Intorno alla casa ha nidificato e preso la residenza una
famiglia di fagiani: il padre gironzola sul campo sgallettando e fischettando, mamma fagiana
razzola e cinque fagianelli si aggirano intorno ben attenti a non allontanarsi
troppo mentre i due gatti li osservano attentamente con qualche retropensiero
non proprio del tutto innocente. Anche loro, però, si devono guardare da una
enorme poiana che vola maestosa in alto nel cielo leggermente velato. Non batte
un’ala ma solo un veleggiamento infinito a disegnare invisibili cerchi. Chissà quali
loschi pensieri si agitano nella sua mente per scegliere chi potrà essere la
sua preda. La lepre c'è ma se ne guarda bene da farsi vedere in giro. La volpe accenna un rapido passaggio per infilarsi rapida nel bosco. Per finire: un tasso misterioso si aggira nei dintorni e scava sotto
le radici delle quercette in cerca di tuberi. Massimo, il mio amico esperto
della zona, sostiene invece che si possa trattare di un enorme riccio che già
ho visto gironzolare nelle vicinanze. Non ci facciamo mancare nulla: con la coda
dell’occhio ho visto filare via velocissimo un biacco. Buon segno, fintanto che
la terra è così densamente abitata vuol dire che ancora resiste.
I colori della campagna ora sono aridi e spenti, i campi dove
prima c’era il verde intenso e poi il giallo oro del grano ora hanno preso il
tono del marroncino avvizzito e dove invece c’era il girasole, dopo il raccolto,
rimangono solo gli steli rinsecchiti color bruciacchiato. Resistono a malapena
i campi a maggese che non riescono mai ad avere una tonalità di colore suggestiva
mentre l’erba medica “fa il suo” e, da sola, a malapena riesce a tenere un
languido verdino senza arte ne parte.
Come succedeva nell’era pre Covid, nei borghi vicini spesso
si organizzavano le feste con il solito semplice rito “prima si mangia e poi si
balla”. Ieri sera ci siamo tornati e, nonostante un’ottima orchestra di giovani
molto preparati …non c’è stato verso… la gente non aveva voglia di ballare. Si avvertiva
come una anomala aria di stordimento, di rassegnazione. Fatto sta che, intorno
alle 11, sulla pista c’erano solo due o tre coppie, forse pure maestri di danza,
che cercavano di coinvolgere gli altri che invece sono rimasti immobili a
guardare quando invece, gli anni passati, si faceva fatica ad entrare sulla
pista. Chissà, la pandemia ha lasciato il segno.
Questa mattina poi, di buon’ora, c’è stato il solito caffè
al Circolo Arci: pressoché vuoto. Facce
quasi mute e pensierose e, come spesso succede, le battute scivolano via sul
meteo “oggi pioverà?” chissà…forse... speriamo. Non è aria, salutiamo e via…
oggi non è il caso di sollevare problemi.
Già .. e la Rai? Il Servizio Pubblico? Il canone? La Par Condicio?
Il silenzioso Fuortes che quando parla lo fa a corrente alternata (“…ribadisce
il pieno impegno della Rai ad attuare il Contratto di Servizio…”)??? Tutto arido
e silenzioso.
Oggi non è aria…e quella poca che tira non sembra proprio delle
migliori.
bloggorai@gmail.com
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