sabato 28 agosto 2021

Rai: l'autunno prossimo venturo

Foto di Pepper Mint da Pixabay

Sabato, 28 agosto 2021. Il meteo che ieri annunciava acquazzoni si è sbagliato. Intanto, però, il tempo si è “rotto”: calata la calura e iniziato il fresco settembrino. Si dice che le stagioni durano tutte tre mesi ma forse non è vero. L’estate fila via in un soffio e l’inverno si prospetta sempre lungo e faticoso. Tant’è e fra pochi giorni ci faremo gli auguri: il 31 dicembre, infatti è solo una convenzione perché il nuovo anno sta per iniziare ora e da i prossimi giorni cominceremo a fare i conti con il futuro che ci attende. Poco o nulla ci induce all’ottimismo e non abbiamo nemmeno tanta voglia di sottoscrivere cambiali in bianco del tipo “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. Lo abbiamo fatto tante volte nel passato e i risultati sono sotto i nostri occhi e non abbiamo nessuna garanzia che anche questa volta possa andare diversamente. Sono passati circa 40 giorni dall’insediamento di questo nuovo Cda e, finora, con tutta la buona volontà, quello che passerà alla storia è la transizione dal Tu al Lei (magari passando con Ella) e il proposito di rispolverare il vecchio piano industriale congelato di Salini.

Nel frattempo, qualcuno già inizia ad aprire le danze: oggi MF titola: “Draghi Boys alla prova” e, tra questi, annovera l’Uomo Fuortes al Comando©Bloggorai. Leggiamo: “Il manager della cultura ha subito voluto improntare la sua gestione al rigore economico… niente più bilanci previsionali in rosso… ha anche detto di voler puntare molto sugli eventi in streaming sulle piattaforme digitali… ma sicuramente nelle prossime settimane i dossier più impegnativi saranno quelli relativi alle nomine nelle reti e nei telegiornali, (dove da sempre la politica mette il becco…) e la negoziazione del nuovo Contratto di Servizio…”. Bene, benissimo, inizia la battaglia, alla vecchia maniera con rumore di spade e cannoni, e per chi adora l’era moderna con gli elicotteri da combattimento che già volteggiano su Viale Mazzini con qualcuno che assapora l’odore del Napalm 51. I due prossimi terreni di confronto saranno, appunto, il nuovo Contratto di Servizio e il suo conseguente Piano industriale (che non è una formalità come a qualcuno piacerebbe ma un obbligo). La sintesi di questi temi si racchiude e consiste in una sola parola: missione o visione del Servizio Pubblico.

Finora, nessuno ha la più pallida idea di cosa frulla nelle teste dei nuovi amministratori (a parte gli algoritmi etici della Bria) che non sia la banale e sempliciotta formula del risanamento del bilancio: vorrei vedere se mai un amministratore volesse sostenere il contrario. Che i conti debbano essere in ordine è tautologico. Ma il tema non è il pareggio: il problema sono gli investimenti che potrebbero anche richiedere uno sforamento di bilancio e andare in rosso se necessario. Il necessario, però, appartiene ad una logica che ancora non conosciamo. Nessuno, a partire dal capo del Governo e dei suoi ministri ha speso una parola, una virgola, per proporre cosa si vuole fare del Servizio Pubblico nel suo prossimo e lontano futuro. Nessuno, anche oltre il governo, ha speso un fiato per provare ad immaginare se nei prossimi anni ci dovrà essere una Rai tutta orientata al broadcast piuttosto che broadband, con ancora tre reti generaliste oppure ne sarebbero sufficienti solo due, pagata ancora con proventi da canone e pubblicità oppure tutto rientrato nella fiscalità generale, un’Azienda che produce o si limita solo a distribuire programmi, con il grande sport nazionale in diretta o no… e così via. Finora, tutto ciò che sappiamo si riferisce alle proposte di modifica della Governance Rai con le 6 iniziative parlamentari in discussione alla Commissione lavori pubblici del Senato. Mentre, nel frattempo, si lavora alacremente al recepimento delle direttive UE sulla ridefinizione del TUSMAR (dove, tra l’altro, si vorrebbero prevedere anche norme in questo campo). Dunque, sappiamo che la pubblicità potrebbe ridursi di circa 100 mln, sappiamo che forse si potrebbe tornare alla riscossione del canone con i bollettini di conto corrente  (con un possibile ritorno all’evasione e conseguenti perdite di decine di milioni), come pure sappiamo che per sopravvivere alle sfide tecnologiche occorrono centinaia di milioni (vedi l’annoso tema della CDN proprietaria che, da sola potrebbe costare oltre 100 mln), sappiamo che è necessario produrre programmi di qualità e la qualità costa e via discorrendo. Ma sappiamo pure benissimo che occorrono soldi che nessuno è in grado di dire da dove possano venire.

Tacciono tutti e non solo il governo e le forze politiche, tutte, indistintamente. Non un pensiero originale, non una bozza di progetto, non un briciolo di iniziativa, nemmeno un vago proponimento a dibattere. Nulla, il vuoto più assoluto: da LEU fino a FdI la parola “missione” del Servizio Pubblico del prossimo futuro è assolutamente sconosciuta. Vi riproponiamo allora uno spot della BBC, ormai datato di qualche anno dove già il titolo è il suo programma: “La nostra visione del Futuro” https://www.bbc.co.uk/rd/about/vision : guardatelo con attenzione, è una meraviglia, sono solo 5 minuti che illumineranno tutto ciò che potremmo fare ma non vogliamo o non possiamo.

bloggorai@gmail.com

 

 


 

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