giovedì 29 settembre 2022

Rai: metti una sera a cena ... dove si trama e si complotta


Sereni, tranquilli, rassegnati e anima in pace: per molti giorni ancora, di Rai sentiremo parlare ben poco. Fintanto che non si formerà il nuovo governo le bocce saranno inchiodate sul tappeto. Forse, ma solo forse, allora emergeranno idee, programmi e progetti sul futuro del Servizio Pubblico e, in particolare, forse .. forse …si potrà sapere qualcosa sulle modalità di riscossione del prossimo canone. Saranno poi le persone che verranno indicate a trattare i problemi della Rai che potranno fare la differenza: dipende dal loro mandato e dalla forza che potranno imprimere per realizzarlo. Ancora tutto prematuro per qualsiasi ragionamento.

Ne approfittiamo per note a margine. La prima ce la propone un attento e assiduo lettore: “Attenzione! Non legare le sorti del canone a quelle di Draghi”. Ha ragione, sono due storie diverse con epilogo differenziato nel merito e nel tempo. Il primo attiene ad un obbligo che, in un modo o nell’altro, dovrà essere rispettato e una soluzione si dovrà necessariamente trovare presto. Il secondo viaggia su frequenze ancora ignote e suscettibili di varianti incognite tutte da verificare. Ieri ci è stato confermato quanto sapevamo: l’AD fa trapelare segnali di tranquillità come se fosse stato rassicurato sul proprio destino (se mai, da chi?). Per il momento, ne conveniamo, per il ragionamento già fatto, nulla lascia pensare che si possano mescolare le carte del VII piano in tempi rapidi. La Meloni &C hanno ben altro a cui pensare. Forse, è finita l’epoca di Funiciello, di Giavazzi e di Garofoli ovvero forse quello stesso entourage di Palazzo Chigi dal quale trapelavano indiscrezioni stampa sul “malumore” nei confronti di Fuortes (La Stampa). Vedremo.

La seconda ce la propone un lettore con una citazione che si adatta benissimo a quanto abbiamo scritto molto sommariamente sui risultati elettorali: “Il mio avversario non è che il coautore dell’esito finale della partita che ho vinto” di Michail Tal. ha vinto la Meloni perché hanno perso gli altri (non tutti) e non ha vinto da quando è stata votata la sfiducia a Draghi ma da anni prima. Ne siamo pienamente convinti e lo scriviamo da tempo, fino alla noia e anche una sommaria riflessione di quanto abbiamo letto ce lo conferma: una certa “sinistra” è totalmente incapace ad ammettere i suoi errori che sono di progetto e di comunicazione. Non si perde (o si vince) una competizione elettorale in una volta sola ma un pezzo alla volta, progressivamente. Non bastano gli “occhi di Tigre” o l’autobus elettrico dove gli si scarica pure la batteria.

La terza nota ce la propone una nuova “rassegnata e divertita lettrice” che ci ha scritto una lettera importante e riteniamo utile pubblicare uno stralcio : “Conosco la Rai da provinciale, paesi anziani e medie città giovani, vivaci.  Lontana ben oltre i confini dell’impero, da qui si intuisce la sorte della Rai.  I saggi frequentatori mattutini del circolo del paese sono avanti con l’età, le donne più battagliere e informate: votano Pd o dintorni, viaggiano molto più dei maschi, sono festaiole e guardano Canale 5.  Frequento bar senza rumori molesti, ma in ogni paese c'è un circolo Arci come in Valtiberina: ha notato che dalla tv, la tv per anziani, è scomparsa la Rai? Che nelle tv di tanti orridi bar e mense o non so cosa, accese per umani attenti o no sopra i 35,  sono spariti i canali Rai?  I baristi e i trattoristi sono più furbi di una faina, si spingono fino a Sky news, e eliminano il superfluo. Il paese reale è questo, costretto per sopravvivere a essere meno conservatore del cuore delle città metropolitane, le ztl si dice oggi. Magari è il paese che non va a votare, ma anche di tanto altro: Oggi è il paese vittima di egoistiche imbecillità che hanno regalato l’Italia alla destra. La Rai è la ztl, senza neppure il vanto di intellettuali salotti”.  

Già, quella parte di Rai come espressione tangibile, visibile e misurabile  dei salotti romani, quelli dove si cerca il numero della Meloni, quella dove una collaborazione non si nega a nessuno, quella che trama e complotta dal primo mattino al far della sera. A proposito di “Trame e complotti”: ieri ci è giunta notizia di una cena molto, molto importante, dove si è tramato e complottato allo stato puro. Non ci crediamo e non ci vogliamo credere però, se mai fosse confermata, non ci stupiremo più di tanto.

Altra nota a margine: un’altra affezionata lettrice ci ha rimproverati di “parlare sempre male della Rai fino a quasi farcela odiare”. Si, in buona parte è vero perché difficile , veramente difficile parlarne bene e chiedo sempre a tutti: datemi una piccola dannata buona notizia oltre il buon senso e l’ordinaria amministrazione che ci consenta di farlo.  Niente … silenzio … poca roba. Odiare no, è un verbo che non usiamo. Non si tratta di sentimento ma di ragione, non si tratta di affetto della “bella Rai di una volta che ora non c’è più” ma di riflessioni razionali su un Servizio Pubblico come dovrebbe essere e che invece non è. Con la speranza che un bel dì dell’avvenire qualcuno possa tenerne conto.

Ultima nota a margine: ieri sera è andata in onda su RaiUno la XXXesima replica di Montalbano. Fenomenale. Si, è proprio vero, è proprio la bella Rai di una volta, che ora non sembra esserci più e si capisce bene perché dopo oltre 20 è sempre di grande attrazione per il pubblico. Si guarda indietro perché davanti non si sa cosa guardare.

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