domenica 2 gennaio 2022

Meste cronache di fine e inizio anno, per il Paese e la Rai

Foto di Jaesung An da Pixabay

Un anno di incertezza e confusione si apre alla vigilia dell’elezione del prossimo Capo dello Stato. Riguarderà il Paese e, fatte le debite proporzioni, anche la Rai. I segnali erano visibili da tempo e il discorso di Mattarella del 31 dicembre li ha resi evidenti, palesi. Dal Colle è giunto un messaggio forte e  chiaro: “Cari Partiti, fate un po’ voi … io quello che dovevo fare l’ho fatto”. Punto, a capo. Forza, coraggio, ce la faremo, magari non ci diciamo più che “andrà tutto bene”, fosse pure per scaramanzia visto come stanno andando le cose. Comunque, il sasso è stato gettato nello stagno fumoso e fangoso dove regnano i fantasmi del nulla: nessuno ha un progetto, nessuno ha una strategia, nessuno che sembra in grado di orientare una scelta quale che sia, ovvero dare le carte e dirigere il coro che si limita ad intonare il ritornello “Draghi si .. Draghi no … oggi qui … domani la …”. Qualcosa del genere sembra pure avvenire a Viale Mazzini dove il “nuovo che avanza” è plasticamente sintetizzato dall’adozione del vecchio Piano di Salini/Foa e dalle recenti nomine alle direzioni di genere, dove tutti hanno fatto “ammuina” cioè Tizio o Caia che dirigono Caia e Tizio.

Veniamo alla breve cronaca dei giorni e delle ore appena trascorse. Il discorso di Mattarella e il simbolismo della sua gestualità, della sua presenza scenica, hanno detto molto di più del suo testo: immobile, pietrificato, senza espressione, quasi attonito. Abbiamo visto una rappresentazione fotografica, ovvero televisiva, del Paese dove, tanto per dire,  i poveri totali si raddoppiano di anno in anno e nessuno sembra accorgersene e dove nei prossimi giorni le bollette energetiche caleranno come una scure sulle nostre tasche senza che ci sia una buonanima che batta ciglio, alla faccia del “non è questo il momento di togliere ma di dare”.  Inoltre, c’è poco da stare allegri con la variante Omicron che si aggira e miete vittime. Ma il meta messaggio è stato chiarissimo e si può riassumere in una sola parola adoperata dal noto commentatore del Corriere, Marzio Breda, che di Colle se ne intende: “asciutto”. Proprio come il Paese che Mattarella ci lascia in eredità dopo sette anni di mandato e ben tre governi “tecnici”: Conte 1 e 2 ed ora Draghi. C’è da essere allegri? Boh! Ha ragione, si è asciugata la politica tutta intera che non è più in grado di proporre una visione, un progetto, un’idea di Paese che non sia solo la somma di buone intenzioni e di ardite speranze che il PNRR ce li mandi buoni (gli Euro promessi). E se la politica si asciuga di suo, implode al suo interno senza essere in grado di rigenerarsi in altre forme, come si può sperare/immaginare che qualcuno possa avere a cuore la Rai e il suo (forse) triste destino?

Draghi ne ha affidato le sorti a Fuortes: “Vai avanti tu e vedi cosa puoi combinare” Super Mario dixit. E lui, non sapendo bene che pesci prendere, scende nei sotterranei di Viale Mazzini, fruga negli scatoloni polverosi e dimenticati dell’archivio storico e, zacchete, prova a fare la magia e cerca di spacciarla come “La Rivoluzione”. Passano i giorni, le settimane e i mesi e arriviamo a fine dicembre 2021 e la sintesi plastica di questa “Nuova Rai” la fornisce la trasmissione di Amadeus su RaiUno. Un vaghissimo profumino di muffa, un leggerissimo sentore di antico, di stanco, di appassito si diffonde nell’etere mentre stormi di telespettatori emigrano verso Sud, al caldo di altre piattaforme dove crogiolarsi e divertirsi. Volete il grande sport? Volete vedere un bel film? Vi volete deliziare con una serie avvincente oppure divertente (last coming Ficarra e Picone su Netflix) … abbandonate ogni speranza o voi che osservate … questa non è la Rai.

Ma, non paghi di tanta grazia, vi lasciate sedurre dall’istituzionale Tg1 delle 20 del 1° gennaio e, ad un certo punto si parla del ventennale dell’Euro e, giocoforza, si intervista un suo autorevole protagonista italiano, Romano Prodi. Guardate il video al minuto 17.50 e fatevi la vostra opinione   https://www.rainews.it/notiziari/tg1/video/2022/01/Tg1-ore-2000-del-01012022-2872d035-a854-4b6b-88b2-09b1b07619cd.html . La nostra è semplice: il Professore, suo malgrado, fornirà materiale per i prossimi mesi a tutti i vari comici televisivi che avranno buon gioco a sbertucciarlo. Imbarazzante è dire poco. Ma Santa Pace,  era così difficile interrompere subito, chiedere scusa per l’incidente e promettere di rimandarla in onda appena possibile? Evidentemente si. Non si poteva fare e speriamo solo che Prodi non si sia arrabbiato e non voglia chiedere i danni all’Azienda. Dietrologia allo stato puro. Sarebbero dolori, non foss’altro perché se qualcuno avesse in mente di ricandidarlo al Quirinale (al netto dei 101 vigliacchi traditori che lo hanno pugnalato alle spalle e rimasti tutt’ora sconosciuti) ci potrebbe pure essere qualche piccola vendetta da consumare. Abbiamo chiesto un commento “interno” a Viale Mazzini e la risposta è stata lapidaria “Meglio toglierlo di torno ancora una volta.. non si sa mai”.

La giornata prosegue e succede pure che al tradizionale concerto di Capodanno  Libiamo, libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora … E la fuggevol, fuggevol ora s'inebriì a voluttà … venga troncata con fragorosa caduta dei preziosi contenitori di cristallo: il bis del noto passo della Traviata è stato impeccabilmente interrotto dalla Fenice di Venezia per dare la linea al Tg1 … non si sa mai … ci dovessimo perdere i titoli di testa. Peccato, un bel brindisi augurale, per quanto simbolico, ci stava pure bene il primo giorno dell’anno nuovo.

Arriviamo ad oggi pomeriggio. Pigrizia e anzitutto lentezza (come vi abbiamo anticipato nel Post precedente) e con il telecomando in mano, mollemente adagiati sul divano con i gatti dormienti sulle gambe, ci aggiriamo tra i tanti programmi. La situazione è drammatica e il meno peggio ci sembra Domenica In. Dopo alcuni minuti, dopo De Sica si cambia scena e Mara Venier presenta un ospite a suo dire illustre: Paolo Del Debbio, noto volto della concorrenza Mediaset, esattamente di Rete 4. Magari chissà, sarà pure illustre ma perché debba trovare il suo momento di gloria sugli schermi del Servizio Pubblico francamente ci è oscuro. O forse no, magari lo sappiamo bene e spesso lo abbiamo pure scritto.

Tirate le somme di queste piccole vicende, di queste sciocchezzuole di bassa cucina, e capirete bene l’aria che tira e che tirerà ancora più forte nei prossimi giorni. L’anno è appena cominciato. Abbiate fiducia, prendetevela comoda … con lentezza, magari senza esagerare.

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