L’alba del giorno dopo ovvero cronaca di una giornata molto particolare che si appresta a cominciare. Come noto ad alcuni, Bloggorai soffre di una leggera insonnia, aggravata dalla compagnia di un gatto (rosso) assai fastidioso che, nel mentre che si cerca di riprendere un filo di sonno interrotto, intorno alle 4,30 del mattino, comincia a passeggiare allegramente sulla schiena con la speranza, una volta svegliato e alzato, di poter poi ottenere una razione di squisiti croccantini. Mannaggia i gatti!
Però, gli sono grato: permette di avere una sveglia naturale, tutto sommato piacevole, tale per cui si trova tempo per ragionare e mettere in ordine i pensieri. E allora ecco che si palesa la giornata che, in verità è iniziata ieri sera. Però partiamo dalla coda, cioè da quanto avverrà tra pochi minuti.
Alle 9.30 a Viale Mazzini si svolgerà l’Assemblea degli azionisti. Per questa occasione si insedierà il nuovo eletto in rappresentanza dei dipendenti, Davide Di Pietro. Abbiamo posto il problema: l’assemblea degli azionisti ha poteri o può interferire sulla “nomina” o “ratifica” del nuovo consigliere? Per quanto abbiamo potuto verificare la risposta è no: la Legge220 del 2015 non ne fa alcun riferimento e il solo soggetto giuridico che riconosce e definisce come titolare della fonte di nomina è l’Assembra dei dipendenti che si è espressa attraverso il voto. Non è un dettaglio da poco semplicemente perché l’Assemblea degli azionisti, nella sua maggioranza assoluta, è rappresentata dal Governo che ancora più su questa vicenda non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo. Perché nessuno ha sollevato il problema e in primo luogo non lo ha presentato la presidente del Cda Marinella Soldi? Veniamo quindi a lei.
Alle 11 a Palazzo San Macuto si riunisce la Vigilanza Rai dove la Soldi dovrebbe essere audita. “Audite audite…” cosa mai potrà dire la Presidente di nuovo più di quanto già non sappiamo? Proviamo ad indovinare. È facile supporre che canterà lodi del nuovo Contratto di Servizio del quale a lei sono riconducibili buona parte di alcuni principi ispiratori. Magari ci parlerà della Digital Media Company e chissà se ricorderà che è stata smarrita la parolina magica che segnava lo spartiacque radicale del suo profondo ed essenziale significato: “Public”. Senza questa parolina, la sola DMC è fuffa pericolosa e dannosa per il senso del Servizio Pubblico. Magari invece si soffermerà su un tema a lei molto caro (sarà un caso?) : i famigerati KPI che pure suscitano qualche curiosità pure tra tanti nostri amici. Questo pensiero laterale, seppure privo di ogni articolazione organizzativa (chi verifica cosa e come) introduce un meccanismo perverso e diabolico che si adatta e si usa bene nella sfera dell’impresa privata e molto meno a quella del pubblico. Infine, chissà se gli verrà in mente di ricordare che questo contratto è privo del suo pilastro fondamentale costituito dal sistema di obblighi e impegni necessario a renderlo vincolante tra le parti e non, come invece somiglia oggi, ad una battuta sulle spalle tra amici al bar. Magari chissà, infine, si ricorda pure che il Contratto, nonostante il parere obbligatorio e non vincolante già formulato dalla Vigilanza, ancora non è stato sottoscritto. La lasciamo con un ricordino: a settembre scorso ha rilasciato un’intervista al Corriere dove anzitutto si ricordava del suo nuovo incarico che andrà a ricoprire alla BBC (una cosuccia a fin di bene, quasi gratis) e poi gli è stato chiesto: “La concorrenza festeggia. «Oggi per la Rai la vera competizione è con Netflix, Instagram, TikTok». Chissà, magari si ricorderà che la concorrenza vera per la Rai è con se stessa, con il suo pubblico, in calo costante, sempre più spesso sotto nel Day Time e sempre più anziano.
Alle 20 la giornata si chiuderà in bellezza sempre in
Vigilanza con l’audizione di Sergio/Rossi (o viceversa, vedete voi). Cosa ci
diranno di nuovo più di quanto non sappiamo. Proviamo ad indovinare. Potranno dire
che “l’Azienda ha bisogno di certezze economiche”. Già, certo, lo avevamo
dimenticato: siamo alla vigilia del possibile taglio del canone che priverà la
Rai di centinaia di milioni che, forse, vedremo, sarà compensato da un “contributo”
dello Stato prelevato dalla fiscalità generale di circa 430 milioni e pure “una
tantum” perché del domani non v’è certezza. Ogni anno, forse, vedremo, il
Governo di turno potrà a discrezione rinnovare il provvedimento. Che sia
costituzionale o meno sembra non interessare quasi nessuno. Poi speriamo che non
provino a ricicciare la storia dell’extragettito dei 110 milioni che ormai sono
passati in cavalleria. Le regole sono fatte per essere violate, altrimenti che
gusto c’è a rispettarle. Speriamo solo che ci risparmino la tiritera sugli
ascolti ( la famigerata frase del comunicato stampa “Mai in discussione
leadership del servizio pubblico”). Ieri notte un attento lettore ci ha fatto pervenire un servizio trasmesso dalla RAI il 3 dicembre del 1983 dove si parla degli stessi temi di cui si parlerà oggi: la storia si ripete, talvolta in forma comica.
Comunque, consoliamoci,
oggi è martedì e la serata televisiva è ricca e frastagliata. Chiudiamo con la
fine di questo racconto. Prima di spiaggiarci su Netflix ormai privi di energie
televisive, ieri sera ci siamo divertiti con il telecomando a zappare su Rai e
dintorni. A parte dover costatare che su RaiUno imperversava Giorgino, su Rai
Due Tango e su RaiTre Far West e ci limitiamo ad una brevissima e sommaria osservazione
su quest’ultimo. Si tratta semplicemente
di una brutta copia de Le Iene, con la sola aggiunta di un piglio serioso e
drammatico che vorrebbe marcare la differenza. Geniale! Un prodotto del genere mancava proprio alla RAI: qualcuno magari ha pensato che in questo modo "romperemo la schiena alla concorrenza".
Come al solito, la
giornata, seppure piovosa e grigia, si prospetta interessante e dunque conviene rimanere sintonizzati.
bloggorai@gmail.com
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