domenica 2 gennaio 2022

La lentezza del 2022

 

Foto di Nino Carè da Pixabay

Care lettrici, cari lettori … buona domenica, buon pranzo…

Oggi ce la prendiamo comoda, molto comoda e vi dirò perché. Però rimanete sintonizzati perché ci sono diverse cosette da dire su come è finito e su come è iniziato l’anno per la Rai … e non ci viene da dire proprio nel migliore dei modi. Comunque, è molto probabile che nel tardo pomeriggio, fatte alcune verifiche , ci sarà un secondo Post.

Allora, ogni tanto, succede che mi viene voglia di salutare un vecchio e caro amico. È un’amicizia lontana che si perde nel tempo e non ricordo bene dove e quando ci siamo conosciuti. So solo che Angelino è spesso presente nei miei pensieri. E, purtroppo, da un po’ di tempo a questa parte lo è ancora di più dopo che mi ha detto di non sentirsi tanto bene. Non ho chiesto nulla e lui non me ne ha parlato, però ci siamo capiti e facciamo finta di niente. La nostra amicizia è nata e si è saldata intorno ad un comune sentimento: il piacere di avere tra le mani la carta che sa di antico, i vecchi libri, le riviste stropicciate e, in un angolo del luogo che ora vi dirò, il godimento di sfogliare carte geografiche e guide turistiche italiane e di paesi lontani. Per andare avanti è necessario premettere e cercare di descrivere dettagliatamente il luogo. Provate ad immaginare una stanza di circa quatto metri per quattro e provate a vedere con la mente che buona parte di questi sedici metri quadri, diciamo pure il 90%, è occupata da pile di libri accatastati in assoluto disordine, senza alcun senso logico. Fanno eccezioni due zone: la prima che vi ho detto su tutto ciò che riguarda i viaggi e la seconda, un po’ appartata, dove ci sono fumetti storici. Poi, una volta me lo ha confidato a mezza bocca (già, perché Angelino non è di molte parole, come si dice a Roma … una è poca e due sono troppe) ha cercato di creare altre zone che non è stato in grado di seguire: una è sul cinema, l’altra sulla cucina e un’ultima, infine, sulla letteratura antica greca e latina. Ma, purtroppo, è solo un lontano ricordo di un buon proposito che non ha avuto seguito e i vari generi spesso si accavallano tra loro. Cosicchè, la visita da Angelino, segue da tempo un preciso rituale: lui sa bene che non gli potrò mai chiedere un libro o un titolo particolare anche se, talvolta, è successo che con un guizzo degli occhi mi diceva “…si, aspetta.. fammi vedere” e lo tirava fuori dalla montagna di carta che lo sommerge.

Allora inizia la conversazione e la prendiamo alla larga con un generico: “Come va?”. La risposta è tutta nel suo sguardo e nel mugugno che segue: “Come vuoi che va? Bene …”. Dopo di che inizia un cincischio di mezze battute, trullallero e trullallà, mentre io indago e scruto con l’occhio laterale frugando tra le coste dei libri e con una segreta speranza: farmi entrare in uno dei due antri contigui alla stanza centrale dove, ne sono certo perché due volte negli ultimi dieci anni sono riuscito a sfrugugliare, si celano i veri tesori che lui conserva accuratamente. Si tratta di raccolte di riviste di vario genere, fotoromanzi, che vanno dai primi anni del secolo scorso agli anni ’70, insieme a diari di scuola, fascicoli di piccola amministrazione familiare con le bollette pagate, il canone Rai di quando c’era il bollettino, biglietti di auguri. Insomma: tanta storia, tante storie dimenticate e abbandonate che hanno tutte l’odore di carta leggermente ammuffita, un pizzico acre. Non gli fa alcun piacere che altri possano entrare in quel “santuario”. Tutto questo mi suscita una sensazione strana: avere tra le mani quella carta ingiallita è come vedere un film alla rovescia, un piccolo salto in un passato che in parte conosco e riconosco. Vedo una pila di Grand’Hotel ed è come se mi tornasse l’immagine di mia madre che lo sfogliava.

Ma questo è solo una parte del suo tesoro: altra buona parte sono libri importanti, edizioni rare, prime tirature. Angelino sa cosa possiede ma, ostinatamente, non gli affida valore commerciale e, alla fine, quando ci stiamo per salutare con una mazzetta di carta sotto il braccio la domanda è d’obbligo: “Angelì … quanto te devo da?” e lui mi guarda con i suoi due occhi azzurri incassati nella faccia ossuta, un pò triste e scavata, osserva le cose che ho in mano e con aria forse distratta (ma non è vero) e forse un po’ rassegnata (quasi gli avessi sottratto la catenina della prima comunione) quasi dispiaciuto perché  dovrà privarsene, mi dice, al solito “Boh .. che te devo di … dame cinque euro” poi fa una pausa e aggiunge “so troppe???”. No Angelino non saranno mai troppe. Ti sarò eternament grato non per la carta che mi hai ceduto ma per il fatto stesso che abiti questa terra.

Prima della fine dello scorso anno, ho voluto salutarlo per fargli gli auguri e per ripetere la stessa cerimonia: guardare intorno nel suo cumulo di libri e vedere se qualcuno tra loro “galleggiava” ai miei occhi, come se mi dovesse venire incontro, alla ricerca di una sorpresa inattesa da utilizzare per l'anno che stava per iniziare. Stavo uscendo, avevo già fatto scorta di vecchie guide del Touring Club degli anni ’60 (Italia centrale e Sardegna, un’edizione particolare che comprendeva pure l’Umbria) e una bellissima mappa stampata in occasione dell’inaugurazione dell’Autostrada dei fiori (come si chiamava allora) ed ero alquanto sconfortato: non avevo trovato nulla che mi avesse incuriosito. Tra l’altro, rispetto all’ultima volta che ci siamo visti, l’enorme cumulo di libri si era quasi dimezzato e gli ho chiesto cosa fosse successo: “… e che ne so… prima di Natale un sacco gente è venuta e ho venduto bene”.

Allora sto per uscire e do un ultimo sguardo, voltandomi indietro, dove so che Angelino ha un vezzo: mette spiaccicati sulla vetrina alcuni libri che, a suo giudizio, possono piacere a qualcuno. E lì, tra questi, c’è il colpo di fulmine: La Lentezza di Milan Kundera, e pure nella sua prima edizione di Adelphi del febbraio 1995 e, per di più, al suo interno un santino ritagliato da un giornale. Avrei voluto abbracciare Angelino ma ci siamo solo guardati e salutati facendoci gli auguri. Mi è venuto in mente che la lentezza potrebbe essere una parola chiave, un  pensiero prevalente, per l’anno che sta per cominciare. Forse perché si aggrada bene con l’età che richiede, appunto, di muoversi attentamente, di misurare le energie e disporle con ordine, con attenzione, con cura, con prudenza, e si... anche con lentezza. Saremo lenti ma comunque attenti.

Buon Anno.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento