domenica 21 agosto 2022

Il prossimo Governo, Berlusconi e la Rai

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Nei giorni scorsi ci è pervenuto da un nostro attento lettore un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano con il titolo “Il Presidenzialismo è prossimo e B. controlla ancora le Tv” con la firma di Giandomenico Crapis. Ci siamo presi un attimo di tempo per rileggerlo: inquietante. Ma è inquietante non tanto per quanto potrà avvenire ma pure per quanto non è avvenuto quando si poteva e doveva fare qualcosa per impedire la deriva di quanto potrebbe accadere dopo il 25 settembre. Scrive Crapis: “...c'è una ragione in più per rilanciare l'allarme sulla dimenticata questione televisiva. Cioè su un sistema dove la tv pubblica è in mano al governo e quella privata monopolizzata da un politico imprenditore”.

Per quanto complesso possa apparire, il problema è molto semplice: lo scenario che si prospetta con la vittoria della destra vedrebbe, più o meno, tutta la televisione saldamente presidiata dal Governo e dal proprietario di Mediaset e tutto questo proprio alla vigilia di mutazioni istituzionali di grande rilievo che interessano, in particolare, la Rai: il nuovo Contratto di Servizio e relativo subordinato Piano Industriale e nella prospettiva del rinnovo della Concessione del 2027. Quando scriviamo su questo tema è facile farsi prendere la mano da un sanissimo sentimento di “arrabbiatura” (eufemismo gentile): ma dove stavano e di cosa si sono occupati i tanti nostri amici che hanno avuto importanti ruoli nei vari governi di centro, centrosinistra o che dir si voglia per affrontare e risolvere compiutamente le anomalie del sistema televisivo nazionale dove al primo posto si colloca il conflitto di interesse del Cavaliere? Dove stavano i vari marxisti leninisti alla Gentiloni (da Wikipedia: “partecipa alla fondazione del Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS), partito di ispirazione maoista, di cui ne divenne segretario regionale per il Lazio, fino alla sua unificazione nel 1981 con il PdUP per il Comunismo“) e i comunisti del Manifesto alla Vita? Ricordiamo un titolo di questo giornale del 30 dicembre 2017: “Al conflitto di interessi di Berlusconi la sinistra non fa più caso”. E dove stavano i tanti dirigenti Rai che pure hanno avuto un peso rilevante all’interno e all’esterno dell’Azienda quando si trattava di sollevare questo problema? E i giornalisti? E così via … in buona compagnia dei vari Articoli costituzionali, sindacati giornalisti di vari anatura e provenienza.

Per rinfrescare la memoria: leggete quanto scriveva nel 2006 (duemilazerosei) Nicola Tranfaglia su La Stampa: “È svanito il conflitto d’interessi.Doveva essere la legge simbolo del centro-sinistra, dopo quella inefficace approvata dal centro-destra. Ma il suo esame in commissione è stato accantonato” e aggiungiamo noi ...per non esser mai più ripreso.

Si, lo ammettiamo, nel suo piccolo, anche Bloggorai si incazza e su questo tema ci sono tanti buoni motivi per esserlo. Ora, per tutti noi, presto si porrà il problema di dover mettere un segno sulla scheda elettorale e non sarà una scelta facile. Il tema dell’informazione, del controllo governativo sul Servizio Pubblico sarà un argomento di assoluto rilievo strategico per la vita democratica del Paese. Ma ci corre il forte dubbio che questo argomento possa interessare ben pochi.

bloggorai@gmail.com

ps: siamo messi maluccio assai se la Rai si presta al gioco dello scontro televisivo Meloni-Letta come se tutti gli altri partiti non avessero voce in capitolo. Forse, giova ricordare che il partito della Meloni, in questo Parlamento, per poco ancora che possa durare, conta solo poco più di 50 tra deputai e senatori, cioè circa il 5%. A meno che si voglia decidere a priori, con i sondaggi alla mano, chi vincerà le prossime elezioni, tutto questo ci appare un grave e intollerabile errore che il Servizio Pubblico non dovrebbe compiere.

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