lunedì 19 ottobre 2020

La Natura delle cose ... e delle persone

Prima di affrontare un paio di importanti notizie del giorno, vi proponiamo una breve riflessione su questo Blog.

La natura delle cose è questione assai complessa. Come pure quella degli uomini e delle donne. Tutto è soggetto a mutazione, ad evoluzione verso passaggi complementari e successivi. Le cose hanno un momento in cui hanno inizio, seguono un loro naturale svolgimento e si apprestano a decadere per poi sostituirsi con una cosa (o una persona) diversa dalla precedente. Potrà essere di nostro gradimento o meno ma si tratta di un processo irreversibile.

Tutto questo per dire che BloggoRai, nel momento del suo massimo splendore per numero di visualizzazioni, per lettori fedeli, per il numero dei post finora andati on line, per il gradimento manifestato, per il ruolo che ha ricoperto durante quasi 30 mesi, potrebbe aver raggiunto la sua fase di piena maturità e quindi si potrà valutare una sua naturale crescita verso altre forme. 

Vedremo, è un tema oggetto di dibattito e ragionamento.

Il perimetro di questo ragionamento è composto da vari elementi. Anzitutto, quando il Blog è nato era pressoché solo, non c’erano altri che si occupavano in modo continuo e articolato sui temi del futuro del Servizio Pubblico mentre ora, direttamente o indirettamente, la platea si è affollata con altri blog e altre fonti. Poi, i temi affrontati sono ora più impegnativi, richiedono studio e approfondimento. È necessario essere aggiornati e documentati. Occorre tempo e molta energia. I destinatari, i lettori del blog, appartengono a due categorie principali: il popolo Rai e il popolo di chi gli gira intorno. Questo blog vorrebbe non occuparsi di gossip, di malversazione, di battibecchi da sottoscala pur ammettendo che è “nella natura delle persone” pensare ed agire con questi termini e non sarebbe corretto non doverne tenere conto al fine di comprendere fenomeni mutevoli. Se Tizia o Caio ambiscono ad un ruolo di potere superiore a quello che occupano, il loro agire, anche pubblico sarà formalmente conseguente. Ci potrà essere una loro visione di forma e una di sostanza. Questi ”popoli”, per quanto abbiamo potuto rilevare con l’analisi dei contatti, sembrano gradire contenuti articolati non sempre facili da reperire e affrontare (vedi il post sull’Enciclica di Papa Francesco).

Infine, non vi nascondiamo una certa delusione. Premessa: non ci siamo mai illusi che le “cose” potessero cambiare De Motu Naturaliter. Abbiamo sempre ritenuto che i mutamenti sono frutto di aggiustamenti progressivi, lenti ma incisivi. Durante questi ultimi due anni abbiamo dovuto prendere atto che invece, a Viale Mazzini, e intorno alla Rai, tutto questo nelle determinate circostanze non solo non è avvenuto minimamente ma abbiamo forti dubbi che possa avvenire nel prossimo futuro. Forze poderose e silenziose si oppongono e muri di silenzio e di gomma si frappongono e sembrano invalicabili. Vedremo.

Nei giorni scorsi sono emerse notizie importanti, quasi gravi, che meritano di essere approfondite e ci stiamo lavorando. I temi sono Contratto di Servizio, risorse economiche e banda larga. Ci aggiorniamo su questo tema.

Ci sono tante cose da scrivere e molti argomenti da riferire. Oggi ci limitiamo a due notizie. La prima la riporta un blog (appunto) di nostri autorevoli colleghi dove si legge una nota che noi abbiamo scritto più volte con particolare evidenza: se l’apparecchio che avete in casa non possiede un sintonizzatore, come potrebbero essere le smart tv di prossima generazione (nemmeno poi tanto lontane), questo significa semplicemente che il possessore è esonerato dal pagamento del canone e se attraverso questo apparato si volessero diffondere i contenuti Rai l’utente dovrebbe solo pagare l’accesso alla rete. Non è fantascienza, è tutto dietro l'angolo ed è il cuore della competizione tecnologica in corso e non è proprio una cosetta da poco nel momento in cui si dibatte delle risorse sulle quali fondare il futuro del Servizio Pubblico. Come verrebbe sostenuto? Chi paga?

La seconda notizia riguarda un’intervista di assoluto interesse al sociologo Derrick De Kerckhove, pubblicata sul Resto del Carlino-Nazione, firmata da Luca Bolognini, con il titolo: Troppo Covid sui media, si alimenta il panico". Leggiamo uno stralcio: “Il Covid domina da mesi le trasmissioni televisive e le prime pagine dei giornali, sopratutto in Italia. Questa overdose di informazioni non rischia di aumentare il panico inutilmente? «Per una parte della popolazione sicuramente. Si chiama infodemia: è il caos generato da un numero strabordante di articoli e approfondimenti. Alla fine non si capisce più di che cosa ci si possa fidare. Le cifre sono credibili? La cura funziona? II virus è pericoloso? Tutta questa incertezza finisce per aumentare la paura. Stiamo attraversando una vera e propria crisi epistemologica: non si capisce più cosa abbia senso e cosa no”. Anche questo lo abbiamo scritto in epoca non sospetta, proprio durante il periodo di crisi più drammatico, quando l’informazione anzitutto pubblica sembrava sfuggire ad ogni riflessione. Oggi il virus dell’infodemia sembra in grado di produrre maggiori danni di quello clinico eppure, come se nulla fosse, il bombardamento mediatico prosegue senza tregua.

 bloggorai@gmail.com

 

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