sabato 2 dicembre 2023

La RAI come racconta l'Italia impaurita e sonnambula?



Oggi vento di scirocco che tira su un Paese confuso e smarrito, italiani impauriti e inerti, come sonnambuli. Una bella fotografia! Confortante, se poi aggiungiamo la notizia sulla ripresa dei bombardamenti su Gaza, c’è proprio da stare allegri.

Vediamo diche si tratta. Ieri è stato presentato l’annuale Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2023. Leggiamo uno stralcio della presentazione: “Molte scie, nessuno sciame. Accomunando promesse di inclusione, occasioni di benessere, investimenti in capitale umano o patrimoniale, il nostro Paese ha costruito in decenni il proprio meccanismo di vita sociale preferendo lo sciame allo schema, l’arrangiamento istintivo al disegno razionale. Uno sciame che però oggi appare disperdersi, distaccando dietro di sé mille scie divergenti. Quel meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato…Il ripiegamento in piccole patrie e piccole rivendicazioni e la scarsità di traguardi condivisi mettono a basso regime, quasi a riposo, i motori delle grandi invarianti collettive”.

Andiamo al capitolo che più ci interessa, Comunicazione e media, dove leggiamo anzitutto che si consumano più libri e meno tv tradizionale “ Nell’ultimo anno +12,9% la spesa per i libri e +0,3% per i giornali…Nel 2022 si registra una contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -3,9% rispetto al 2021), una lieve crescita dell’utenza della tv satellitare (+1,4%), il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv arrivano al 52,8% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv (che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di oggi: più di un terzo degli italiani)” e più avanti “Si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88,0% di utenza: +4,5%) e di quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%). Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8%). Invece i quotidiani cartacei, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, si attestano oggi al 25,4% (-3,7% in un anno e -41,6% in quindici anni)”. Per quanto riguarda l’informazione “Nel 2022 i telegiornali, pur mantenendosi in testa nella graduatoria dei mezzi utilizzati dagli italiani per informarsi, sono passati da una utenza del 60,1% al 51,2%” e poi “Mettendo a confronto i principali media, sia quando si parla di pandemia, sia quando si affronta l’argomento della guerra, il premio come mezzo d’informazione più affidabile è andato alla radio (70,3%). La televisione è considerata affidabile sulla pandemia dal 58,0% e sull’Ucraina dal 57,0%. La stampa trova consenso da parte del 55,7% per le notizie sulla pandemia e del 53,2% per quelle sulla guerra. La fiducia dell’opinione pubblica premia ancora di gran lunga la radio, la televisione e la stampa rispetto alla credibilità attribuita a web e social network”.

Ovviamente, si parla di televisione generalista e non si specifica la differenza, sostanziale, tra quella di interesse pubblico e quella di interessi privati. La somma dei dati proposti dal Censis, incrociati con quelli recenti della ricerca Auditel, quelli di AgCom e di Confindustria Radio Tv forniscono il contesto entro il quale si possono intuire le direzioni essenziali dei fenomeni in corso che interessano la RAI e il Servizio Pubblico. Un tratto è facilmente evidenziato: anzitutto il consumo di televisione “tradizionale” cerca di resistere con affanno all’assalto dello streaming e interessa prevalentemente una popolazione “matura” mentre i “giovani” si dirigono verso altre direzioni in termini di device utilizzati e prodotti richiesti/consumati. Come reagisce “questa” RAI, questa attuale governance? Come racconta il Paese e come interviene nella formazione del consenso politico? Questi gli interrogativi che proponiamo alla riflessione.

Se può essere di aiuto, oggi compare su Il Foglio, a firma di Andrea Minuz, un articolo proprio su questo tema: “La tv si è mummificata”. Già lo sapevamo e i dati Auditel ce lo confermano ogni giorno: i telespettatori RAI over 45 sono all’83% mentre Mediaset è al 75% (Standard Auditel Total Audience).

Telespettatori anziani e confusi, sonnambuli e impauriti. C’è molto da riflettere.

bloggorai@gmail.com

 

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