giovedì 4 settembre 2025

RAI e la debacle di Sanremo insieme al perfido e malefico gioco d'azzardo di RaiUno

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La notizia del giorno è la conferma di Sanremo a Sanremo. Da un momento all’altro ci attendiamo un comunicato di felicitazioni della Meloni, dell’AD Rossi e dell’intero Cda Rai (anche quest’anno qualche giorno di vacanza in rappresentanza dell’Azienda è garantito). Come ha scritto oggi Luca Bottura su La Stampa “Al momento è il più grosso risultato ottenuto dal Governo Meloni da quando si è insediato”. Noi aggiungiamo e precisiamo: da quando Rossi si è insediato nell’ex Viale Mazzini. Se così non fosse stato l’attuale vertice Rai e lui in particolare sarebbero stati additati al pubblico ludibrio per “lesa sanremitudine" e il Popolo italiano non lo avrebbe dimenticato e perdonato.

È una buona notizia per la Rai, per gli interessi strategici del Servizio Pubblico? A nostro modestissimo avviso no! Da anni, da decenni, dentro e fuori la Rai, si sosteneva che Sanremo non era più adeguato allo svolgimento del Festival. Anzitutto troppo costoso, poi troppe difficoltà logistiche e infine troppi vincoli onerosi con il Comune. Inoltre, la recente disposizione di andare a gara e sottoporsi ai nuovi impegni imposti dal capitolato ha aggravato notevolmente la situazione in ogni senso. Gli interessi della Rai, del Servizio Pubblico si evidenziano in un contesto strategico di un’offerta editoriale in grado di tenere in equilibrio contenuti e costi e questo non è avvenuto: il prossimo Sanremo costerà molto di più. “Capitolato” è la declinazione corretta per definire il senso dell’accordo raggiunto: il Comune ha vinto su tutti i fronti e alla Rai resta la pingue soddisfazione di aver mantenuto il “format” che comunque non poteva essere messo in discussione: ha portato a casa quello che già era suo. Non a caso la trattativa è andata per le lunghe fino al punto di rischiare di rompersi: dentro la Rai la resistenza a rimanere a Sanremo era forte a tal punto che da tempo si stava studiando il Piano B, con Torino o Roma già pronte ad accogliere il festival con un nuovo nome. Non sapremo mai chi e perché ha spinto per chiudere la trattativa a perdere invece di sostenere una possibilità alternativa magari rischiosa ma sulla quale si poteva contare. “Il grande errore è stato presentare la manifestazione di interesse. Con le nuove condizioni poste dalla gara, ci si doveva sfilare subito” ci ha detto un autorevolissimo dirigente Rai. Del resto, non a caso, P.S. Berlusconi dichiarò subito con grande enfasi “Sanremo deve rimanere alla Rai”. Morale della favola: ora Rai dovrà pagare 6,5 mln in più rispetto allo scorso anno, riconoscere l’1% in più sugli introiti pubblicitari e comunque rimanere “sotto schiaffo” del Comune così via. È vera gloria? No, a nostro avviso no. Comunque, la partita non è ancora chiusa del tutto, il 17 ottobre è previstala sentenza di merito del TAR. Vedremo.

La seconda notizia del giorno è il sorpasso del gioco di Canale5 su quello di RaiUno. Ne siamo vivamente felici e speriamo vivamente che possa proseguire questo risultato. Non ci interessano tanto i numeri certificati da Auditel (24% contro 22% circa, al netto della differenza di 14 minuti tra una trasmissione e l’altra). Ci interessa ribadire ed evidenziare perché è necessario opporsi fortemente alla logica di RaiUno: il gioco dei “pacchi” è azzardo puro, al pari del Gratta e vinci o di una slot machine mangiasoldi. Si tratta di un sostegno indiretto alla dipendenza da gioco, ovvero ludopatia ovvero una delle malattie sociali più gravi e devastanti. Al giocatore non si richiede alcuna abilità, conoscenza o competenza, ma solo “culo” (perdonate l’eufemismo). In più, si aggiunge il miraggio di una notorietà televisiva che, per quanto effimera, è pur sempre importante. Consideriamo grave che il Servizio Pubblico faccia cassa sulla pelle di migliaia di persone che soffrono e pagano cara la dipendenza da ludopatia, al pari di quanto consideriamo allo stesso modo i circa 13 miliardi incassato dallo Stato per analoghi giochi d’azzardo.  

