lunedì 1 agosto 2022

Il lungo e solitario agosto della Rai

Foto di Steve Bidmead da Pixabay

Per il Servizio Pubblico, sarà un agosto caldo, lungo, forse solitario e forse tempestoso. La Rai si è messa in una particolare condizione di poli opposti. Da un lato si colloca al centro della tempesta: cronache politiche, speciali, e trasmissioni di approfondimento in vista del 25 settembre. Dall’altro, imperversa il “techedeche de la qualunque” condita da qualche Don Matteo ricotto in padella buono per tenere svegli i fedeli telespettatori di Villa Arzilla.

Questo mese sarà difficile scrivere qualcosa di sensato oltre la soglia minima di decenza. Messi a tacere con una sferzante manciata di polvere negli occhi del Piano Immobiliare tutti i grandi problemi della Rai (canone, progetto editoriale, informazione, Contratto di servizio e Piano Industriale, tecnologie etc) rinviati a date da destinarsi, se e quando verrà formato il nuovo governo del Paese. Per sollazzare e soddisfare qualche aspettativa o timore, molti si divertono al Totopolitica Rai, ovvero alle migrazioni dal centro, da destra o da sinistra (quale?) verso uno qualsiasi degli altri poli, liste o alleanze che dir si voglia. Stupiti che il Partito Rai vira a destra? Cosa c’è di nuovo? Lo è stato da lontano e nel recente passato (do you remember RaiSet?) e dunque? E poi, sarà pure necessario dirlo con affetto e simpatia: ma quando ha virato a "sinistra" (quale?) c’è stato qualche passaggio vantaggioso per la Rai? L’ultimo, almeno dal punto di vista istituzionale, è avvenuto durante il Governo Renzi con la famigerata Legge 220 del 2015 che è tutto dire. Cosa aggiungere poi di quanto avvenuto lo scorso anno con la revisione del TUSMAR oppure con l’accettazione senza batter ciglio della direttiva UE sulla concorrenza con la quale si dovrà tornare alla riscossione del canone alla vecchia maniera?

La notizia di oggi, in un certo senso la Supercazzola del giorno, è riportato da un lungo e dettagliato articolo de Il Giornale tutto dedicato a Marco Damilano e alla sua prossima trasmissione su RaiTre sul quale è stato già scritto tanto ma forse non tutto.  Per parte nostra, non aggiungiamo nulla di più di quanto abbiamo già pubblicato in epoca non sospetta (prima delle crisi di Governo) e oggi ci limitiamo ad osservare che la sua figura, la sua icona televisiva da Servizio Pubblico si sembra rappresentare al meglio la sintesi di come la Rai rappresenta se stessa di fronte ai suoi telespettatori. Anzitutto certifica che la Rai non è in grado di “produrre” al suo interno personaggio in grado di realizzare un prodotto del genere. L’ultimo e unico che resiste è quel giovanotto di Bruno Vespa (78 anni) e, il tutto, con buonissima pace del sindacato giornalisti, dei dirigenti e dei consiglieri che assistono muti e attoniti financo alla costruzione di uno studio interno a Viale Mazzini dal quale verrà messa in onda la trasmissione di Damilano che beninteso, sarà retribuito al di sotto di 240 mila euro l’anno. Amen. Possiamo aggiungere: Damilano sta a Fuortes come l’AD sta al Governo. Tutti figli e gigli di un Dio minore che vede e provvede solo in funzione della scrittura di un nuovo capitolo dell’eterno Grande Libro di Storia della Politica in Rai. Non lo trovare nelle edicole e librerie ben fornite ma solo nella ricca e florida tradizione orale, soprattutto lo avvertite nel racconto, nel “sentire comune” sulla Rai: rimane pur sempre il grande carrozzone dove tutti salgono e scendono a seconda delle convenienze, necessità ed opportunità. Con buona pace di chi tace.

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