie laiche del dopocena. Anche qui, la frana è generale: tutti e otto i notiziari serali, nessuno escluso, hanno meno pubblico della stessa settimana di un anno fa. … All’appello mancano 1,6 milioni di spettatori … i Tg appaiono latitanti, sbiaditi rispetto al rumore del mondo. Troppo rapidi, troppo superficiali, troppo uguali. Mentre fuori infuriano gli eventi, dentro si replicano formule che con ogni probabilità appaiono vecchie: titoli, servizi, collegamenti, lo schema che conosciamo da decenni. Ma intanto, l’informazione ha cambiato passo, è diventata istantanea, frammentata, talvolta caotica.

Per generazioni, il telegiornale delle 20 è stato il campanile della comunità nazionale...Oggi quella campana suona un po’ a vuoto. Non è solo una questione di linguaggio, è di fiducia ...”. Amen !!!

Se il buongiorno della stagione si vede da questi primi giorni c’è di che essere preoccupati. Non è più solo un tema di soprasso del Tg5 sul Tg1 o dei “pacchi” di RaiUno franati sotto la Ruota della Fortuna di Canale 5. È un tema di offerta editoriale complessiva che tracolla, che è sempre meno attraente e competitiva con il resto del mondo audiovisivo. Se le cose vanno male per i broadcasters privati pazienza, ce ne faremo ragione, ma se vanno male per il Servizio Pubblico (e rischiano di andare peggio) è un problema grave. Che però, come scriviamo da tempo, non sembra preoccupare gran che una parte della “politica” e segnatamente dell’opposizione tutta presa invece ad arginare il secondo tema sul quale ora vi aggiorniamo: la riforma della Rai che arranca e che in queste ora sta rischiando di spalancare la prateria al governo della destra sulla Rai per i prossimi anni.

Allora, non foss’altro per uno “scrupolo esistenziale” prima del baratro, Bloggorai con il supporto di qualche esperto giurista, propone una bozza di riflessione sugli emendamenti da sottoporre a qualche “parlamentare” volenteroso che poi possa proporlo in VIII Commissione Senato prima del 2 ottobre.

Gli articoli del testo di maggioranza sui quali ci concentriamo sono il 2 e il 9 che contengono lo stesso “meccanismo” di assoluto rilievo per la modifica della governance Rai laddove, nell’art. 2 si propone di esprimere il parere vincolante sul Contratto di Servizio con “maggioranza assoluta” dopo due votazioni andate a vuoto con la maggioranza dei due terzi e nell’art. 9 si consente di nominare i consiglieri di amministrazione con lo stesso criterio. Questo meccanismo consente alla maggioranza di turno di modellare la Rai a sua immagine e somiglianza prima con il Contratto di Servizio e poi con la nomina dei consiglieri. L’emendamento da proporre dovrebbe quindi ristabilire il principio di parità tra maggioranza e opposizione e di rispetto del pluralismo. I passaggi indicati nei due articoli andrebbero quindi emendati in modo determinante. In particolare poi questo tema emerge con evidenza nel comma 1, b, a, laddove si propone che i consiglieri siano 7 di cui 6 eletti da Camera e Senato. Il numero “dispari” fa la differenza perché impone, a seguito del meccanismo anzidetto, che la maggioranza possa prendere tutto. Si propone invece di ridurre a 4 il numero degli eletti dalle Camere, uno dalle rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative tra i dipendenti dell’Azienda e uno espresso da una qualificata e riconosciuta Associazione rappresentativa degli Utenti.

Ci sarebbe poi ancora da proporre un emendamento sull’art. 4 laddove si parla di “cedere quote” Rai nelle società controllate specificando bene che debba essere mantenuto il controllo “anche£ nele società quotate come Rai Way.   

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Ciuffff ... Ciufff: dalla Stazione di Governo è in partenza l'ultimo treno della riforma RAI

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RadioMeloni, ovvero RadioRai targata Governo Meloni è sottotraccia, quasi invisibile ma invece c’è e lotta insieme a loro.

Oggi, ci dicono, che in Rassegna Stampa Rai, nella sezione “prodotto Radio” c’è un solo articolo sulla Filarmonica e i giovani talenti a fronte di 31 articoli della sezione “prodotto TV” con buona parte dei quali dedicati alla fiction “Bianca”. Eppure, tanto per dire, questa sera ci sarà la “Festa di RadioRai” dove si parlerà di palinsesti, di novità, di ascolti etc. insomma, ce n’era quanto basta per dedicargli due righe su un giornale qualsiasi. E invece nulla … nada, nisba: non c’è trippa per gatti. L’ordine potrebbe essere stato forte e chiaro: di Radio Rai meno se ne parla meglio è. Per capirci: questa sera si dovrebbe parlare della sostituzione di Caterpillar su RadioDue, una storica trasmissione radiofonica, con un programmino tutto dedicato a Belen Rodriguez.

