martedì 13 settembre 2022

Un tranquillo e sereno dibattito Web ... lontano dalla Tv e dal Paese

Foto di Tumisu da Pixabay

Ieri si è svolto online un confronto civile, pacato, sereno, educato tra Giorgia Meloni e Enrico Letta. Due persone tranquille, moderate, in certo senso pure simpatiche, che hanno realizzato una piccola parte del loro sogno: far credere ad una parte dell’elettorato che siamo in una democrazia bipolare, con due soli partiti che si fronteggiano, sul modello anglosassone: conservatori e progressisti, democratici e repubblicani. Purtroppo per loro non è così. Come abbiamo pure scritto ieri: non solo (per fortuna) si fronteggiamo tanti partiti ma ancora di più ci si scontra frontalmente  con un grande nemico della democrazia partecipata: l’astensione, il non voto, l’indifferenza, il distacco dalla cosa pubblica, il “vota Antonio .. vota Antonio ..” perché gira che rigira, sotto sotto sono tutti uguali, Franza o Spagna purchè se magna.  No, non è così.

Siamo ben contenti che alla Rai sia stato sottratto questo diabolico e perverso giochetto, alimentato non solo dai due personaggi di cui sopra, ma anche da coloro che indirettamente se ne giovano, ora per allora, per quando sperano di potersi apparecchiare alle soglie del vincitore di turno. Questo tipo di dibattito (fortemente televisivo) non solo non arricchisce ma al contrario priva l'elettorato della ricchezza della diversità di posizioni.

Tre considerazioni. La prima di carattere politico dove emerge in tutta chiarezza, nella pienezza della rappresentazione iconica (televisiva) la povertà del dibattito elettorale. Dietro le banali e drammatiche frasi fatte sui grandi problemi che assillano il nostro Paese, non si riesce ad avvertire quale “visione” hanno del prossimo futuro, che modello di Italia hanno in mente. Si baloccano con la parola “giovani” ma sanno bene che non hanno volontà e strumenti per rivolgersi a loro con concretezza e credibilità. Sanno bene che il loro elettorato è mediamente benestante e benpensante e si tengono ben lontani dalle aree di disagio sociale che pure nel nostro Paese  hanno uno spessore impressionante (milioni di poveri e nuovi poveri che crescono costantemente).  Il loro raggio di azione (visione) si limita ad un arco temporale che, bene che vada, è esteso quanto le pagine di un calendario.  Peraltro, consapevoli che dalle urne potrebbe uscire la qualunque dove non c’è garanzia per nessuno sulla qualità e stabilità del nuovo Governo che uscirà fuori.

Seconda considerazione (televisiva). Mummificati: le telecamere web sono impietose quanto quelle digitali perché è il “contenuto “ ovvero i loro volti che determinano l’adesione o l’empatia con le loro proposte. È il loro sguardo, il tono e la modulazione di voce, la posizione del corpo, che può suscitare attenzione verso le loro proposte e non viceversa. Si possono esprimere i migliori propositi o programmi del mondo ma se non li sai “comunicare" non te li vota nessuno o almeno te li votano solo quelli che, a priori, hanno già deciso di votare per loro e non chi invece (la maggioranza) non sa cosa fare.  Lo stesso moderatore, il direttore del Corriere, non si può certo dire che sia stato in grado di suscitare un briciolo di vitalità e brillantezza del dibattito: appunto, tutto “dentro” le righe, cioè esattamente all’opposto di quanto invece si richiede in una competizione politica che prevede lo scontro, anche dialetticamente violento, tra le parti che dibattono.  Esattamente all’opposto di quanto avviene e forse avverrà quando nel Paese, fra poche settimane, i nodi della crisi economica potrebbero presentarsi in modo drammatico.

Terza considerazione. Questa operazione del confronto bipolare si basa su una premessa difficilmente condivisibile. Il partito della Meloni è forte solo sulla base dei sondaggi e non per i consensi che ha ottenuto alle precedenti consultazioni elettorale. È lecito il dubbio che si voglia sostituire la scheda nell’urna con le domande dell’intervistatore.  La realtà è e sarà ben diversa e comunque non ha (non dovrebbe) avere senso in termini predittivi: se fossero veri i sondaggi etc etc …Alla gara elettorale ci si presenta tutti allo stesso modo, alle medesime condizioni, e non in relazione a chi si presume che possa vincere e che, sulla base di questa considerazione , gli si possa pure concedere qualche vantaggio.

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