Cronaca di una giornata di mare da una lontana provincia italiana (non scriviamo il nome perché la Pro Loco ci tiene a rimanere località riservata a pochi intimi). Però possiamo citare il nome dello stabilimento balneare: “Chissape …sa” e chi vuol capire capisce. Abbiamo preso in affitto, ad un prezzo salatissimo, un ombrellone con grado di protezione UV livello 2B (abbastanza scarso) perché quelli buoni costano assai di più (li chiamano Gazebo, livello 4C), poi un tavolino con annesso frigo bar (una bibita a scelta 8 euro) e tre lettini (per me, mia moglie e un terzo a disposizione per eventuali ospiti. In verità il terzo lettino serve a garantire un adeguato standard di sicurezza e distanziamento sociale, umano, culturale, antropologico da vicini di ombrellone dei quali vi parleremo più avanti.
La nostra posizione, gentilmente concessa a seguito di “segnalazione” del cugino di Ferdinando (noto bagnino e ex assessore all’urbanistica, ora a riposo perche il comune è stato commissariato in quanto infiltrato da associazioni camorristiche di varia natura) è la dodicesima fila e il numero 38. Purtroppo, significa che il mare non si vede e per arrivare a bagnarsi occorre attraversare circa 180 metri di sabbia rovente (la distanza è aumentata causa Covid). Il piccolo viaggio verso l’acqua vale la pena: è una esperienza umana importante. Si incontra tanta gente di varia provenienza, cultura, linguaggi e comportamenti.
Lo stabilimento è bene attrezzato: c’è il bar, c’è il ristorante, ci sono le docce e le toilette. Quanto basta per sopravvivere. Al Bar lavora una famiglia che dicono essere oriundi della provincia di Voghera: gente simpatica, alla mano, danno subito del Tu (dettaglio importante e poi vedremo perché), ci si sente accolti, in famiglia. Sono un padre, una madre, due figli semiadolescenti (nel senso che non sembrano cresciuti al punto giusto) e un terzo personaggio chiamato “zio” ma non fa testo perché abbiamo capito che da questa parti si intende non tanto una persona legata da vincolo di parentela ma di un “congiunto “ potenziale, probabile. Ovviamente, per me il Bar è il centro di questo piccolo mondo ed ora vi spiego perché: in questo luogo sperduto non arrivano giornali, non esistono edicole, e sembra che nessuno ne senta l’esigenza. Poi, per quanto abbiamo potuto verificare, la zona non è coperta bene dai segnali telefonici (se ho capito bene la definiscono area grigia, cioè area a cosiddetto fallimento di mercato, cioè ai vari operatori non interessa gran che mettere le antenne). Prima di partire, pensando di fare cosa furba, abbiamo comprato una nuova SIM con un operatore low cost, nel senso che costa proprio poco e garantisce tanto. Quindi la sola speranza di sapere che succede nel mondo è il passa parola e la radio (in verità si potrebbe andare a Fracuti, frazione di XXX, dove Giovanni, il gestore della locale salsamenteria si premura di far arrivare ogni tanto, a discrezione, qualche settimanale di gossip e la settimana enigmistica ma però, su sollecitazione dell’Avvocato (non possiamo citare il nome in quanto anche lui sembra, pare, dicono, ha qualche problemino con la giustizia) arriva anche qualche quotidiano, magari nel pomeriggio, quando le notizie sono già scadute come lo yoghurt, ma vanno bene lo stesso.
Dunque, ci scuserete, ma i soli giornali che abbiamo potuto leggere oggi sono arrivati con notevole ritardo (grazie Avvocato, sappiamo che ci legge). Ce li portiamo stretti stretti sotto l’ombrellone per goderceli con calma, piano piano. Purtroppo veniamo disturbati dai nostri vicini di ombrellone: Branimir, corpulento bulgaro, camionista di TIR trans europei e la di lui moglie, Costantina, amabilmente accompagnati dai loro due adorabili cuccioli, un Chihuahua a pelo lungo grande poco più di un criceto e un Carlino. Buoni come il pane. Silenziosi come una Sacrestia. Un amore!!! Hanno un nome, bulgaro, che non comprendiamo.
Branimir, vedendo la mia mazzeta di giornali si guarda stranito. Ci intendiamo a sguardi e gli faccio intendere che mi accingo a leggere, avido, e non vorrei essere disturbato. Non capisce e si volta dall’altra parte, irritato. Costantina mi osserva indulgente e tace. Le adorabili creature pelose dormono, stremate da un caldo asfissiante, non tira un refolo d’aria. Anche io taccio. Leggo. Inizio con Repubblica con un titolo che mi manda in brodo di giuggiole: “Nella Rai di Fuortes, molti tagli,via i partiti e obbligo del lei” a firma della solita bene informata Giovanna Vitale. Sobbalzo sulla sdraio al punto di rischiare lo sbrago totale, mi ricompongo (intanto la coppia di bulgari continua ad osservarmi con sguardo strano, chissà cosa pensano di me?). Lascio subito perdere i dettagli irrilevanti (i tagli e i partiti fuori dalla Rai, tanto non ci crede più nessuno) e mi soffermo su “Obbligo del Lei”. Lo scrivo con la L maiuscola per il rispetto dovuto, non si sa mai. Chapeau !!! Non avrei mai immaginato una cosa così meravigliosa. Sono affascinato da tanta temerarietà: ho sempre considerato che mantenere le giuste distanze aiuta, fa comodo a rimettere le cose in ordine, specie dopo tanto tempo di selvaggia e inumana macelleria di comportamenti e linguaggi aziendali che hanno caratterizzato il lontano e recente passato della RAI. Una vera rottura!!!
Dajeeeeee Carlo, sei tuttinoiiii!!! In effetti, a ben pensare, il Tu lascia sempre spazio a quella sottile ambiguità, a quella specie di ahumm auhmmm che poco si addice con una visione moderna del Servizio Pubblico. Che orrore, roba da camionisti bulgari, appunto, come il mio vicino di ombrellone Branimir e la di lui moglie Costantina. La Giovanna, inoltre, ci informa che l’AD è stato soprannominato Napoleone … che goduria, meglio di un ghiacciolo alla menta e, infine, avrebbe “vietato” ai consiglieri di parlare … goduria allo stato solido, spaziale… e chi glielo dice ora al buon Riccardo Laganà che della comunicazione con i suoi elettori, con tutto il popolo Rai, con tutto l’orbe terraqueo ne ha fatto un suo punto d’onore? A tal punto da essere rieletto quasi con un plebiscito.
Magnifico, questa amena riflessione mi da tutta la carica per attraversare i 180 metri che mi separano dall’acqua per rinfrescarmi le idee prima di procedere oltre nella lettura che si annuncia impegnativa..
Sono colpito a tal punto da questa notizia che un’altra, da leggere sul Fatto Quotidiano, seppure di grande rilievo e spessore come si legge dal titolo “Caro Padellaro, stiamo ridefinendo il Servizio Pubblico” a firma del nostro Uomo Fuortes al Comando (©Bloggorai) ci sembra quasi una boutade, robetta buttata lì giusto per fare un po’ di scena, attirare un filo di attenzione, un attestato di esistenza in vita mediatica. Però, accipicchia, il contenuto è importante e la lettera merita di essere valutata con attenzione.
I due vicini di ombrellone, Branimir e Costantina, mi invitano ad un triangolare di tamburello. Accetto. Non si sa mai. Per riflettere sulla lettera di Fuortes c’è tempo.
bloggorai@gmail.com
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