sabato 24 settembre 2022

Il nuovo Paese e la nuova Rai tra Utopia e Distopia

Foto di Stefan Keller da Pixabay
In che genere di mondo, in che genere di Paese vorremmo vivere nei prossimi giorni, mesi, anni? Come possiamo immaginare tutto ciò che ci circonderà nel nostro prossimo e remoto futuro? Vivremo in pace e serenità o saremo minacciati da guerre incombenti e vicine? Quali saranno le condizioni materiali di vita che dovremmo affrontare? Che genere di relazioni umane dovremmo gestire? Quale sarà la nostra condizione sanitaria collettiva? Saremo esposti ad altre pandemie? Che tipo di scuola dovranno frequentare i nostri figli e nipoti? Ce la faremo a sopportare aumenti di prezzi ingiustificati, frutto di pura speculazione e insopportabili per una normale famiglia?

In poche parole, possiamo sperare in qualche utopia o ci dobbiamo rassegnare alle sole distopie? È molto probabile che, per un verso per un altro, già dalla notte di domani sera ci troveremo in una nuova sfera, una nuova era dove tutto potrebbe essere radicalmente diverso da quanto ci è noto e “familiare”. Abbiamo fatto i conti con il Covid quando nessuno mai avrebbe potuto anche solo immaginare che saremmo rimasti chiusi in case per mesi. Stiamo facendo i conti con una guerra della quale avvertiamo non solo il rumore dei cannoni (anche Made in Italy) ma anche con le immagini terrorifiche del fungo atomico. Pensavamo di poter passare il solito freddo inverno con la solita bolletta (pellet, legna o gas) e invece dobbiamo preoccuparci di ritirare fuori dall’armadio le maglie di lana fatte a mano dalla nonna. Pensavamo di cavarcela con un tasso di inflazione tutto sommato sostenibile e invece ci troviamo con una situazione ai limiti della bancarotta. Speravamo che il numero dei poveri e disoccupati in Italia potesse diminuire e invece stiamo assistendo al loro aumento progressivo e vertiginoso. Pensavamo che se mai ci dovesse capitare di andare in un Pronto Soccorso di un qualsiasi grande ospedale metropolitano dopo pochi minuti sarebbe arrivato un medico a visitarci e invece dobbiamo constare che molti pazienti rimangono ore su una barella in corridoio in attesa di qualcuno che gli possa degnare uno sguardo.

Pensavamo, speravamo, sognavamo un mondo diverso e possibile. E invece, bene che vada, possiamo solo fare gli scongiuri che non possa peggiorare ulteriormente. Ci potremmo accontentare che possa rimanere così com’è e invece forse, dobbiamo temere che molte cose potrebbero cambiare e forse non proprio per il verso giusto.

E la Rai? come la possiamo immaginare per i prossimi giorni, settimane, mesi o anni? Non ci proviamo nemmeno ad interpellare gli aruspici, non andremo da una chiromante, non lanceremo i dadi e non leggeremo i fondi di caffè. Ci limitiamo solo a constatare quanto sappiamo e ci basta e avanza per essere già vivamente preoccupati per la sua sopravvivenza. Canone, Contratto di servizio, transizione digitale, Rai Way? Caleranno i nuovi barbari e si accamperanno nei giardini sotto il Cavallo di Viale Mazzini? Ci dovremo preoccupare di loro più di quanto non ci siamo già preoccupati in passato delle varie Strutture Delta? Oppure possiamo sperare che all’orizzonte possano apparire i nuovi “salvatori del Servizio Pubblico” che li sapranno fronteggiare?

Mancano poche ore per quando ci recheremo alle urne ma le risposte, purtroppo, in parte già le conosciamo.  

Per i nostri affezionati lettori, cultori del genere:

CASSIO: E' questa: è meglio che il nemico cerchi noi: così egli consumerà le sue forze e stancherà i suoi soldati danneggiando se stesso; mentre noi, rimanendo fermi, ci riposiamo e siamo pronti alla difesa e liberi nei movimenti.

BRUTO: Ebbene, avanti. Oh, se si potesse conoscere, prima che venga, la fine degli avvenimenti di quest'oggi! Ma basta che il giorno termini. E allora la fine sarà conosciuta. Venite, olà! Avanti!

bloggorai@gmail.com

 

Nessun commento:

Posta un commento