La prendiamo da lontano: ieri OfCom, l’ente regolatore dei
servizi audiovisivi inglese (equivalente alla nostra AgCom) ha rilasciato il
Communication Market Report 2020 che trovate a questo link:
Questa una sintesi di alcuni dati essenziali: “La visione
della TV in diretta continua la sua tendenza al ribasso …Il consumo settimanale
della TV è diminuita dall'88,5% nel 2018 all'86,3% nel 2019. Anche la visione
giornaliera è passata da una media di 3 ore e 12 minuti al giorno nel 2018 a 3
ore e 3 minuti nel 2019. Il calo è stato più evidente tra il pubblico (di età
compresa tra 16 e 24 anni) che ha guardato 1 ora e 9 minuti rispetto ai loro
anziani, di età pari o superiore a 75 anni, che hanno guardato quasi sei ore al
giorno. I ricavi dei servizi SVOD sono cresciuti del 27% anno su anno a £ 1,7
miliardi, rappresentando oltre la metà delle visualizzazioni online. Le ore
totali sulle sei principali piattaforme del Regno Unito sono state 152.304 nel
2019, rispetto a 138.986 nel 2018”. Il Report è da leggere con attenzione (a
parte il piacere della chiarezza e approfondimento unite alla fruibilità dei contenuti,
un vero esempio su come si propone un sito di informazioni) e consente di intravvedere
scenari che potranno essere simili anche per il nostro Paese.
A conforto di questo ragionamento è interessante l’articolo di
Claudio Plazzotta su Italia Oggi con il titolo “Sky, è il trionfo dell’On demand”.
Leggiamo: “Sky è di gran lunga l'editore televisivo dominante nei legitimate
streams, ovvero nei video erogati e visti da qualcuno per almeno 300
millisecondi … Un livello, quello dei 400 milioni di legitimate streams
mensili, al quale marcia anche Mediaset, mentre gli altri editori sono molto
lontani, con Rai attorno ai 100 milioni, e La7 e Discovery a poche decine di
milioni. Le audience di Sky sui device digitali, tuttavia, non sono solo mordi
e fuggi. Infatti, come confermano i dati di Auditel, anche il tempo speso nella
visione dei contenuti sta aumentando parecchio. In questa classifica Rai e
Mediaset erano davanti a Sky nell'agosto 2019, con circa 6-7 milioni di ore ciascuno
di contenuti visti in quel mese, e Sky sotto i 5 milioni. Poi la crescita, per
tutti, è stata impetuosa: a febbraio 2020, quindi prima del lockdown, sia
Mediaset sia Rai contavano su 25 milioni di ore viste al mese, con Sky vicina
quota 20 milioni. Il Biscione ha proseguito tra i 20 e i 25 milioni di ore pure
nei mesi successivi, mentre Rai, dopo il picco a 30 milioni di ore in aprile, e
crollata attorno ai 13 milioni di ore in agosto 2020, con Sky che l'ha
superata, viaggiando invece nell'intorno dei 15 milioni di ore al mese”. Difficile
non tenerne conto nell’epoca della transizione ad una modalità di diffusione
dei contenuti audiovisivi che progressivamente quanto inesorabilmente si sposta
con decisione verso la rete abbandonando il digitale terrestre. Si spostano le
modalità di visione come pure si diversificano le tipologie di telespettatori.
Ci è tornato in mente il DESI (il report su Digital Economy and Society Index pubblicato
periodicamente dalla Commissione Europea) dove nella sua ultima edizione, a
proposito dell’Italia, si legge che per le 5 grandi variabili prese in
considerazione (Connettività, Capitale Umano, Uso dei servizi Internet, integrazione
delle tecnologie digitali e Servizi Pubblici digitali) il nostro Paese si
colloca in fondo alla classifica, poco prima di Romania e Bulgaria con una
media europea di 50,3 a confronto della nostra al 40,4. Spicca, nella
scomposizione dei dati, la parte relativa alle dimensioni del capitale umano
dove si rileva uno degli indici più bassi rispetto a tutti gli altri paesi UE: in
particolare, per i due principali parametri presi in considerazione (Internet
User Skills e Advanced skill and development) siamo semplicemente ultimi.
Spesso ci interroghiamo su perché alcuni grandi temi appaiono
e scompaio sulla scena senza apparenti giustificazioni. Ci riferiamo al tema
banda larga UBB che nelle scorse settimane sembrava essere l’ombelico del mondo
ed ora non se ne trova più traccia dopo che da Bruxelles sono arrivati segnali
di alert negativi sulla possibilità che questo progetto possa prendere forma. Salvo
poi dover inquadrare questo argomento nell’ambito di quanto abbiamo accennato:
il contesto geopolitico al quale il nostro Paese fa riferimento. Vedi la visita
di Mike Pompeo (Segr. di Stato USA) in questi giorni in Italia e il tema 5G che
riguarda pure il dossier rete unica.
Ps: da Viale Mazzini non giungono segnali di fumo. Forse sono
occupati con l’arrosto.
bloggorai@gmail.com
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