Accantoniamo per un momento il tema RadioRai e oggi ci concentriamo/torniamo su un tema che, purtroppo, conosciamo molto bene: la disfatta dell’opposizione sul fronte Riforma Rai. 

Torniamo al 31 luglio scorso quando abbiamo titolato il Post con “Riforma Rai: la Caporetto dell’opposizione” (vedi, rileggi e incornicia il Post  https://bloggorai.blogspot.com/2025/07/ ). 

Confermiamo punto per punto quanto abbiamo scritto con una aggravante: mancano una manciata di giorni alla scadenza per la presentazione degli emendamenti in VIII Commissione Senato e ancora formalmente e pubblicamente dibattuto non c’è nulla, niente, nada, nisba. Ora la situazione è molto semplice. La maggioranza di Governo ha presentato una sua proposta di legge e tutti i partiti hanno convenuto di chiudere al 2 ottobre la presentazione di emendamenti. In un primo tempo il famigerato “gruppo o tavolo di lavoro” aveva elaborato uno strampalato e fantasmico “articolato” poi caduto (fortunosamente) nel dimenticatoio. A pochi giorni dalla chiusura di questa prima parte della partita (poi si andrà in Aula) non siamo in grado di sapere con certezza se ci saranno emendamenti, se saranno condivisi da tutta l’opposizione e, questo l’aspetto più rilevante, su quali articoli saranno concentrati e infine chi se ne sta occupando. C’è da essere fortemente preoccupati: la riforma Rai targata Meloni è dietro l’angolo con l’opposizione arrivata tardi che nel migliore di casi dovrà trattare su qualche punto e vedremo poi quale.  

Bloggorai ha un’idea in mente: rimante sintonizzati, ci potrebbe essere una novità.

Noterella a margine: è stata chiusa per irrilevanza e per imbarazzo la nuova trasmissione di Rai Due “Bella Ma” definita generosamente “un esperimento non riuscito”.

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Ciuffff ... Ciufff: dalla Stazione di Governo è in partenza l'ultimo treno della riforma RAI


 

lunedì 22 settembre 2025

RAI: una Radio con dentro una TV

by Bloggorai ©

Quando un gossip della televisione Rai incontra un gossip di Radio Rai, il gossip di Radio Rai è un gossip morto, nel senso che non se lo fila nessuno. 

Nessuno, o quasi, in verità, si fila Radio Rai con tutto ciò che gli è connesso, non solo per i numeri misteriosi quanto impietosi ma anche per i contenuti. Difficile trovare numeri certi in assoluto e non parliamo degli ascolti di Radio Rai. È più facile svelare il Terzo Segreto di Fatima.

Il vaso di Pandora che da pochi giorni abbiamo provato a scoperchiare si sta rivelando un bidone sempre più largo e profondo e sul fondo non si vede bene cosa può nascondersi.  Nel frattempo, continuiamo a leggere e studiare mentre ci arrivano notizie e informazioni interessanti tutte da verificare. Tra l’altro, domani sera ci sarà la Festa di Radio Rai e ci hanno promesso che sapremo qualcosa. Non vediamo l’ora.

Diciamo subito che la radio in generale e Radio Rai in particolare non godono di “buona stampa”. Ci dicono che nella Rassegna Stampa che ogni mattina viene fornita in Azienda, la sezione “Prodotto Radio” occupa solitamente un terzo o anche meno della sezione “prodotto Tv”. Perché? Eppure, come sembra noto la “platea” dei radioascoltatori media è notevolmente superiore a quella dei telespettatori: “In prima serata l’audience media (della Tv ndr) è scivolata sotto quota 20 milioni per la prima volta, con una perdita secca di oltre 326mila spettatori (-1,6%)” e “… oltre 9,2 milioni di spettatori nel giorno medio” ha scritto recentemente il Sole 24 Ore mentre sono circa 35 milioni i radioascoltatori sempre nel giorno medio (“Nel 2024, in Italia, 35,077 milioni di persone hanno ascoltato la radio almeno una volta al giorno, secondo i dati di RadioTER”). I conti non tornano, cercheremo di capire meglio.

