Oggi vento di scirocco che tira su un Paese confuso e
smarrito, italiani impauriti e inerti, come sonnambuli. Una bella fotografia! Confortante,
se poi aggiungiamo la notizia sulla ripresa dei bombardamenti su Gaza, c’è
proprio da stare allegri.
Vediamo diche si tratta. Ieri è stato presentato l’annuale Rapporto
Censis sulla situazione sociale del Paese 2023. Leggiamo uno stralcio della
presentazione: “Molte scie, nessuno sciame. Accomunando promesse di inclusione,
occasioni di benessere, investimenti in capitale umano o patrimoniale, il
nostro Paese ha costruito in decenni il proprio meccanismo di vita sociale preferendo
lo sciame allo schema, l’arrangiamento istintivo al disegno razionale. Uno
sciame che però oggi appare disperdersi, distaccando dietro di sé mille scie
divergenti. Quel meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato…Il
ripiegamento in piccole patrie e piccole rivendicazioni e la scarsità di
traguardi condivisi mettono a basso regime, quasi a riposo, i motori delle
grandi invarianti collettive”.
Andiamo al capitolo che più ci interessa, Comunicazione e
media, dove leggiamo anzitutto che si consumano più libri e meno tv
tradizionale “ Nell’ultimo anno +12,9% la spesa per i libri e +0,3% per
i giornali…Nel 2022 si registra una contrazione del numero di
telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -3,9% rispetto al
2021), una lieve crescita dell’utenza della tv satellitare (+1,4%), il
forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv arrivano al 52,8% di
utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom
della mobile tv (che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di
oggi: più di un terzo degli italiani)” e più avanti “Si registra ancora un
forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88,0% di
utenza: +4,5%) e di quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%).
Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8%).
Invece i quotidiani cartacei, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli
italiani, si attestano oggi al 25,4% (-3,7% in un anno e -41,6% in quindici
anni)”. Per quanto riguarda l’informazione “Nel 2022 i telegiornali, pur
mantenendosi in testa nella graduatoria dei mezzi utilizzati dagli italiani per
informarsi, sono passati da una utenza del 60,1% al 51,2%” e poi “Mettendo a
confronto i principali media, sia quando si parla di pandemia, sia quando si
affronta l’argomento della guerra, il premio come mezzo d’informazione più
affidabile è andato alla radio (70,3%). La televisione è considerata affidabile
sulla pandemia dal 58,0% e sull’Ucraina dal 57,0%. La stampa trova consenso da
parte del 55,7% per le notizie sulla pandemia e del 53,2% per quelle sulla
guerra. La fiducia dell’opinione pubblica premia ancora di gran lunga la radio,
la televisione e la stampa rispetto alla credibilità attribuita a web e social
network”.
Ovviamente, si parla di televisione generalista e non si
specifica la differenza, sostanziale, tra quella di interesse pubblico e quella
di interessi privati. La somma dei dati proposti dal Censis, incrociati con quelli
recenti della ricerca Auditel, quelli di AgCom e di Confindustria Radio Tv
forniscono il contesto entro il quale si possono intuire le direzioni essenziali
dei fenomeni in corso che interessano la RAI e il Servizio Pubblico. Un tratto
è facilmente evidenziato: anzitutto il consumo di televisione “tradizionale” cerca
di resistere con affanno all’assalto dello streaming e interessa prevalentemente
una popolazione “matura” mentre i “giovani” si dirigono verso altre direzioni
in termini di device utilizzati e prodotti richiesti/consumati. Come reagisce “questa”
RAI, questa attuale governance? Come racconta il Paese e come interviene nella
formazione del consenso politico? Questi gli interrogativi che proponiamo alla
riflessione.
Se può essere di aiuto, oggi compare su Il Foglio, a firma
di Andrea Minuz, un articolo proprio su questo tema: “La tv si è mummificata”. Già
lo sapevamo e i dati Auditel ce lo confermano ogni giorno: i telespettatori RAI
over 45 sono all’83% mentre Mediaset è al 75% (Standard Auditel Total
Audience).
Telespettatori anziani e confusi, sonnambuli e impauriti. C’è
molto da riflettere.
bloggorai@gmail.com
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