Mah … c’è qualcosa di strano e indecifrabile nell’aria. Qualcosa
che, ovviamente per quanto ci interessa, riguarda il Servizio Pubblico. Questo qualcosa
è la sensazione di marginalità, di estraneità, di subalternità rispetto ai
grandi fenomeni che si svolgono intorno.
Oggi riportiamo solo lo stralcio di un articoletto, comparso
sul Corriere della Sera, con il titolo: “Streaming e visione on demand, il 2020
anno del boom in Italia. Se tre indizi fanno una prova, il 2020 — anno del
coronavirus — sarà anche ricordato per la decisa accelerazione nelle abitudini
televisive degli italiani, con un boom della visione on demand e dello
streaming. Indizio numero uno: domenica 27 settembre, l'Auditel Digitale (la
«Total Audience», che misura il consumo attraverso device connessi) registra il
suo record assoluto con 3.187.934 ore di fruizione, in buona parte — ma non
solo — dovuta al calcio. Indizio numero due: la crescente abitudine al consumo
di video in streaming, attestata durante i mesi del lockdown (+609 dei fruitori
rispetto al marzo 2019) prosegue. Terzo indizio: secondo una ricerca condotta
da Samsung sui possessori di SmartTV, in Italia il tempo dello streaming è cresciuto
passando dal 41% al 47%, avvicinandosi a un clamoroso sorpasso (già avvenuto in
Gran Bretagna, Francia e Spagna) rispetto alla tv lineare” e conclude “Dati che
dovrebbero suonare come un campanello d'allarme per gli editori tv: alla porta
ci sono Netflix, Amazon Video e Google (con Youtube) pronti ad allargare
l'offerta dei propri generi e a «colonizzare» sempre di più il tempo degli
italiani”.
Chissà se a Viale Mazzini qualcuno si allarma?
bloggorai@gmail.com
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