Se un problema non è risolvibile non è un problema per definizione e, forse, si tratta di una congettura.
Tranquilli, sereni, pacati: questi i toni prevalenti dei nostri amici lettori residenti e villeggianti dentro e fuori Viale Mazzini all’indomani dei risultati elettorali. Abbiamo fatto il solito giro di chiacchere, informali, rilassate, tra un cazzeggio e l’altro, con gli “otto amici del bar” (ne fanno parte anche autorevoli esponenti della nuova “maggioranza di governo) per sondare genericamente l’aria che tira o che potrebbe tirare da qui a breve. Non abbiamo avvertito grandi timori e preoccupazioni sul “vento di destra” che ora potrebbe soffiare più forte intorno e dentro il Palazzo Rai.
Tutto ha avuto iniziato quando abbiamo cominciato a ricevere le prime telefonate con una sola domanda: ora che succede, lo cacciano Fuortes? Quanto gli fanno reggere la pompa ovvero quando gli presentano il conto per farlo accomodare verso qualche altro e più nobile incarico adeguato alla sua elevata schiatta di amministratore unico?
Mah... cominciamo a riavvolgere il film di giovedì scorso, Piazza del Popolo, Roma, con il comizio finale di Berlusconi, Meloni e Salvini. I toni usati verso la Rai sono stati bellicosi e minacciosi, sia per il canone (Salvini) sia per la parte editoriale (Meloni). Si può sempre dire che si è trattata di scenografia, di parole in libertà ad uso e consumo di telecamere. In parte è vero, in parte forse no.
Allora, partiamo da un punto fermo e avviamo il dibattito: siamo alla fine di settembre, cioè un anno e pochi mesi dopo l’insediamento dell’attuale Cda. Evidente che prima che si possano insediare i nuovi ministri competenti su Viale Mazzini non si tocca nulla e il mazzo di carte rimarrà inchiodato al tavolo. Inoltre, non si potrà procedere ad alcuna manovra se prima ancora non si è insediata la nuova Commissione di Vigilanza Rai. Il tutto si traduce, bene che vada, verso la fine di ottobre. Dopo di che, è molto verosimile, che la Nuova Agenda Meloni possa essere impegnata da ben più gravi problemi che non occuparsi di mettere mano a Viale Mazzini.
Come abbiamo scritto più volte, sarà un miracolo se riusciranno a fare qualcosa sul tema canone che comunque rimane un appuntamento inderogabile da fissare entro la fine dell’anno. Arriviamo così a fine 2022, cioè a metà mandato di Fuortes &C. Il più esperto dei nostri amici ci spiega allora che si potrebbe essere giusto in tempo per avviare complesse quanto sofisticate “manovre”. La prima, di carattere “light”: indurre con adeguata moral suasion il personaggio a dimettersi sponte sua per fare un rimescolamento in Cda (tutto da vedere chi andrà al posto di chi, qualche ipotesi gira ma ora è tempo perso scriverne). La seconda ipotesi “hard” è cercare (ma non si sa bene come fare da un punto di vista tecnico) di mandare a casa tutto il Cda e rimettere in piedi un nuovo consigli adeguato alla bisogna e circostanze sopravvenute. Infine, la terza è “subdola”: allargare il perimetro delle zone di destra già presenti in Rai con nuove nomine, sostituzioni o assegnazioni d nuovi incarichi.
Andiamo avanti. Su queste tre ipotesi i nostri amici non hanno idee chiare e condivise. La prima appare alquanto facile da dirsi quanto complessa da realizzare: “Carlo non vede l’ora di togliersi dal giro” (eufemismo) ci dice uno di loro che la sa lunga e non sempre la vuole (o può) raccontare pena essere smagato. E aggiunge: “Se mai gli dovessero fare un’offerta convincente, la potrebbe prendere in seria considerazione”. Aggiunge però un altro nostro interlocutore: “Fresconi voi, dimenticate chi è lo sponsor di Fuortes: Draghi e buona parte del PD che piuttosto che mollare potrebbero bucare le ruote della macchina (metafora) alla Meloni che ancora sull’ex premier un tantino ci conta e non ha alcuna intenzione di irritarlo”. Convincente ma non del tutto: Giorgia, ci dice uno che frequenta l'ambiente, ha un dentino avvelenato con alcuni di Viale Mazzini e sa pure bene che, negli ultimi tempi, a Palazzo Chigi non sembra proprio che l’AD godesse di tanta buona stampa (eufemismo).
Sulla seconda ipotesi necessario ricordare qualche precedente di cambio del Cda in corsa. Si ricordano tante dimissioni di presidenti e consiglieri (Zaccaria, Staderini, Campo dal’Orto, Foa etc) ma non dell’intero consiglio. Concettualmente, ci dicono, si potrebbe trovare una strada percorribile ma richiede troppo tempo che sarebbe poi, più o meno, lo stesso tempo che richiede il proseguimento a scadenza dell’attuale Cda. Non ne vale la pena.
Terza ipotesi: forse, ad ora, la più praticabile. Si tratta di fare leggeri, continui e profondi riaggiustamenti interni, aumentando o il potere e la “visibilità” di chi già è in carica (e ce ne sono) o rimuovendo e promuovendo nuovi personaggi già “in quota” ai quali si potrebbero aggiungere i tanti sempre pronti a saltare in groppa al cavallo vincente (e ce ne sono). Le chiacchere al bar ora stanno a zero. Ci lasciamo e salutiamo con questo sentimento: è pur sempre un film già visto, ci potrà essere qualche spin- off o sequel di pellicole già conosciute. Ma, concordiamo tutti, non ci aspettiamo grandi mutamenti epocali. Il vento di destra in Rai c’è sempre stato. Proprio, esattamente, come nel resto del Paese. Da tempo.
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ps: ieri Bloggorai ha avuto un numero di lettori notevolmente superiore alla media. Grazie!
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