venerdì 19 agosto 2022

La Supercazzola francese sulla Rai del dopo ferragosto

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il tema del giorno è il tempo che passa … che pur fugge tuttavia...dei figli che crescono e i padri invecchiano… di chi dorme da piedi (come si usava dire una volta) ... di chi conosce la teoria del tempo di Einstein.

Sarà capitato anche a voi … sarà capitato anche a voi di fare una selezione, un colloquio per un nuovo lavoro, una “application” e, al suo termine, vi è stata detta la frase “Grazie, Le faremo sapere”. Ecco, ci viene in mente questo pensiero quando leggiamo lo stupore dello stupore che somiglia tanto alla nuova Supercazzola di dopo ferragosto, quando non si sa bene cosa scrivere di argomenti interessanti (sui quali magari non si sa nemmeno bene cosa inventare per totale mancanza di idee) ed ecco che … zacchete… arriva il colpo basso quando meno te ne accorgi.

La notizia, la Supercazzola, sarebbe quella dell’articolo di Le Monde che, dopo almeno, un anno riprende quanto è stato scritto da tempo immemore: in Rai sono state rubate tante opere d’arte con le quali ci si poteva fare un Museo a parte. Il sottoscritto ricorda bene quando, tanto tempo fa, su questo argomento si raccontavano imprese leggendarie dei ladri a Viale Mazzini e negli altri insediamenti: spariva di tutto e ha fatto epoca la la storia di un pianoforte importante misteriosamente trafugato dagli studi di Via Teulada. AL sottoscritto è stato rubato un poster di mia proprietà originale firmato e incorniciato di oltre un metro per uno e quaranta che non si mette certo in un borsa ... eppure nessuno se ne è mai accorto di come possa essere uscito dal Palazzo. Dunque, quale sarebbe la notizia? Che Le Monde un anno dopo si accorge delle notizia vecchia come la coperta della nonna fatta all’uncinetto quando era giovane? Infatti, la notizia non è questa ma la risposta che da tempo vine fornita quando non si sa cose rispondere: “faremo sapere” che è il ritornello di tutte le domande alle quali non viene mai data riposta. Per la cronaca: il Fatto Quotidiano il 13 dicembre 2021, ha scritto: “La Procura di Roma archivia le accuse nei confronti degli indiziati del "sacco" della tv pubblica tra gli anni Settanta e il primo decennio del 2000. In un quarto di secolo sono spariti, a volte sostituiti da falsi, capolavori di Monet, De Chirico, Modigliani e Messina. C'è una pista che porta a Lecce, ma la scoperta tardiva, del tutto casuale, non permette di perseguire nessuno. Resta il danno per milioni di euro”. Avete letto bene: tra gli anni ‘70 e il primo decennio del 2000. Da allora sono trascorsi altri 22 anni sui quali nessuno sa nulla.

Bene, sempre in attesa del Vaporetto del pomeriggio che forse porterà notizie fresche, riprendiamo un articolo pubblicato da Repubblica.it dove si legge “Lo streaming batte la tv via cavo per la prima volta nella storia. A luglio gli americani hanno trascorso più tempo a guardare i contenuti di servizi come Netflix, YouTube e Hbo Max che quelli offerti dalla tv tradizionale (il cavo, appunto, per quel Paese)”. Anche questa non è una novità in assoluto: che lo streaming sta superando il broadcast è un fenomeno noto da tempo e i dati di cui disponiamo sono impietosi. E del tutto verosimile che nel breve giro di pochi anni la televisione in rete sarà più diffusa di quella digitale via etere. Si può remare contro corrente? Si può contrastare questa deriva? Torniamo a quanto scritto a proposito dell’accordo Rai e Sky sulla cessione della library di Rai Play (mistero sui termini dell’accordo): la contesa è su due livelli, tecnologico e di contenuti. Sul primo Rai è indubbiamente più debole: non ha una rete proprietaria e deve pagare un conto salato ogni anno per il noleggio della CDN. Il Servizio pubblico si configura come “utente”, un semplice affittuario, di una capacità trasmissiva sulla rete. Sul secondo livello, i contenuti, il Servizio Pubblico non ha “merce pregiata” da mettere sul piatto della bilancia in termini di nuovi prodotti, ancora più appetibili sul piano internazionale. Da questo punto di vista, su questi aspetti, correggeteci se sbagliamo, Sky è più forte e allora quale senso ha concedergli un vantaggio ulteriore fornendogli di aggiungere una “App” pregiata con il logo Rai sul loro già ricco menù? Misteri della fede. Siamo sempre in attesa di argomentazioni convincenti: il fatto che stentano ad arrivare ci fa intuire due possibilità: una parte del nostri lettori sono ancora mollemente adagiati sui lettini delle vacanze oppure, come in parte anche noi, non hanno del tutto le idee chiare.

bloggorai@gmail.com

ps: a proposito... 

se mai qualcuno avesse qualche dubbio su come, quando e perché nasce il pensiero dell'Amministratore Unico ..rileggendo l'articolo su Veltroni i dubbi passano subito


Nessun commento:

Posta un commento