Se poi volessimo saperne di più e volessimo seguire il grazioso “suggerimento” di alcuni lettori e lettrici e affrontare “…uno dei più autorevoli studi sul futuro della Radio nell'ecosistema dell'Audio-Suono” ovvero il poderoso volume di 505 pagine (compresi i ringraziamenti) del Volume “Ecosistema Audio Suono” edito dall’Ufficio Studi Rai, confermiamo che sul volume che siamo riusciti a recuperare su Radio Rai troviamo poco o nulla. A pag. 104 inizia uno scarno capitolo “La Radio in Italia. Cosa è oggi e dove sta andando” di poco più di 10 pagine con dati facilmente reperibili sul web su ricavi, composizione del pubblico etc. vecchi già al momento della pubblicazione. La Rai, la Radio Rai, la Radio del Servizio Pubblico italiano oggi è un optional ... meglio guardare in Europa, nel mondo.

Andiamo avanti, in modo forse ancora scomposto, e cerchiamo di mettere i pezzi del puzzle sul tavolo. Ad esempio: sarà vero o no che il numero dei dipendenti Rai impiegati nella radiofonia sono così composti: produzione radio e staff 294, RadioUno programmi 66, RadioDue 71, RadioTre 75, giornale radio 187, Isoradio 24, radio digitali 23. Inoltre deve essere considerato un numero imprecisato e difficilmente quantificabile di altre persone che, direttamente e indirettamente, lavorano per la radiofonia nelle strutture di Corporate. Da tenere presente che la galassia dell’offerta di Radio Rai comprende 12 canali tra generalisti e specializzati (tra i quali Radio Rai Live Napoli …!!!) e inoltre si deve considerare l’offerta digitale con Rai Play Sound. Una galassia di tutto rispetto per l’ampiezza che ricopre o che dovrebbe ricoprire.

Allora, tanto per capire, con 187 giornalisti (numero sempre da verificare ma a noi ne risultano ben di più) perché non esiste un canale “all news radio” h24 dedicato unicamente all’informazione, all’approfondimento e alle inchieste giornalistiche? Leggiamo il capitolo Radio Rai del Bilancio 2024: “Il profilo editoriale dei Canali generalisti – Rai Radio 1, Rai Radio 2 e Rai Radio 3 – si articola nelle quote di Genere individuate dal Contratto di Servizio: Notiziari 8,17%, Informazione 15,84%, Cultura 8,68%, Società 10.47%, Musica 42,66, Servizio 0,65%, Pubblica Utilità 1,19% e Altri genere (varietà) 12,34%”.

Qualcosa non torna: la somma di Notiziari e Informazione fa circa il 24% ovvero poco meno della metà di quanto fa la musica. Ora, che gli italiani siano un grande popolo di Santi, di navigatori e di eroi è noto a tutti ma che fossero pure così tanto appassionati di musica ci sorprende (relativamente, si intende) al punto tale di constatare che il genere “musica” occupa quasi la metà del palinsesto complessivo. Cultura e società il 18% circa. Poi, ma quale musica? Fate un piccolo esperimento solo su Radio Uno o Radio Due (lasciate perdere Radio Tre perché è un “genere” a parte) e provate a contare su 10 brani musicali trasmessi e non vi sarà difficile verificare che almeno 8 sono di matrice anglosassone. E perché mai le altre matrici musicali del resto del mondo sono completamente ignorate? Magari è comprensibile per quelle tribali, rituali o rurali o quelle prodotte da paesi difficili da trovare anche sulla carta geografica ma almeno quelle di qualche paese europeo ci potrebbero anche stare: vedi i brani tramessi dall’EuroVision Song Contest dove qualcosa di interessante si trova. O no?

Alla fine poi si dovrà pure tirare i conti su quanto costa Radio Rai per quanto rende e per cosa viene tramesso. Ne parleremo ancora.     

C’è molto altro da dire e non solo sulla radio ma, si è fatta sera …

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domenica 21 settembre 2025

SCIOPERO


SCIOPERO !!!
Questa mattina Bloggorai aderisce allo sciopero generale contro la barbarie, contro l'inciviltà, contro il criminale sterminio e genocidio del Popolo palestinese da parte di Israele.  

Comunque rimanete sintonizzati, ci sono importanti notizie da riferire: il Post potrebbe essere pubblicato nel tardo pomeriggio.

