Sabato, 28 agosto 2021. Il meteo che ieri annunciava
acquazzoni si è sbagliato. Intanto, però, il tempo si è “rotto”: calata la calura
e iniziato il fresco settembrino. Si dice che le stagioni durano tutte tre mesi
ma forse non è vero. L’estate fila via in un soffio e l’inverno si prospetta sempre
lungo e faticoso. Tant’è e fra pochi giorni ci faremo gli auguri: il 31
dicembre, infatti è solo una convenzione perché il nuovo anno sta per iniziare
ora e da i prossimi giorni cominceremo a fare i conti con il futuro che ci
attende. Poco o nulla ci induce all’ottimismo e non abbiamo nemmeno tanta voglia
di sottoscrivere cambiali in bianco del tipo “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”.
Lo abbiamo fatto tante volte nel passato e i risultati sono sotto i nostri
occhi e non abbiamo nessuna garanzia che anche questa volta possa andare
diversamente. Sono passati circa 40 giorni dall’insediamento di questo nuovo
Cda e, finora, con tutta la buona volontà, quello che passerà alla storia è la
transizione dal Tu al Lei (magari passando con Ella) e il proposito di
rispolverare il vecchio piano industriale congelato di Salini.
Nel frattempo, qualcuno già inizia ad aprire le danze: oggi
MF titola: “Draghi Boys alla prova” e, tra questi, annovera l’Uomo
Fuortes al Comando©Bloggorai. Leggiamo: “Il manager della cultura ha subito
voluto improntare la sua gestione al rigore economico… niente più bilanci
previsionali in rosso… ha anche detto di voler puntare molto sugli eventi in streaming
sulle piattaforme digitali… ma sicuramente nelle prossime settimane i dossier
più impegnativi saranno quelli relativi alle nomine nelle reti e nei
telegiornali, (dove da sempre la politica mette il becco…) e la negoziazione
del nuovo Contratto di Servizio…”. Bene, benissimo, inizia la battaglia, alla
vecchia maniera con rumore di spade e cannoni, e per chi adora l’era moderna
con gli elicotteri da combattimento che già volteggiano su Viale Mazzini con
qualcuno che assapora l’odore del Napalm 51. I due prossimi terreni di confronto
saranno, appunto, il nuovo Contratto di Servizio e il suo conseguente Piano
industriale (che non è una formalità come a qualcuno piacerebbe ma un obbligo).
La sintesi di questi temi si racchiude e consiste in una sola parola: missione
o visione del Servizio Pubblico.
Finora, nessuno ha la più pallida idea di cosa frulla nelle
teste dei nuovi amministratori (a parte gli algoritmi etici della Bria) che
non sia la banale e sempliciotta formula del risanamento del bilancio: vorrei
vedere se mai un amministratore volesse sostenere il contrario. Che i conti
debbano essere in ordine è tautologico. Ma il tema non è il pareggio: il
problema sono gli investimenti che potrebbero anche richiedere uno sforamento
di bilancio e andare in rosso se necessario. Il necessario, però, appartiene ad
una logica che ancora non conosciamo. Nessuno, a partire dal capo del Governo e
dei suoi ministri ha speso una parola, una virgola, per proporre cosa si vuole
fare del Servizio Pubblico nel suo prossimo e lontano futuro. Nessuno, anche
oltre il governo, ha speso un fiato per provare ad immaginare se nei prossimi
anni ci dovrà essere una Rai tutta orientata al broadcast piuttosto che broadband,
con ancora tre reti generaliste oppure ne sarebbero sufficienti solo due,
pagata ancora con proventi da canone e pubblicità oppure tutto rientrato nella
fiscalità generale, un’Azienda che produce o si limita solo a distribuire
programmi, con il grande sport nazionale in diretta o no… e così via. Finora,
tutto ciò che sappiamo si riferisce alle proposte di modifica della Governance
Rai con le 6 iniziative parlamentari in discussione alla Commissione lavori
pubblici del Senato. Mentre, nel frattempo, si lavora alacremente al recepimento
delle direttive UE sulla ridefinizione del TUSMAR (dove, tra l’altro, si vorrebbero
prevedere anche norme in questo campo). Dunque, sappiamo che la pubblicità potrebbe
ridursi di circa 100 mln, sappiamo che forse si potrebbe tornare alla riscossione
del canone con i bollettini di conto corrente
(con un possibile ritorno all’evasione e conseguenti perdite di decine
di milioni), come pure sappiamo che per sopravvivere alle sfide tecnologiche occorrono
centinaia di milioni (vedi l’annoso tema della CDN proprietaria che, da sola
potrebbe costare oltre 100 mln), sappiamo che è necessario produrre programmi
di qualità e la qualità costa e via discorrendo. Ma sappiamo pure benissimo che
occorrono soldi che nessuno è in grado di dire da dove possano venire.
Tacciono tutti e non solo il governo e le forze politiche,
tutte, indistintamente. Non un pensiero originale, non una bozza di progetto,
non un briciolo di iniziativa, nemmeno un vago proponimento a dibattere. Nulla,
il vuoto più assoluto: da LEU fino a FdI la parola “missione” del Servizio
Pubblico del prossimo futuro è assolutamente sconosciuta. Vi riproponiamo
allora uno spot della BBC, ormai datato di qualche anno dove già il titolo è il
suo programma: “La nostra visione del Futuro” https://www.bbc.co.uk/rd/about/vision
: guardatelo con attenzione, è una
meraviglia, sono solo 5 minuti che illumineranno tutto ciò che potremmo fare ma
non vogliamo o non possiamo.
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