sabato 10 settembre 2022

La Rai, La Regina e Peppa Pig


È possibile che ci sia un filo sottilissimo che unisce tre vicende: il ruolo dell’informazione del Servizio Pubblico, la morte della Regina Elisabetta e Peppa Pig.

Allora, quanto siamo diversi … per fortuna!!! Gli inglesi bevono birra e noi vino, loro guidano a sinistra e noi a destra, loro sono fuori dall’Europa e noi dentro, loro pesano con once e pound e noi con i grammi e i chili, loro con i piedi e noi con i metri. 

Loro sono sudditi e noi cittadini. Loro sono profondamente monarchici e noi “relativamente” repubblicani. Non sono differenze di poco conto: si esprimono secoli di storie diverse, di cultura e modello sociale profondamente distinto e distante dal nostro. La televisione induce a ritenere che sia tutta una medesima "narrazione" indistinta di eguale interesse.

E’ morta la Regina Elisabetta e il Tg1 ieri sera ha dedicato oltre il 50% del suo tempo a seguire l’avvenimento: ci siamo chiesti se questa percentuale corrisponde agli interessi degli italiani in questo specifico momento, quando mancano pochi giorni ad uno degli appuntamenti della vita pubblica più importanti della storia recente, quando siamo alla vigilia di un inverno di lacrime e sangue, quando c’ è una guerra in corso e quando il Covid ancora striscia tra noi.

Intendiamoci: la notizia è rilevante e significativa e merita adeguata attenzione come avviene in ogni parte del mondo. Ma non è questo il problema che solleviamo.

Si potrebbe anche chiudere la faccenda banalizzando il perché il Tg1 decide di occuparsi dei pregiati cani Welsh Corgi della Regina e di quanti colpi di cannone saranno sparati ma non è così semplice. L’interrogativo su cosa può interessare gli italiani si può relegare anche ad una mera disquisizione di scelte giornalistiche ma invece il tema è più vasto del semplice tempo dedicato ad una notizia di particolare interesse storico che pure merita lo spazio della prima pagina. 

Ci riporta direttamente al cuore di un problema storico e sociale forse mai sopito nella coscienza nazionale. Ci domandiamo ancora se dietro l’attenzione ad una forma di governo di un paese come la monarchia inglese si possa celare ancora una sottile e fascinosa attrazione, inconfessata e inconfessabile, verso una “figura forte” o carismatica che si voglia intendere, quale che essa sia. Non è superfluo ricordare che questo pensiero potrebbe essere ancora presente nel DNA di tanti nostri concittadini, tanto per ricordarci che magari anche qualche nostro genitore, nonno, parente o conoscente potrebbe essere stato convintamente fascista o aver votato decisamente per il Re al referendum del 1946 quando la monarchia prese circa 11 mln di voti contro i 12 della repubblica. Non è superfluo ricordare come “l’uomo forte al comando” ancorché un “tecnico” credibile e con una solida reputazione internazionale esercita tutt’ora una forte attrazione in un elettorato che non trova più leader politici in grado di essere percepiti più come statisti piuttosto che come faccendieri di camarille, sotterfugi, voltagabbana e autori di patti scombinati e disattesi.

Necessario poi aggiungere che le immagini dei castelli merlati, della cerimonia di incoronazione, delle carrozze e dei parrucchi, dei Gentiluomini di corte e delle Damigelle, della caccia alla volpe, dei cavalli di cui faceva collezione la Regina, per non dire della ricchissima letteratura gossippara che ha fatto grande fortuna sugli scoop a proposito del colore del cappellino fucsia indossato dalla Regina ad un “Royal wedding” godono sempre di una fortissima attrazione verso il grande pubblico e la televisione è il suo strumento di diffusione principale: a maggio 2018 il matrimonio tra il Principe Harry e Megan ha raccolto in Italia oltre 8 milioni di telespettatori in media, poco meno di una partita della Nazionale di calcio o di un Sanremo qualsiasi.  Ieri abbiamo fatto un rapido mini sondaggio tra alcuni nostri lettori per capire come la pensavano a proposito del Tg1: tra questi uno molto attento, pur sostenendo che il Tg1 ha fatto bene ad occupare più del 50% del proprio tempo alla Regina, ci ha poi detto “… i telespettatori non vanno inseguiti nella loro ignoranza…”. Appunto, quale è allora il “valore aggiunto” di cultura politica, istituzionale e sociale che si propone per non far inseguire i telespettatori in una narrazione di questi giorni adeguata e proporzionale ai temi e problemi di loro interesse più rilevanti?

Curiosamente questa riflessione cade proprio nel cuore di una notizia di ieri che oggi occupa molte pagine dei giornali: l’Onorevole Mollicone, componente la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di Fratelli d’Italia, ha chiesto alla Rai di non mandare in onda una trasmissione del cartone Peppa Pig perché “È inaccettabile la scelta degli autori del cartone animato Peppa Pig di inserire un personaggio con due mamme”. Si tratta di un esponente dello stesso partito che guarda con estremo interesse ad una riforma costituzionale del nostro Paese indirizzata ad una forma di presidenzialismo più o meno rivisto e corretto dove il potere del premier è assai superiore a quello delle Camere che dovrebbero eleggerlo o nominarlo.  Chissà se mai si riproponesse oggi un referendum Monarchia vs Repubblica cosa ne potrebbe uscire fuori? Abbiamo una fortissima sensazione di essere solo all’inizio di un lungo tunnel dal quale difficile intravvedere l’uscita e ci corre pure il dubbio se mai il Tg1 ci potrà essere di aiuto.

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