sabato 7 agosto 2021

Rai: Fuortes e i conti confusi

Foto di Alexander Stein da Pixabay

"Lessi così di tutto un po’, disordinatamente; ma libri, in ispecie, di filosofia. Pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole. Mi sconcertarono peggio il cervello, già di per sé balzano. Quando la testa mi fumava, chiudevo la biblioteca e mi recavo per un sentieruolo scosceso, 
a un lembo di spiaggia solitaria".

Dobbiamo confessare pubblicamente di avere un “vizietto”: fare domande e cercare risposte. La prima parte ci viene facile mentre sulla seconda incontriamo qualche difficoltà. Però, ci proviamo.

Ci stiamo ancora interrogando sull’origine di un paio di balle spaziali ascoltate nei giorni scorsi (il voto in Cda all’unanimità e la Rai come ente non profit) e ci siamo chiesti come sono nate, chi le ha suggerite, se sono il semplice frutto di “dimenticanze” o scarsa conoscenza della materia oppure segno di un retro pensiero più o meno sofisticato e consolidato nelle menti di alcuni dirigenti, dentro e fuori la Rai. Sul voto in Cda, passiamo per buono il lapsus estivo, mentre sulla definizione societaria della Rai l’errore è grave ed è il fondamento teorico delle scelte appena compiute e di quelle che si vorranno compiere (non firmerò mai un bilancio negativo). Osservazione: c’è una certa similitudine con il 2018 quando si era appena insediato Salini e si trovò il Piano industriale appena definito. Anche in questo caso L’Uomo Fuortes al Comando  (©Bloggorai) il piano dei tagli lo ha trovato già confezionato dallo scorso febbraio e non ha fatto altro che riprenderlo e applicarlo. Con una differenza: è apparso sulla stampa come  frutto della sua nuova azione di governo dell’Azienda. Non è un dettaglio da poco.

Allora, a proposito di tagli, bisogna fare un passo indietro e due avanti. Come noto, per apprezzare bene un’opera d’arte è necessario avvicinarsi molto per cogliere particolari che altrimenti potrebbero sfuggire ad uno sguardo lontano. Allo stesso modo, per comprendere bene alcune affermazioni, è necessario riascoltarle al rallentatore. Fuortes ha dichiarato che “…  le esigenze di taglio sui costi sono davvero minimali: in media non superiori all’1% dei budget”. Le domande che poniamo sono: si tratta di tagli lineari, uguali per tutte le strutture, oppure “personalizzati"? Sono tagli “mediamente” dell’1% oppure in alcuni casi arrivano al 30% del budget? Se pure si trattasse “mediamente” dell’1%, come impattano questi tagli sulle strutture interessate? Per quanto abbiamo letto e per quanto abbiamo potuto sapere direttamente da alcuni interessati, le cifre sono ben peggiori del “mediamente” dell’1%. Ad esempio, ieri l’Usigrai ha scritto “Il budget di Rai per il Sociale  sarebbe stato tagliato del 30%. Se fosse vero, sarebbe molto grave.  Una Direzione nata in piena pandemia per rilanciare l'impegno del  Servizio Pubblico su uno dei pilastri del Contratto di Servizio: valorizzare la Coesione Sociale". Sapere esattamente come, di quanto e perché sono avvenuti i tagli non è cosa da poco: riflette esattamente il “programma di governo” dell’Azienda. Sempre ieri, sul Fatto Quotidiano abbiamo letto cifre di ben altro livello. Qualcuno gioca con i numeri, per usare eufemismo. Abbiamo letto di un taglio di 3 mln a Rai Play, la punta di diamante per la proposta digitale, che invece pare che non sia vero. Chi ha scritto oppure chi sostiene il falso? Tante, troppe cose cominciano a non tornare.  

Infine, l’AD ha dichiarato che questi tagli “non impattano sul prodotto”. Ma cosa intende Fuortes per “prodotto”? Non è la Rai stessa, nel suo insieme, “il prodotto” che ogni giorno, ogni ora, viene fornito ai radio telespettatori? Bah … sarà … ma il pensiero che ci sia qualcosa di “strano” non solo in Danimarca è sempre più forte ed evidente.  

A questo punto dobbiamo una precisazione:  potrebbe non essere vero che questo vertice Rai non ha a cuore il futuro della Rai. Potrebbe averlo ma non ci dicono quale. Ci riferiamo ad una frase riferita da Fuortes in Vigilanza a proposito del Contratto di Servizio che si dovrà rinnovare: “Si tratta di uno strumento con cui le Istituzioni (tutte) e la Rai definiscono puntualmente il perimetro della missione di Servizio Pubblico. Il prossimo Contratto rappresenta quindi l’occasione per costruire il futuro che intendiamo sviluppare”. Bene: è proprio questo il momento di cominciare a discuterne, pubblicamente, a partire proprio dal nervo scoperto di questi giorni: le risorse sulle quali contare. Su questo punto, come abbiamo accennato, qualcosa non torna. Come abbiamo scritto ieri, questo Governo Draghi è artefice di un “golpe” finanziario ai danni della Rai mascherato da “ce lo chiede l’Europa” che potrebbe costare dai 60 ai 100 mln per la riduzione degli introiti pubblicitari (stime di Giancarlo Leone, APA). Sarebbe stato lecito attendersi parole di fuoco contro questa iniziativa, oppure vedere l’AD e la Presidente incatenati al cavallo di Viale Mazzini. Invece silenzio, solo un tombale  silenzio. Al contrario di quanto è avvenuto quando l'AD si è accalorato nel dichiarare che "...non è intenzione di questo Governo operare sul canone in bolletta". Se lo dice lui...

Ultima osservazione: non abbiamo letto nessuna parola sul Piano Industriale. Quello attuale è scaduto e di quello nuovo non c’è traccia. Eppure si tratta di un obbligo specifico del Contratto di Servizio. Qualcuno ci ha suggerito che “ …se ne potrebbe parlare più avanti”. Non ci vogliamo credere. 

bloggorai@gmail.com


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