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Il buco nero di Radio RAI

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La relativa “fortuna” o successo che dir si voglia di Bloggorai dopo sette anni e qualche mese di ininterrotte pubblicazioni consiste essenzialmente nell’avere mantenuto costante il suo focus sulla Rai e sul Servizio Pubblico ed aver sempre posto domande, sollevato problemi e obiezioni, proposto confronti, dibattiti e approfondimenti. Talvolta abbiamo ottenuto risultati e spesso purtroppo abbiamo macinato aria fresca e molte domande sono rimaste insolute. Come rispondevano al compianto Riccardo Laganà quando chiedeva chiarimenti all’AD di turno: “Faremo sapere” e ovviamente tutto cadeva nel buio.

Ora, ci siamo interessati al mondo di Radio Rai e, giorno per giorno, man mano che andiamo avanti ci si sta confermando un sospetto che ci ha indotto ad occuparcene: potrebbe essere una voragine che a molti conviene tenere nascosta. Tanto per capirci: ieri abbiamo posto interrogativi ed uno in particolare ha destato piccola attenzione: “perché l’Ufficio Studi Rai non si è mai occupato di Radio?”. In effetti, la domanda era mal posta e avremmo dovuto scrivere “perché l’Ufficio Studi Rai non si è mai occupato di Radio Rai?”. Fatto sta che ieri sera abbiamo appreso, con viva e vibrante emozione, che l’Ufficio Studi dell’ex Viale Mazzini si è occupato di molto del mondo Radio ma poco, sembra di Radio Rai. Nel 2023 è stato pubblicato un poderoso (oltre 800 pagine) volume con il fascino titolo “Ecosistema, Audio-Suono”. Abbiamo appena avuto modo di scorrere il sommario della versione inglese disponibile sul Web e, notoriamente, Bloggorai non è molto avvezzo con le lingue forestiere e a mala pena si adatta al dialetto dei trattoristi umbri. Sicchè il termine “Rai” non siamo proprio riusciti a trovarlo. Magari, chissà, con l’aiuto di un traduttore o dell’IA si potrà trovare qualche riferimento.  Come era già successo in una precedente pubblicazione dell’Ufficio Studi Rai sull’IA ed abbiamo constatato che pure quella volta l’Azienda Rai era in sottofondo, talmente in sottofondo che quasi era ignorata e i suoi prestigiosi collaboratori a malapena conoscevano l’esistenza di quanto Rai è coinvolta nell’IA. Allo stesso modo, questo volume non sembra occuparsi di Radio Rai. A farla breve: sembra che dopo il post di ieri qualcuno (tre o quatto persone) si sono “risentiti” del fatto che Bloggorai ha ignorato cotanto impegno dell’Ufficio Studi Rai mentre tanti altri hanno scoperto, forse per la prima volta, della sua esistenza. Eppure i lettori e le lettrici normalmente sono molto bene informati e sanno quasi tutto, ma di questo volume definito pomposamente “… uno dei più autorevoli studi sul futuro della Radio …” non ne sapeva nulla quasi nessuno. Amen. Ovviamente non una risposta su nessuno degli altri interrogativi ben più rilevati che abbiamo posto. Così vanno le cose del mondo.

Nota a margine (e nemmeno di poco conto) il volume dell’Ufficio Studi Rai è stato pubblicato nel 2023 quando in Rai era presidente la Soldi e Roberto Sergio era AD, lo stesso che poco dopo il suo insediamento ha deciso di fare uscire la Rai da TER (Tavolo Editori Radio) il 14 giugno 2023 e da allora gli ascolti di Radio Rai sono diventati un Mistero Glorioso. Provare per credere: chiedete in modo più o meno ufficiale e vedete cosa trovate e cosa vi rispondono. Nel caso, fate sapere.  

Andiamo avanti. Come vi abbiamo detto, ci stanno arrivando montagne di informazioni da studiare e verificare. Abbiamo iniziato con la Relazione Annuale della Corte dei Conti, esercizio 2023 pubblicato a maggio scorso. Di Radio Rai non se ne parla proprio: il termine “radio” non lo vediamo comparire in nessuna parte. Gli unici dati interessanti riguardano la consistenza del personale e il suo costo. quando pure si affronta il tema testate giornalistiche, quella radiofonica è scomparsa. Strana anomalia.

Passiamo ad Agcom: si parla di Radio nella parte della relazione annuale al capitolo 2.1.3 dove si legge “ Nel 2024, il settore radiofonico conferma l’espansione dei ricavi che ha contraddistinto gli ultimi anni, passando da 649 milioni di euro nel 2023 a 656 milioni nel 2024, con una crescita dell’1,1%” e “Nel 2024, la radio è stata ascoltata in media dal 67,2% degli italiani". Nonostante si registri una contrazione del 3,5% rispetto ai consumi dell’anno precedente”. Interessante osservare che il Report trimestrale di AgCom sulle comunicazioni poi ignora del tutto la radio.