A margine di queste considerazioni, se ne possono fare altre non meno interessanti. Canale5 vince sulle macerie estive di RaiUno che ha concentrato il meglio della sua programmazione su repliche di repliche e overdose di Techedeche. Chi e perché ha deciso di “capitolare” rispetto alla concorrenza, dandogli modo di “fidelizzarsi” ancora più di quanto non lo era già prima?

Chiudiamo infine con il proseguimento di una riflessione sull’informazione Rai. Ieri sul sito del Corriere.it abbiamo letto una interessante conversazione tra l’editorialista Polito e la Presidente della Vigilanza Rai, Barbara Floridia. Il primo ha scritto e argomentato sul tema “In Parlamento c’è un ente inutile: la Commissione di vigilanza sulla Rai” a cui la Floridia ha risposto “ … rimuovere un organo che per sua natura non è strumento di parte, ma presidio di garanzia a tutela delle opposizioni e del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Accogliere l’idea di eliminarla sarebbe, di fatto, porre il sigillo su una strategia distruttiva, che mina l’equilibrio democratico e riduce ulteriormente lo spazio di controllo su un bene comune come l’informazione”. In altra parte, sul profilo FB di Michele Anzaldi, a proposito dell'utilità della Vigilanza Rai si legge un passaggio interessante: “Voglio solo ricordare alcuni dei tantissimi casi che la Vigilanza ha affrontato e risolto in quegli anni, basta fare una ricerca sulle agenzie di stampa o semplicemente su Google per trovare un’infinità di incidenti e di provvedimenti approvati. Ad esempio l’approvazione del Piano Newsroom in Vigilanza e in Cda Rai, che garantirebbe all’azienda un risparmio annuo di 80 milioni che a regime diventerebbero 100 milioni ed eviterebbe i 6 o anche sette microfoni della Rai davanti allo stesso politico per la stessa dichiarazione di pochi secondi (Rai unica televisione europea a non applicarlo). Provvedimento letteralmente calpestato, congelato e nascosto dalla mia stessa forza politica che aveva lottato per approvarlo. Il Piano per garantire una corretta gestione del rapporto della Rai con gli agenti dello spettacolo (per anni i più grandi giornalisti e conduttori italiani in privato dicevano sempre: “Se avete coraggio mettete mano allo scandalo degli agenti…”. Sarebbe interessante se queste considerazioni fossero indirizzate anche ai consiglieri in Cda Rai per fargli porre il problema dell’informazione Rai emerso con particolare evidenza proprio in questi giorni. Un risparmio di 80/100 milioni non è cosetta da poco.

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mercoledì 3 settembre 2025

FLASH

Con viva e vibrante soddisfazione (abbiamo vinto numerose scommesse) possiamo annunciare che la Ruota di Canale5 ha battuto i pacchi ... ignobili ... di RaiUno: 24,1 contro 22.2.

Rimanete sintonizzati...

RAI: l'attesa infinita

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"L'attesa del piacere è essa stessa il piacere" G.E. Ephraim

“Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso.
Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze.” Paulo Coelho

“Il maggior ostacolo del vivere è l'attesa, che dipende dal domani ma spreca l'oggi.” Lucio Anneo Seneca

“Colui che aspetta molto può aspettarsi poco.” Gabriel Garcìa Marquez

E poi un’infinità di proverbi italiani. Oggi, questa mattina, questa settimana, questo mese e i prossimi a venire saranno sempre di attesa. Tra poco arriveranno i risultati della sfida di ieri sera tra i “pacchi” (l’insopportabile gioco d’azzardo sostenuto dal Servizio Pubblico) di RaiUno e la “ruota” di Canale5. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: sosteniamo Canale5 perché riteniamo che la Rai non debba sostenere la ludopatia.

