Questo mese sarà difficile scrivere qualcosa di sensato
oltre la soglia minima di decenza. Messi a tacere con una sferzante manciata di
polvere negli occhi del Piano Immobiliare tutti i grandi problemi della Rai (canone,
progetto editoriale, informazione, Contratto di servizio e Piano Industriale,
tecnologie etc) rinviati a date da destinarsi, se e quando verrà
formato il nuovo governo del Paese. Per sollazzare e soddisfare qualche aspettativa
o timore, molti si divertono al Totopolitica Rai, ovvero alle migrazioni dal
centro, da destra o da sinistra (quale?) verso uno qualsiasi degli altri poli,
liste o alleanze che dir si voglia. Stupiti che il Partito Rai vira a destra? Cosa
c’è di nuovo? Lo è stato da lontano e nel recente passato (do you remember
RaiSet?) e dunque? E poi, sarà pure necessario dirlo con affetto e simpatia: ma
quando ha virato a "sinistra" (quale?) c’è stato qualche passaggio vantaggioso
per la Rai? L’ultimo, almeno dal punto di vista istituzionale, è avvenuto
durante il Governo Renzi con la famigerata Legge 220 del 2015 che è tutto dire.
Cosa aggiungere poi di quanto avvenuto lo scorso anno con la revisione del TUSMAR
oppure con l’accettazione senza batter ciglio della direttiva UE sulla
concorrenza con la quale si dovrà tornare alla riscossione del canone alla
vecchia maniera?
La notizia di oggi, in un certo senso la Supercazzola del
giorno, è riportato da un lungo e dettagliato articolo de Il Giornale tutto
dedicato a Marco Damilano e alla sua prossima trasmissione su RaiTre sul quale
è stato già scritto tanto ma forse non tutto. Per parte nostra, non aggiungiamo nulla di più
di quanto abbiamo già pubblicato in epoca non sospetta (prima delle crisi di
Governo) e oggi ci limitiamo ad osservare che la sua figura, la sua icona televisiva
da Servizio Pubblico si sembra rappresentare al meglio la sintesi di come la
Rai rappresenta se stessa di fronte ai suoi telespettatori. Anzitutto certifica
che la Rai non è in grado di “produrre” al suo interno personaggio in grado di
realizzare un prodotto del genere. L’ultimo e unico che resiste è quel giovanotto
di Bruno Vespa (78 anni) e, il tutto, con buonissima pace del sindacato giornalisti,
dei dirigenti e dei consiglieri che assistono muti e attoniti financo alla
costruzione di uno studio interno a Viale Mazzini dal quale verrà messa in onda
la trasmissione di Damilano che beninteso, sarà retribuito al di sotto di 240
mila euro l’anno. Amen. Possiamo aggiungere: Damilano sta a Fuortes come l’AD sta
al Governo. Tutti figli e gigli di un Dio minore che vede e provvede solo in funzione
della scrittura di un nuovo capitolo dell’eterno Grande Libro di Storia della
Politica in Rai. Non lo trovare nelle edicole e librerie ben fornite ma solo
nella ricca e florida tradizione orale, soprattutto lo avvertite nel racconto,
nel “sentire comune” sulla Rai: rimane pur sempre il grande carrozzone dove
tutti salgono e scendono a seconda delle convenienze, necessità ed opportunità.
Con buona pace di chi tace.
bloggorai@gmail.com
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