Quanti sono i radioascoltatori in Italia? Secondo gli ultimi dati TER (prossima Audiradio con ERA) questi i numeri: “la radio ha registrato una flessione del 3,5% nel 2024 rispetto all’anno precedente. Gli ascoltatori nel giorno medio sono scesi a 35.077.000, rispetto ai 36.343.000 del 2023”. La classifica delle prime radio nazionali più ascoltate (escluso Rai) è la seguente: (Radioter, primo semestre 2024), RTL 102.5 è la radio più ascoltata in Italia nel giorno medio, seguita da RDS 100% Grandi Successi, Radio Deejay e Radio Italia Solo Musica Italiana con numeri che vanno dai quasi 6 milioni di RTL a poco meno di 5 per Radio Italia solo musica italiana. Per quanto riguarda RadioRai i numeri di ascoltatori di cui disponiamo, relativi sempre al 2023 su fonte TER per il giorno medio, sono: Rai Radio1: circa 3.004.000, Rai Radio2 circa 2.601.000, Rai Radio3 circa 1.050.000 e Rai Isoradio circa 544.000 ascoltatori. Per quanto abbiamo potuto solo “intuire” o riferito a bocca stretta, questi dati negli ultimi due anni sono peggiorati e non di poco. Forse, per questo sono ritenuti segregati come il Terzo Mistero di Fatima.    

Chiudiamo con una piccola nota a margine: il Messaggero oggi in edicola titola “Più cultura pop, meno politica: così cambia la voce di Radio1 Rai” e scrive “Radio 1 è tutto e di più, da sempre e più di sempre”. Un vero fenomeno.

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sabato 20 settembre 2025

RadioRai e il Sangiovese

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Sangiovese, Trebbiano e qualche grappolo di Pinot. Per intervallare ogni tanto tra i filari, qualche vitigno di Grechetto. La prima parte della vendemmia si è chiusa con un brindisi a base di mosto appena spremuto con la “mano d’opera a basso costo” ovvero i figli e i loro amici. Ora graspi, pochi, e acini iniziano la prima fermentazione tanninica, cioè la cessione del “legno” e quindi struttura e corpo del futuro vino. Ora, con queste temperature, si tratterà di capire quanti giorni lasciare nella “tina” per poi travasare nell’acciaio. “fin che bolle” dicono gli esperti cioè finché si “sente”. Bene, dopo grande lavoro di preparazione e di rimessa in orine dei bigonci ora si pensa allo “strettore” per la settimana prossima che solo per rimettere in ordine la testa ci vogliono due persone per quanto pesa. Gianni, grande esperto, trattorista sopraffino, mi ha consigliato: “Bagna i legni prima… cosi l’uva non prende male”. Non ho capito bene cosa possa significare però non ho avuto il coraggio di approfondire: mi fido ciecamente di lui. Il suo vino è superbo.

Bene. La Rai in queste giornate è lontana e però le lettrici e i lettori di Bloggorai attendono notizie. Vi diciamo subito che non ce ne sono meritevoli di attenzione più di tanto. Però ci sono due temi “bollenti” che invece necessitano di grande attenzione. Sul primo tema, premettiamo che Bloggorai avverte una strana e sgradevole sensazione di stratosferica presa per il culo (scusate il francesismo). Il tema è l’informazione e dobbiamo fare un passo indietro. “Il calo degli ascolti del Tg1 è ''un problema molto serio… citando l'ultima occasione in cui il Tg5 ha superato il Tg1, la scorsa settimana, ha detto che a preoccuparlo non è tanto il fatto che ''il Tg1 ha fatto il 20,6 rispetto al 20.9 del Tg5''… vuol dire che lo spettatore sente che l'informazione non è completa e adeguata a quella della rete ammiraglia''. Di quando parliamo? Esattamente del 12 luglio 2011, ovvero quattordici anni addietro. Nei giorni scorsi il sorpasso è avvenuto  di nuovo e ieri ha suscitato un nuovo allarme del Consigliere Natale (gli altri sono dispersi): “Il nuovo sorpasso del Tg5 sul Tg1 delle 20 è un ulteriore segnale di allarme, ma certo non il solo, sul delicatissimo fronte degli ascolti Rai…La crisi degli ascolti richiede dunque di essere affrontata con urgenza, su più versanti e senza tentare di minimizzarla". Ci dicono che i vari Rossi, Coletta, Mellone e compagnia cantando hanno tremato e giurato a se stessi che si impegneranno a non minimizzare, anzi. Non si sa mai.

