martedì 20 settembre 2022

Perché attrae il più grande funerale della storia televisiva?


Siamo in fremente e febbrile attesa dei dati di ascolto di questa mattina. Siamo curiosi di sapere se e quanto gli “italiani” televisivi hanno seguito la lunghissima, interminabile, diretta sui funerali della regina Elisabetta e quanti invece ieri sera hanno seguito la prima puntata de Il Grande Fratello VIP su Canale 5. Due fenomeni mediatici che seppure hanno origine e svolgimento radicalmente diversi meritano qualche riga di attenzione.

Ieri, per tante ore ci è stata raccontato ogni possibile dettaglio della cerimonia: dalla partecipazione dei fedeli cagnolini Royal Corgie alla spilletta a forma di ferro di cavallo della pronipote della regina, dalle  perle bianche (d’obbligo ai funerali … ca va sans dire!!!) alla forgia e colore dei capellini utilizzati dalla Regina durante il suo lungo regno. Se non si fosse trattato del funerale più imponente della storia recente avrebbe potuto essere uno spettacolare set cinematografico e, in un certo senso, lo è stato. Per le Aziende televisive una pacchia! Tante ore di trasmissione a costi risibili.

Note a margine. Con tutto il rispetto delle tradizioni che si riservano alle onoranze funebri, ogni popolo possiede il DNA storico che si merita e nello stesso modo lo rappresenta simbolicamente. La Gran Bretagna nasce come nazione sotto il ferreo tallone della monarchia, da sempre e da sempre non c’è forse mai stato nell’isola un moto repubblicano. Nella storia recente si ricorda solo una parte dell’Irlanda. Il nostro Paese invece ha nel suo DNA primordiale  il “cesaricidio” avvenuto il 15 marzo del 44 a.C. quando un nutrito gruppo di senatori congiurò per uccidere il dittatore e restituire Roma alla repubblica. In un certo senso, visto il numero delle generazioni che intercorrono con i tempi di Cesare, potremmo aver ereditato anche noi una parte di quello spirito repubblicano (beninteso, non tanto da arrivare all’omicidio del dittatore anche se…anche se, non sono pochi coloro che sostengono la possibilità che possa avere una sua “legittimità”). Nel nostro Paese poi è nato un certo Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, che se ne andava in giro a combattere per la libertà del suo e degli altri popoli financo in America latina mentre gli inglesi rafforzavano il dominio imperiale sottomettendo nazioni e continenti a colpi di cannonate.  

Ci siamo già posti l’interrogativo sul senso mediatico di questa operazione anzitutto e prevalentemente televisiva. Riprendiamo quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi: “Allora, quanto siamo diversi … per fortuna!!! Gli inglesi bevono birra e noi vino, loro guidano a sinistra e noi a destra, loro sono fuori dall’Europa e noi dentro, loro pesano con once e pound e noi con i grammi e i chili, loro con i piedi e noi con i metri. Loro sono profondamene e intimamente sudditi e noi cittadini. Loro sono profondamente monarchici e noi “relativamente” repubblicani. Non sono differenze di poco conto: si esprimono secoli di storie diverse, di cultura e modello sociale profondamente distinto e distante dal nostro. La televisione induce a ritenere che sia tutta una medesima "narrazione" indistinta di eguale interesse.”. Salvo poi, trascorso poco tempo, tornerà ad essere la Perfida Albione traditrice dell'Europa.

Ieri, nel corso delle trasmissioni a reti unificate, è stato detto che circa 4 miliardi di persone  erano sintonizzate sulle immagini gentilmente concesse dai circuiti internazionali (come hanno fatto a proporre questo numero quando la trasmissione era in corso è difficile saperlo). Un dato, se confermato, di grande interesse insieme a quello che a breve sapremo sui telespettatori italiani. Su questo argomento quasi nessuno si è interrogato sul senso, sul significato mediatico di questa superproduzione televisiva che potrebbe entrare nei libri come uno degli eventi più seguiti nella storia della tv, forse secondo solo ad un altro funerale, quello di Lady Diana e magari terzo dopo la diretta dello sbarco sulla Luna. Citiamo solo l’articolo di Duilio Giammaria su Domani con il titolo “Siamo tutti catturati dalla propagande funebre del Regno Unito”.

All’interrogativo che abbiamo posto non abbiamo trovato ancora risposte esaurienti e convincenti: perché tanto fascino per una figura, la Regina, per i suoi orpelli imperiali , lo scettro, e per la sua cerimonia funebre al rallentatore, dettagliata e amplificata fino all’inverosimile? Ci tornano in mente le immagini fascinose dei due cortei di Trionfi e Lamenti di William Kertrige che si sono svolti lungo i muraglioni del Tevere alcuni anni addietro: figure effimere (scolpite in sottrazione alla polvere depositata) quanto suggestive e descrittive dei due “stati d’animo” che si provano di fronte ai grandi avvenimenti.  

Allora, cosa può attrarre con tanta forza le immagini dei castelli, delle Guardie reali in alta uniforme, delle enormi bandiere che sventolano sui viali di Londra e le folle che a milioni si sono riversate lungo il percorso funebre insieme ai “miliardi”  sedute davanti alla Tv? Cosa sollecita tanto i sentimenti da indurre a profonda commozione mediatica un funerale che appare, in tutto il suo splendore televisivo, come il più grande set in SuperTechnicolor a 70 mm dove ogni dettaglio è stato accuratamente studiato e preparato da tempo (fino a farci sapere che i legno della bara è stato scelto circa 30 anni addietro). Tutto questo  è comprensibile che possa avvenire in quel Paese dove, appunto, il DNA monarchico è inciso a caratteri cubitali nella coscienza e nella cultura collettiva di quel Paese ma lo è molto meno per il nostro “palinsesto” televisivo nonché politico e sociale. Ci eravamo posti il dubbio se tutto questo non fosse un derivato, un retaggio, di una antica e forse mai sopita attrazione italica ( e non solo) per le figure forti, quali che esse siano. Riappare sottotraccia quel senso nostalgico e ambiguo dei “bei vecchi tempi andati” di “… quando c’era lui (o lei) ..le cose funzionavano bene”.  Potrebbe essere una semplificazione o una facile scorciatoia per interpretare un fenomeno che, almeno per ora, sfugge ad sua collocazione negli annali della storia televisiva moderna. Ma, temiamo, non si tratta solo di televisione ma di ben altre riflessioni che si dirigono verso differenti materie di studio e analisi politica, sociale, economica e culturale.

bloggorai@gmail.com

 ps. attenzione: oggi ci sono importanti notizie da commentare... rimanete sintonizzati: (intervista a Giampaolo Rossi di Fratelli d'Italia sulla Rai.. da non perdere)

 


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