Oggi potrebbe arrivare, ma non è detto, l’esito della trattativa con il Comune di Sanremo. La maggioranza dei nostri lettori e le fonti autorevoli interpellate sostengono che l’accordo si chiuderà, si deve chiudere, perché nessuno vuole rimanere con il cerino in mano. Vedremo… vedremo ... siamo in attesa.

Questa settimana, venerdì 5, ci dovrebbe essere un incontro/dibattito alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia sul tema Rai e Riforma. Ci dovrebbe essere ovvero ci sarà? Chi parteciperà? Cosa ne uscirà? Vedremo… vedremo ... siamo in attesa. La riforma Rai può attendere, almeno le prossime elezioni regionali.

Oggi leggiamo che entro il 15 settembre si potrà sapere quale potrà essere il destino del direttore del Tg1 Chiocci. Oggi sulla stampa impazza il totonomine: girano tanti nomi farlocchi e viene tenuto coperto l’unico nome che a noi risulta in buona posizione. Indovina indovinello?

Lo stesso giorno, il 15 settembre, potrebbe esserci una riunione con il Ministro Giorgetti sul futuro di Rai Way. Un futuro incerto e ricco di incognite. Vedremo… vedremo ... siamo in attesa.

Anche voi care lettrici e cari lettori ... rimanete inattesa ...

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martedì 2 settembre 2025

2 settembre 2025: inizia la battaglia

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“Piatto ricco mi ci ficco!” e il piatto del giorno, di questa settimana, di questo mese è ricchissimo. Quanto poi possa buono o indigesto è altra questione. Vediamo cosa c’è dentro.

Ingrediente n.1: Sanremo. Come vi abbiamo anticipato, oggi è previsto l’incontro con il Comune per chiudere l’accordo. Al momento, sembra, che sulla parte economica più o meno i problemi sono risolti: la Rai paga quanto previsto (altrimenti sarebbero stati dolori ed è sempre pendente l’esito del ricorso al TAR del 17 ottobre). La parte ancora oggetto di trattativa è il format sulla quale nessuno intende cedere. In particolare, per Rai sbracare su questo punto sarebbe un grande problema: è un punto di principio dirimente e la convenzione dura cinque anni. Al momento, nessuno è in grado di immaginare ragionevolmente come possa andare a finire anche se molti concordano che alla fine, almeno per questo anno, il Festival si svolgerà a Sanremo. È possibile che già antro oggi si possa sapere qualcosa, rimanete sintonizzati.

Ingrediente n. 2: Rai Way. Oggi la solita bene informata Sara Bennewitz di Repubblica scrive che il dossier Rai Way presto arriverà sul tavolo del ministro Giorgetti per decidere ida farsi. Nel pezzo si leggono dettagli interessanti: A “Mfe riuscirà quindi a conquistare Prosiebensat prima che Rai Way riesca a perfezionare le nozze con Ei Towers, la società delle antenne tv controllata al 60% da F2i e al 40 dall'ex Mediaset” di questo tema ne abbiamo parlato nei giorni scorsi; B “il progetto che avrebbe dovuto concludersi entro settembre slitterà ancora, c'è fiducia che possa vedere comunque la luce entro fine anno” da ricordare che entro settembre si deve concludere il MoU, propedeutico all’avanzamento della trattativa; C il problema si pone “a iniziare dalla governance e dal dividendo asimmetrico da distribuire a Rai, F2i e Mfe, risorse che in questo momento di mercato farebbero comodo a tutti gli stakeholders delle torri tv”. Commento: su A lo abbiamo scritto da tempo: il principale interessato all’operazione è Mediaset. È Berlusconi molto più interessato a chiudere di quanto non lo è (per motivi più politici che economici) la Rai. Su B si conferma quanto pure abbiamo scritto e ci porta a C: lo scoglio è la governance: chi comanda la nuova società che si andrebbe a costituire tra Rai Way e Ei Towers? Intanto il titolo in Borsa rende sempre molto bene.  