Comunque, a farla breve, da allora è successo molte altre volte e nessuno ha battuto ciglio, o quasi. Ma, ripetiamo, come che si … come che no ... ci sta che una volta vince l’uno e una volta l’altro. Chissenefrega dei soli numeri: poniano e ribadiamo il problema della totale mancanza di una offerta editoriale complessiva dell’informazione Rai. Chi la affronta la crisi degli ascolti e come si intende fronteggiarla?

Altro tema spinoso assai è quello che vi abbiamo anticipato: la Radio Rai. Abbiamo fortissima e nettissima la sensazione che si tratta di un vaso di Pandora che non attende altro che essere scoperchiato. Nel “bidone” ci sono due componenti che scottano, bruciano ed emanano un odorino sgradevole: gli ascolti e i costi, nonché il numero di persone che ci lavorano. Sono numeri che non escono nemmeno sotto tortura e non è un caso: è probabile che si vuole coprire una magagna ciclopica. Però i “potenti mezzi” di Bloggorai lentamente riescono a sapere qualcosa che, ovviamente, si dovrà verificare. 

Ad esempio. Sappiamo di un dato importante che se confermato sarebbe clamoroso: è vero o non è vero che RadioRai costa ben oltre 120 milioni e ricava poco meno di 20? È vero o non è vero che la testata radiofonica impiega più di 200 giornalisti? È vero o non è vero che nella classifica delle radio nazionali Radio Rai è staccata di qualche milione di radioascoltatori dalle prime in classifica? E' vero o non è vero che il DAB è una voragine?

Nel frattempo, abbiamo ricevuto e stiamo studiando altri due documenti importanti. C’è molto da studiare e verificare e la vendemmia incombe. Stiamo scoprendo un mondo sorprendente, con mille sorprese. Tra l’altro, ci è stato fatto osservare un dettaglio: perché l’Ufficio Studi Rai non si è mai occupato di Radio? Magari qualche lettore o lettrice ci saprà rispondere.  

bloggorai@gmail.com 


 

Tra Sangiovese e RadioRAI

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Sangiovese, Trebbiano e qualche grappolo di Pinot. Per intervallare ogni tanto tra i filari, qualche vitigno di Grechetto. La prima parte della vendemmia si è chiusa con un brindisi a base di mosto appena spremuto con la “mano d’opera a basso costo” ovvero i figli e i loro amici. Ora graspi, pochi, e acini, iniziano la prima fermentazione tanninica, cioè la cessione del “legno” e quindi struttura e corpo del futuro vino. Ora, con queste temperature, si tratterà di capire quanti giorni lasciare nella “tina” per poi travasare nell’acciaio. “fin che bolle” dicono gli esperti cioè finché si “sente”. Bene, dopo grande lavoro di preparazione e di rimessa in orine dei bigonci ora si pensa allo “strettore” per la settimana prossima che solo per rimettere in ordine la testa ci vogliono due persone per quanto pesa. Gianni, grande esperto, trattorista sopraffino, mi ha consigliato: “Bagna i legni prima… cosi l’uva non prende male”. Non ho capito bene cosa possa significare però non ho avuto il coraggio di approfondire: mi fido ciecamente di lui. Il suo vino è superbo.

Bene. La Rai in queste giornate è lontana e però le lettrici e i lettori di Bloggorai attendono notizie. Vi diciamo subito che non ce ne sono meritevoli di attenzione più di tanto. Però ci sono due temi “bollenti” che invece necessitano di grande attenzione. Sul primo tema, premettiamo che Bloggorai avverte una strana e sgradevole sensazione di stratosferica presa per il culo (scusate il francesismo). Il tema è l’informazione e dobbiamo fare un passo indietro. “Il calo degli ascolti del Tg1 è ''un problema molto serio… citando l'ultima occasione in cui il Tg5 ha superato il Tg1, la scorsa settimana, ha detto che a preoccuparlo non è tanto il fatto che ''il Tg1 ha fatto il 20,6 rispetto al 20.9 del Tg5''… vuol dire che lo spettatore sente che l'informazione non è completa e adeguata a quella della rete ammiraglia''. Di quando parliamo? Esattamente del 12 luglio 2011, ovvero quattordici anni addietro. Nei giorni scorsi il sorpasso è avvenuto  di nuovo e ieri ha suscitato un nuovo allarme del Consigliere Natale (gli altri sono dispersi): “Il nuovo sorpasso del Tg5 sul Tg1 delle 20 è un ulteriore segnale di allarme, ma certo non il solo, sul delicatissimo fronte degli ascolti Rai…La crisi degli ascolti richiede dunque di essere affrontata con urgenza, su più versanti e senza tentare di minimizzarla". Ci dicono che i vari Rossi, Coletta, Mellone e compagnia cantando hanno tremato e giurato a se stessi che si impegneranno a non minimizzare, anzi. Non si sa mai.

