venerdì 6 agosto 2021

Rai: le balle, il ballone e le pallonate in faccia

 

Foto di Pexels da Pixabay

I torni non tontano. O meglio, cominciano a tornare benissimo. Fino a ieri sostenevamo fortemente che questo nuovo Cda non avesse un programma, un progetto, una visione. Invece ora cominciamo a pensare che invece gli è tutto molto chiaro, chiarissimo. Si tratta di un metodo antico e consolidato: bastone, carota e brodino tiepido.

Che ci fosse qualcosa di “strano” in Danimarca il Bardo ce lo ha detto da tempo ma che questa stranezza per quanto riguarda la Rai cominciasse a prendere forma di un mostro, francamente, non ce lo aspettavamo in cosi breve tempo. Cosa succede? Succede che è in corso un golpe a danno delle casse del Servizio Pubblico che ora per un verso (il canone) e ora per un altro (la pubblicità) sono sotto grave minaccia. Cerchiamo si sintetizzare: l’Europa ci ha chiesto (sic!!!) di attuare “la direttiva (UE) 2018/1808 del parlamento europeo e del consiglio, del 14 novembre 2018, recante modifica della direttiva 2010/13/ue, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi, in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato”. Questa richiesta deve avvenire attraverso il suo recepimento nel nostro ordinamento e lo strumento usato è il Decreto Legislativo emanato da Governo. Nella forma e nella sostanza del documento ci sono molte cose interessanti da studiare, però una colpisce in modo rilevante con l’art. 43, commi 1 e 2, prescrivono per Rai nuove indicazioni sulla pubblicità: “1. La trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riferito ad ogni singolo canale, non può eccedere il 6 per cento nella fascia oraria compresa fra le ore 06.00 e le ore 18.00 e nella fascia compresa fra le 18.00 e le 24, ed il 12 per cento di ogni ora. Una eventuale eccedenza, comunque non superiore al 1 per cento nel corso di un’ora, deve essere recuperata nell’ora antecedente o successiva. 2. La conclusione dei contratti di diffusione pubblicitaria da parte della concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale avviene sulla base dei principi di concorrenza, trasparenza e non discriminazione, per come dettagliati nel contratto di servizio pubblico, al fine di garantire un corretto assetto del mercato”. Si tratta di modifiche devastanti (si parla di circa 100 mln), in particolare quella riferita al secondo comma, laddove si impone a Rai di concludere contratti, sostanzialmente, con la logica delle procedure di evidenza pubblica (una gara) che invece non viene richiesta ai privati in virtù del “corretto assetto del mercato”. In soldoni, si recepisce ai limiti della trascrizione, quanto auspicato da Mediaset già dal 2018 quando Fedele Confalonieri accusò la Rai di fare dumping sulle tariffe pubblicitarie. 

Questo il bastone che si sta usando nei confronti del Servizio Pubblico e, da ora in avanti, è verosimile che assisteremo continuamente al balletto delle mezze verità, del detto e non detto, del sottinteso e delle smentite. Nel giro di pochi giorni abbiamo letto frasi del genere “Vi confermo che non è intenzione di questo Governo procedere alla revisione delle modalità di riscossione del canone in bolletta” (Ipse dixit) oppure “Non venderemo RaiDue” oppure “I tagli non intaccheranno il prodotto” e, come abbiamo ricordato ieri la clamorosa balla “ll Cda ha approvato all’unanimità i tagli del budget”.

Dunque, mentre si sollevava polvere intorno a questi temi, sotto sotto si stava tramando il colpo grosso: la ridefinizione delle regole sulla pubblicità che potrebbe incidere non poco sui conti futuri della Rai. Ma, su e questo tema,  l’Uomo Fuortes al comando (Copy BLoggorai) ha riferito in Vigilanza una frase che è suonata subito strana : “Abbiamo una parte, che magari altre non hanno, di ricavi da pubblicità che però ha un tetto che tra l'altro si discute se ridurre. Chi discute cosa, dove e quanto??? Il Parlamento, il Governo, L’AgCom ??? La domanda che poniamo è semplice. Come si è giunti a questo testo del DDL? Le Relazioni Istituzionali e gli Affari Legali Rai come hanno monitorato questo tema (come pure quello del canone in bolletta)  e cosa hanno fatto per fronteggiare questa minaccia?  E, qualora fosse, se qualcuno discutesse di ridurre, come si pensa di compensare  i mancati introiti che ne deriverebbero? Aumenta il canone? Si taglia tutto il tagliabile, si vende una rete o qualche canale, si porta il cavallo di Messina al Monte dei Pegni? E, come abbiamo scritto più volte, con quali soldi si potranno fare gli investimenti necessari non tanto per crescere ma almeno per rimanere a galla? Nessuno ne parla.

Lo stesso Fuortes in Vigilanza ha dichiarato: “L'importante è, però, ragionare su come finanziare questo prodotto. E l'unico modo in cui non si può finanziare il prodotto è con le perdite che in una Azienda culturale come la Rai, sostanzialmente non profit, diventano direttamente abbattimento del patrimonio e indebitamento".  A parte l’altra insopportabile balla sul “non profit”  in quanto la Rai è una Spa e può conseguire utili, rimane il tema dell’indebitamento che, al momento, potrebbe essere la sola soluzione per trovare soldi per investimenti. Un buon padre di famiglia si indebita pensando al suo futuro. Ci si rafforza invece la sensazione che di pensare al futuro qualcuno non ne ha proprio voglia.

bloggorai@gmail.com

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