Il solito Marziano che ogni tanto scende sulla Terra e
chiede notizie sulla RAI è venuto per passare Capodanno e, appena arrivato, si
è sentito raccontare una storia alquanto fantasiosa e improbabile.
Allora, gli hanno detto, che il/lo/la Capo del Governo non
si sente gran che bene (gli ultimi bollettini medici parlavano di otoliti che
richiedono il/lo/la paziente sia disteso e al buio). Ovviamente il Marziano si
è rammaricato ed ha espresso i suoi più sinceri Auguri pe una pronta
guarigione. Sicché, gli hanno raccontato, che ad un certo punto l’Assistente
del Capo del governo, si volesse recare dal Capo del governo medesimo per
informarlo sulla situazione della RAI affinché si potessero prendere urgenti
provvedimenti. “Toc ..toc…” ha bussato alla sua porta picchiettando con mano
vellutata e, da dietro l’uscio, sentiva bofonchiare frasi sconnesse tipo “Io
sono Giorgio ??? Sono un uomo??? Chi sono io e che ci faccio con la RAI? A chi
posso dare ascolto sui dati di ascolto? Chi vince o chi perde? Che faccio, gli
taglio il canone ... e dopo? Tra pochi mesi bisogna cambiare tutto… e chi ci
metto a fare l’AD??? Rossi o è meglio Chiocci … come molti mi suggeriscono???
Do una “bottarella” alla Lega o una ai Berlusca?... ohhhh porca miseria, come
mi gira la testa”.
Ecco, il Marziano ha capito tutto in poche parole. Il suo
sguardo si è corrucciato ed ha pensato come riferire tutto ciò quando sarebbe
tornato su Marte. Obiettivamente, non è facile.
Va bene, lasciamo il Marziano e torniamo su questa Terra
raiotica, a quello che ci lascia alle spalle di questo anno e di quello che ci
aspettiamo per il prossimo. Hannus Horribilis il 2023 per la Rai e, più
segnatamente, per il Servizio Pubblico. Prima necessario ricordare l’ignobile
vicenda della “cacciata” politica di Fuortes con tuti i corollari di dubbia
costituzionalità (decretazione d’urgenza senza i requisiti necessari ed obbligatori)
ma soprattutto senza che nessuno abbia battuto ciglio. Poi, ricordiamo la
scomparsa di Riccardo Laganà, un caro amico e un forte sostenitore dell’interesse
pubblico, ancora un dolore difficile da superare. Si è risparmiato di vedere quel
mostro di Contratto di Servizio approvato con fretta ingiustificata e incomprensibile
in Vigilanza ed ancora, ingiustificato e incomprensibile, ancora fermo alla
firma del Ministro. Giusto ieri abbiamo saputo che il Piano industriale potrebbe essere approvato il
prossimo 18 gennaio pur senza il suo necessario corollario del Contratto …chissà …forse … vedremo. Quest’anno, infine, si chiude con
l’operazione a cuore aperto della crisi RAI: le risorse e gli ascolti.
Fatalmente, proprio in questi giorni, i due temi si
intrecciano saldamente. La “polemichetta” … si fa per dire … su chi vince e chi
perde tra RAI e Mediaset non è rilevante tanto per i numeri che ballano da una
parte o dall’altra quanto per quello che si cela dietro: il canone. A Viale Mazzini
sono impelagati nel capire cosa succederà tra sei mesi quanto questo Cda andrà
a casa e ancora non si sa se il “prescelto” Rossi sarà ancora tale o verrà
sostituito da un più fedele, forse, Chiocci come si è saputo e letto più volte.
A seconda se gira il vento da una parte o dall’altra, lasciare l’Azienda in
braghe di tela sull’incertezza delle risorse non è una gran bella cosa per chi
verrà dopo. Intanto, di certo c’è solo che il canone verrà ridotto e poi, si
vedrà. Si vedrà cosa? Ad esempio, qualcuno ha ventilato l’ipotesi di tornare ad
un “soffietto” uscito un mese addietro: aumentare il tetto della raccolta
pubblicitaria. Apriti cielo! A Cologno Monzese l’hanno presa male: “non si può
fare!” Punto. A Palazzo Chigi, in quel momento, hanno incassato il colpo ed
hanno ripiegato: “Ok, va bene, state sereni, alla casse della RAI ci pensiamo
noi … gli giriamo una quattrocentina di milioni e spicci prelevate dalle tasche
di tuti cittadini e amen ... poi si vedrà”. No, porca miseria, è tutto dannatamente
complicato: il rischio che la riduzione del canone ed atti successivi e complementari
sia a rischio di incostituzionalità non è del tutto improbabile e per l’innalzamento
del tetto alla raccolta pubblicitaria è complicata assai (occorre una legge
specifica). E allora … “che famo? che ‘dimo?? N’do annamo???” come si dice a
Garbatella e dintorni.
Ecco allora che fini strateghi, astuti politologi e acuti
pianificatori hanno elaborato un piano: a Viale Mazzini tenere duro su due
temi: faremo la Digital Media Company (senza Public) e arroccarsi sulle reti
generaliste, tanto per preparare il terreno a quando, forse, prima o poi si dovrà fare
una ritirata strategica dai canali specializzati che, sommati tutti insieme,
non fanno la somma di un grande condominio di una città capoluogo di provincia.
Poi, per carità di Patria, lasciamo perdere gli ascolti digitali, non ne
parliamo più: su RAI Play stendiamo un velo pietoso. Ribadiamo la correttezza
dei dati che abbiamo pubblicato ieri: chi vuole intendere, intende. Si aprirà
la partita su RAI Way? Dipende. Da che dipende? Da quanto “pesa” la pressione
dei Fondi azionari sul Governo: sono loro a tenere banco e saranno loro a far pigiare
quel dannato bottone sul “polo delle torri”. Ai “fondi” conviene assai mentre,
hanno scritto allarmati, e che “solo” vendere quote potrebbe danneggiare il buon
esito dell’operazione. Il Governo ascolta e riflette: farà sapere. Da non dimenticare
l’esperienza Draghi e la loro solita letterina inviata al suo indirizzo. Per
quanto riguarda il Governo sulla RAI e dentro la RAI la partita è più
sofisticata: la parola d’ordine è giocare su più tavoli contemporaneamente a partire
proprio da RAI Way. Lasciare tutti con il fiato sospeso: anzitutto il fido alleato
proprietario di Mediaset (sempre molto interessato al polo delle torri): non si
sa mai, fidarsi e è bene, non fidarsi è meglio. Hai visto mai che ci sia in
giro qualcuno in vena di fare dolcetto o scherzetto con i numeri della maggioranza?
Con la Lega invece è tutt’altro discorso. Sul tema canone Salvini (e non Giorgetti)
si giocano una carta importante per la prossima campagna elettorale europea. Parola
d’ordine: traccheggiare, prendere tempo e magari attendere i risultati delle
urne.
Eccoci arrivati al prossimo anno: le elezioni del prossimo 6
giugno. Tutto ciò che avverrà prima di quella data, per la RAI, potrà essere
letto solo in funzione di quanto potrà avvenire dopo, a partire del nuovo Cda la
cui scadenza potrebbe essere rinviata di un mese giust’appunto per l’occasione.
La prossima scadenza sarà la firma del nuovo Contratto di Servizio … vedremo
E’ doveroso farci, comunque, tanti Cari Auguri di “buona
fine e buon principio” ma, con tanto affetto e pari sincerità, non siamo molto
ottimisti. Non vediamo all’orizzonte il VII Cavalleria pronto ad intervenire.
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