Ingrediente n.3: l’informazione del Servizio Pubblico. Nel mentre e nel quando il tema annaspa nel buio più profondo nella sua dimensione prioritaria ed essenziale, la mancanza totale e assoluta di un qualsivoglia “disegno o progetto” di Piano editoriale sull’informazione del Servizio Pubblico (non parliamo di “visione” o peggio ancora di “missione”  per carità di Patria) negli ultimi giorni abbiamo assistito a colpi di cannone notevoli. 

Iniziato con le dimissioni della Maggioni (in contemporanea l’uscita della “proposta” Natale alla Meloni) a cui è seguitala notizia del sorpasso del Tg5 sul Tg1 (che non è una novità) e si è chiusa con la notizia del direttore delTg1 candidato portavoce del Governo. Quest’ultima è in piano svolgimento ed oggi si legge un articolo su Il Foglio che merita essere incorniciato. Premessa d’obbligo: il collega Caruso scrive molto bene, è molto informato ed ha buona memoria. Leggere i suoi articoli è un piacere. Oggi si dipinge un quadretto dei rapporti tra l’AD Rossi e Chiocci a dir poco formidabile. Leggiamo piccole perle Chiocci conosce il gioco della penna e del poker. Conosce la forza virtuosa del bluff e della notizia. Rossi conosce le leggi della tv e tutti i libri di Jünger. Conosce l'educazione antica del "Padre nostro", il segno della croce prima di spezzare il pane” e poi “Non si detestano, no. La storia è più sottile. Chiocci si insedia al Tgl e inizia a pensare di Rossi che può fare di tutto, tanto, si dice, "è con quella testa, per carità, colta, solo un pensatore, ottimo per fare il “ministro della Cultura”. Lo si insultare. Non è debole. E' solo mite” e poi ancora e infine “Chiocci si insedia al Tg1 e inizia a pensare di Rossi che con quella testa, per carità colta, non si fa un buon servizio alla causa, alla Meloni e al governo. Rossi inizia a credere ma non lo dice che con i metodi di Chiocci, per carità affascinanti, ruvidi, si possa governare tutt’al più un giornale ma non la Rai”. Amen. Non sappiamo se e quando Chiocci si trasferirà a Palazzo Chigi, sappiamo bene però cosa significa tutto questo: la Rai è la succursale del Governo in forma televisiva.

Ingrediente n. 4: gli ascolti tv. Stasera inizia il duello epico tra De Martino su RaiUno e Scotti su Canale5. Al botteghino danno De Martino vincente e Scotti piazzato. Quanto piazzato? Quanti telespettatori Canale5 sarà in grado di sottrarre a Rai Uno in quella fascia di particolare interesse. Domani dopo le 10 lo sapremo.

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lunedì 1 settembre 2025

Meloni e Chiocci tra "visione" e "missione" RAI

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“Se stai cercando una “visione” ti consiglio di andare dall’ottico”. Parafrasiamo: “Se stai cercando una “missione” ti consiglio di andare dal missionario”. Non a caso i due termini hanno una forte assonanza: si riferiscono ad una dimensione futura, possibile o probabile, a tal punto che anche unirli tra loro “visione della missione” (o se volete invertirli il risultato è simile) rende evidente un pensiero facilmente accessibile.

Ecco allora che la ricerca della “missione” attraverso la “visione” diventa essa stessa “missione” che da tempo molti intendono compiere verso la comprensione del futuro della Rai e del Servizio Pubblico. “Missione” ardua ai limiti dell’impossibile. Pochi hanno a mente una “visione” ancor meno coloro che hanno a mente una “missione”.

