venerdì 30 ottobre 2020

Emergenza n.2 o forse n.1

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Questa mattina si potrebbe svolgere a Viale Mazzini un Cda tanto inutile quanto incerto per le sorti dell’Azienda. Inutile perchè, per quanto abbiamo saputo, non si affronteranno nodi cruciali e non si prenderanno decisioni strategiche. Potrebbe invece essere incerto perché gli stessi nodi verranno rinviati, sopiti e sostanzialmente irrisolti.

Al centro di tutto c’è la nota situazione economica e la necessità di affrontarla prima che possa ulteriormente aggravarsi. Ieri abbiamo titolato “emergenza” e ci siamo riferiti alle rilevanza (assenza) del tema Rai e Servizio Pubblico nel dibattito nazionale. Anche oggi ci andiamo vicini, molto vicini con l'emergenzza economica. Gli amministratori si arrovellano sulla domandina: che fare? Ridurre i costi? E quali? Rendere più efficiente la macchina produttiva? Recuperare crediti (il canone maltolto dal Governo)? Licenziare qualche migliaio di persone? Vendere qualche “gioiello” di famiglia (quale)? E così via. Non vorremmo essere nei loro panni, proprio all’inizio del periodo che precede la loro scadenza, prevista per la metà del prossimo anno. In che condizioni lasceranno l’Azienda? Migliori o peggiori di quando l’anno trovata? Ne hanno responsabilità per quanto fatto o, peggio ancora, per quanto non hanno fatto e che invece avrebbero potuto e dovuto? Proroga? Deroga??

Torniamo al precedente Cda e a quello di oggi. Come noto la volta scorsa la società di consulenza, già lautamente pagata per la “messa a terra” del Piano industriale, ha avuto la brillante idea di proporre una riduzione di canali, accorpando Rai Storia e Rai5, e sospendendo l’avvio dei canali inglese e istituzionale. Geniali!!! Era proprio necessario pagarli perché nessuno, in verità, sarebbe mai potuto giungere a tale brillantezza. Pensare che, come abbiamo ricordato ieri, Rai ha aderito all’appello del Ministro Franceschini (lo stesso che vorrebbe fare una sua Netflix italiana con 10 mln di Euro) per aumentare la cultura sugli schermi  (ha aderito anche Mediaset!!!) però, mi raccomando, a partire dalla settimana prossima, non ora!!! Su questo argomento da molte parti si sta sollevando legittimo e condivisibile allarme per evitare una simile nefandezza.

Però, a ben pensare, qualche conto torna e vi raccontiamo un piccolo episodio significativo: domenica scorsa all’Auditorium di Roma è stato proiettato in anteprima il documentario di Gabriele Salvatores “Fuori era primavera” realizzato in coproduzione da Rai Cinema con contributi originali forniti dalle stesse persone dove erano protagonisti. Ha raccontato i mesi drammatici del “primo” lockdown (e siamo costretti a dire “primo” con il terrore che ci possa essere un ”secondo”) in modo avvincente ed  emozionante. Comunque si  tratta di un documento di storia importante e di drammatica attualità di proprietà collettiva, pubblica. Appunto,un prodotto da Servizio Pubblico con le maiuscole, una cosa di cui essere orgogliosi. Uno si chiede: bene, benissimo, quando lo mandate in onda? Non è dato sapere, non si sa ancora, forse alla fine di novembre, forse… Vedremo… Chissà. Ecco, con questa chiave si capisce perchè Viale Mazzini paga qualcuno esterno per farsi dire cosa si potrebbe fare per risparmiare soldi. Ci permettiamo di suggerire: cacciateli e già si potranno alleggerire le “piccole” spese.

Chiudiamo sempre sul Cda di oggi: non si parlerà del canale inglese e istituzionale (obblighi specifici previsti dal Contratto di Servizio). Ci sono problemi di costi ma anche di opportunità. Sulla prima parte ne abbiamo già scritto quando i due canali vennero inseriti nel Piano industriale e gli vennero assegnati 60 milioni per i tre anni di validità del Piano: 30 mln a canale, uguale a 10 milioni l’anno. Bruscolini, palesemente pochi per realizzare qualcosa di decente. Però, meglio di un calcio sugli stinchi. Almeno forse sufficienti per iniziare. A luglio scorso sono stati nominati i rispettivi Direttori che sono in attesa di iniziare. Ora, si obietta, il Piano è congelato fino al 31 dicembre e anche i canali subiscono la stessa sorte. Obiezione respinta: il Contratto di Servizio non subordina in alcuna parte l’avvio dei due canali al Piano  Industriale. Per ora è sufficiente.   

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