Comunque, a farla breve, da allora è successo molte altre volte e nessuno ha battuto ciglio, o quasi. Ma, ripetiamo, come che si … come che no ... ci sta che una volta vince l’uno e una volta l’altro. Chissenefrega dei soli numeri: poniano e ribadiamo il problema della totale mancanza di una offerta editoriale complessiva dell’informazione Rai. Chi la affronta la crisi degli ascolti e come si intende fronteggiarla?

Altro tema spinoso assai è quello che vi abbiamo anticipato: la Radio Rai. Abbiamo fortissima e nettissima la sensazione che si tratta di un vaso di Pandora che non attende altro che essere scoperchiato. Nel “bidone” ci sono due componenti che scottano, bruciano ed emanano un odorino sgradevole: gli ascolti e i costi, nonché il numero di persone che ci lavorano. Sono numeri che non escono nemmeno sotto tortura e non è un caso: è probabile che si vuole coprire una magagna ciclopica. Però i “potenti mezzi” di Bloggorai lentamente riescono a sapere qualcosa che, ovviamente, si dovrà verificare. 

Ad esempio. Sappiamo di un dato importante che se confermato sarebbe clamoroso: è vero o non è vero che RadioRai costa ben oltre 120 milioni e ricava poco meno di 20? È vero o non è vero che la testata radiofonica impiega più di 200 giornalisti? È vero o non è vero che nella classifica delle radio nazionali Radio Rai è staccata di qualche milione di radioascoltatori dalle prime in classifica? E' vero o non è vero che il DAB è una voragine?

Nel frattempo, abbiamo ricevuto e stiamo studiando altri due documenti importanti. C’è molto da studiare e verificare e la vendemmia incombe. Stiamo scoprendo un mondo sorprendente, con mille sorprese. Tra l’altro, ci è stato fatto osservare un dettaglio: perché l’Ufficio Studi Rai non si è mai occupato di Radio? Magari qualche lettore o lettrice ci saprà rispondere.  

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venerdì 19 settembre 2025

lavori in corso

 questa mattina si vendemmia !!!

il Post di oggi verrà pubblicato in giornata

rimanete sintonizzati, ci sono "cose" importanti da leggere!!! 

Radio Rai esiste?

by Bloggorai
La Radio Rai non esiste. O meglio, esiste ma è un mistero. Il Quarto Segreto di Fatima a confronto è un indovinello per adolescenti.

Si parla sempre di Rai Tv e la Radio è la sorella minore, dimenticata e nascosta, perché?  

Cosa fa, cosa propone, quali sono le proposte editoriali, quali le trasmissioni più seguite e quali quelle che fanno ascolti da prefisso telefonico, quanto costa tutto il comparto “radio Rai” e quante persone ci lavorano (divise tra amministrativi e giornalisti) e, infine, quanti sono i radioascoltatori in assoluto e in relazione alle altre emittenti private nazionali? Abbiamo appena cominciato a ricercare qualche dato, qualche numero certo su cui ragionare e si ci siamo subito imbattuti in un muro di gomma. Il tema centrale è capire/sapere quante risorse vengono impiegate per assolvere il compito il compito di Servizio Pubblico che viene assegnato alla Radio, quali strategie vengono perseguite e quali risultati vengono ottenuti.

Cominceremo a studiare i documenti ufficiali: il Bilancio Rai 2024, la Relazione annuale della Corte dei Conti sulla Rai, il Rapporto Annuale di AgCom e il Report annuale di Confindustria Radio tv e, infine, abbiamo consultato l’IA. Qualcosa verrà fuori.