Tra i pochi che hanno chiara la “missione” da compiere verso la Rai certamente c’è il Governo Meloni. Hanno chiaro in mente che si dovrà fare una riforma presto in obbedienza all’EMFA, hanno ben chiaro in mente che tra poco più di 20 mesi si andrà a votare ed hanno ben chiaro in mente che il Servizio Pubblico deve restare saldamente sotto il loro controllo. Infine, hanno pure ben chiaro in mente che l’opposizione su questo terreno è in grandi difficoltà. Questa mattina La Repubblica ha titolato “Rai, affondo di Schlein su Chiocci "La prova che esiste TeleMeloni". Accipicchia, che paura … a Palazzo Chigi stanno tremato i muri.  

In un certo senso ha ragione la segretaria del PD: i due filoni di cui parliamo in questi giorni lo confermano pienamente: si tratta della sintesi della proposta di riforma della governance Rai che punta sostanzialmente a far nominare il Cda Rai dalla maggioranza parlamentare e la manovra congiunta Maggioni/Chiocci. 

Le due “manovre” però non sono nuove e sembrano saldamente congiunte tra loro con il medesimo obiettivo: il 2027 con le politiche, la scadenza della Concessione e quella del Cda (sempre che riesca a rimanere in carica). Il “dettaglio” ora da capire bene è appunto la faccenda Chiocci.  È vero o non è vero che Chiocci andrà al servizio del Governo? L’opinione prevalente tra i nostri lettori dice di si ma con riserva. Abbiamo chiesto aiuto e chiarimenti. L’affare sembra essere ingarbugliato sul tema dei tempi: sarebbe dovuto andare in porto più avanti ma qualcosa, qualcuno, si è messo di traverso. La notizia non doveva uscire ora o forse, ci dicono e precisano, “doveva” proprio uscire ora perché in tal modo si potevano mettere a punto i passaggi successivi ovvero, segnatamente, chiudere la manovra con il nome del successore alla guida del Tg1. Ci dicono che ancora un nome forte non c’è ed è proprio il fatto che non ci sia giustifica il perché sia uscita in anticipo la notizia di Chiocci: era necessaria farla uscire subito al fine di “mettere merce di scambio sul mercato” dei partiti di maggioranza proprio prima e in vista delle regionali. Chiocci ha preso tempo mentre i nomi plausibili di cui si parla appartengono ad “anime” diverse del governo. In soldoni, ci dicono, la Meloni avrebbe voluto chiudere subito la partita ma Lega e FI hanno messo un paletto di traverso. Rossi ha ben altro a cui pensare (Sanremo) e a Marano sta benissimo così perché non ha un suo nome da sostenere e allora gioca di sponda.

Per quanto riguarda invece la “missione” della riforma abbiamo da poco saputo una storiella estiva che la potrebbe dire lunga sul “sol dell’avvenire” che ci attende. Torniamo alla sera del 25 e alla mattina del 26 settembre scorso quando si stava per decidere se votare o meno i nuovi consiglieri di amministrazione Rai. Sappiamo come è andata a finire: M5S e AVS hanno rotto il patto “prima la riforma e poi le nomine” ed il PD è rimasto con il cerino in mano. Ora sembra che qualcuno, proprio nei giorni scorsi e sottotraccia, al Nazareno ha cominciato a storcere il naso e fiutare un nuovo trappolone laddove, sembra, che si sta palesando uno schema simile: da una parte c’è chi vorrebbe chiudere la partita con gli emendamenti al testo di Governo e, dall’altra, chi vorrebbe andare alle barricate con un testo alternativo ovvero il solo PD. Morale della favola: ora l’obiettivo potrebbe essere prendere tempo in attesa delle regionali per vedere se e in che forma e con quanta forza prende consensi il “campo largo”. La Rai, in altri termini, rischia di essere una mina vagante ed è meglio tenerla sottotraccia almeno per un paio di mesi, appunto quelli necessari a predisporre emendamenti.  

Buon settembre!!!

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Lavoro in corso

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