Per oggi Bloggorai si ferma qui. Oggi inizia la vendemmia e nelle prossime ore saremo occupati. Rimanete comunque sintonizzai, non si sa mai.

bloggorai@gmail.com

mercoledì 17 settembre 2025

RAI: catastrofe in corso e "me ne frego" !!!

by Bloggorai ©

Bollettino della Caporetto Rai: ieri, addi 17 settembre in Milano, ore 10.20 circa, Auditel pubblica i dati degli ascolti della sera precedente. Questi i numeri della disfatta in prima serata e nel day time:

Rai Uno (replica Montalbano)   2.492  16,27%

Rai Due (Freeze)                            722     4,85%

Rai Tre (omaggio Redford)           601     3,33%

A seguire Linea Notte Tg3             218     2,36%

Day time:

Rai                                                   2.598  34,06%

Mediaset                                        2.902  38,06%

Ricordiamo che il Consigliere Natale, in accordo con la Floridia, presidente della Vigilanza Rai, avevano chiesto giustamente la variazione del palinsesto per dare modo, in prima serata, ai telespettatori di essere informati e poter comprendere bene quanto sta accadendo a Gaza, dove ormai bisognerà trovare e usare un altro termine oltre il “genocidio”. I numeri citati sono la risposta del vertice Rai (note bene i numeri del Tg3).

Ma la disfatta non è solo nei numeri impietosi di Auditel quanto lo è nei contenuti di quello che è andato in onda. Rai Uno inizia la serata con il consueto gioco d’azzardo in aperto sostegno alla ludopatia (e ormai è costantemente in perdita rispetto alla concorrenza di Canale 5, un vero “problemino”). Ora, per cercare di arginare la debacle, si sono inventati la partecipazione di concorrenti “belli”: se non sembrano modelli/e non li vogliono, non è più sufficiente essere fortunati o semplicemente telegenici, devono essere volti da copertina. Bene, a seguire, l’ennesima replica di Montalbano che nonostante tutto un paio di milioni di “giovani “telespettatori di Villa Arzilla se li porta sempre a casa.

Lo “sfondamento” avviene però in modo drammatico su Rai Due con la nuova trasmissione a forte marca Telemeloni: Freeze. Una delle “cose” più imbarazzanti, indecenti e indecorose mai viste in Tv. La scena madre era quando ai concorrenti veniva fatto annusare uno straccio imbevuto di sudore di un corpulento signore appena uscita da una sauna. Oggi il Corriere scrive “Il sospetto, ripeto è solo un sospetto, è che le grandi case di produzione approfittino dell'inesperienza della Direzione Rai Intrattenimento Prime Time per rifilarle fondi di magazzini, format giapponesi senz'anima e senza scrittura, progetti inespressi. Lo show di Rai2 presentato con molto impegno da Nicola Savino, e da Rocío Muñoz Morales (ma fatico a capire quale sia il suo ruolo, certo per colpa mia), è di una banalità sconcertante” e Repubblica invece scrive “Con "Freeze" si va indietro di decenni”. Attenzione, solo pochi giorni prima sempre su Rai Due è andata in onda un’altra “chicca” degna di nota: “Bella ma” di cui si può solo concordare con il titolo di Repubblica “La Tv più bruta degli ultimi anni”.

Veniamo a Rai Tre. Robert Redford è stato certamente un grande attore che resterà nella storia del cinema, peraltro anche sempre impegnato in buone e giuste cause. Ma era proprio indispensabile mandare in onda il suo film? Non si poteva rimandare visto che non c’era nessun obbligo e vincolo contrattuale di nessun genere?

La domanda di Natale e Floridia non sembra aver ricevuto alcuna risposta: qualcuno fascisticamente parlando può aver pensato “me ne frego”.

Ma la Caporetto, debacle e disfatta Rai non si legge solo nei numeri di una giornata drammatica come quello dell’invasione/massacro di Gaza. Si legge ormai quasi ogni giorno e, ripetiamo, non solo nei numeri Auditel. Non è più solo un problema di “sorpasso” di Mediaset sul Day o Prime Time, del Tg5 sul Tg1, ma su quello che va in onda, sul prodotto, sull’offerta editoriale. Nell’ex Viale Mazzini ne sono consapevoli e basta leggere il famigerato documento di febbraio scorso: non è un progetto ma un testamento sulla fine della riforma per generi, una certificazione di impotenza prima concettuale e poi economica. Vogliamo chiudere e fare un esempio significativo? Vogliamo parlare del ritorno di Miss Italia in Tv, tenuta pure sottobanco su Rai Play tanto poteva essere l’imbarazzo di mandarla su una rete generalista? Stendiamo un velo pietoso di cemento armato con i tondini di ferro del 24, belli rugosi e pesanti.

Infine apriamo un capitolo inedito, del quale ci occupiamo poco: la radio Rai. Ci riferiscono di una situazione drammatica, oltre l’immaginabile in termini di costi e in termini di ascolti. Sarà difficile trovare dati certi ma li cercheremo per verificare.

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