giovedì 12 agosto 2021

Fuortes è bravo ?!?!?

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
“Mi prende per un cretino? Certo che non dirò una parola di più. Me li intorto con metonimie, iperboli, ellissi e mezze verità. Insomma, tutto il mio repertorio. Anche io so imbastire storie 
al limite del fantascientifico”.

Anzitutto torniamo brevemente al tema di ieri riferito alla scoperta dell’acqua calda. Fuortes, secondo quanto ha scritto il Messaggero, avrebbe ripreso il vecchio Piano industriale già confezionato quando arrivò Salini nel 2018 e lo vorrebbe far suo. Già di per sé, in quanto tale, rebus sic stanti bus, una scelta del genere fa accapponare la pelle e fa girare qualcosa cambiando una vocale: Il Piano industriale (derivato dal Contratto di Servizio) è la visione del futuro che si intende dare all’Azienda, è la sua proiezione verso quella che vorrebbe e dovrebbe essere nelle nuove dimensioni del mercato e delle tecnologie. Non può essere la banale, pedissequa, riproposizione di un modello che ha ormai oltre quattro anni di vita. E’ passata un'eternità da quando venne messo in cantiere ed verosimile che, nel frattempo, sia successo qualcosa in tutto il perimetro della comunicazione audiovisiva che è difficile non tener conto. Di quel Piano abbiamo scritto tante volte che era come una macchina con una ruota bucata e senza una di scorta e, per di più, non aveva benzina nel serbatoio. Forse anche ambizioso ma non è sufficiente dire che voglio andare sulla Luna se a malapena riesci ad andare a Frascati. Non solo, come è noto il Piano è diretta emanazione del Contratto di Servizio che è in scadenza. I due documenti viaggiano all’unisono, in parallelo con la nuova missione che dovrà essere assegnata alla Rai per il suo prossimo futuro e del quale ancora non si parla e nessuno finora ha provato ad immaginare cosa possa o debba essere.

Questa uscita del nuovo AD, se confermata nei termini di cui abbiamo letto, è un grave passo indietro.

Allora  la domanda che poniamo ( e non siamo i soli) è  molto semplice. Fuortes è bravo o meglio, sarà bravo? Quando il  sottoscritto abitava a Viale Mazzini era uso accompagnarsi ad altri amici alla mensa e capitava di dover commentare qualche miracolo di promozione di una categoria, di una nomina  a funzionario, dirigente o direttore. Se non si capiva quali fossero i meriti specifici della persona miracolata si diceva sommariamente che “è bravo/a”. Altrimenti questo aggettivo viene usato da chi intende mettersi in grazia del “nuovo che arriva”. Diciamo una forma di ruffianamento a priori, una cambiale a futura riscossione: “si, l’ho incontrato… però è bravo”.

Allora, a questo proposito, sta fiorendo una letteratura per sapere esattamente in cosa Fuortes è stato bravo in almeno un paio di sue esperienze significative:  il Teatro Petruzzelli di Bari e il Teatro dell’Opera di Roma. Nella capitale pugliese si ricordano bene il suo operato ( https://bari.repubblica.it/cronaca/2012/03/03/news/petruzzelli_la_camusso_a_bari_scontro_totale_cgil-fuortes-30868796/ ) mentre sull’esperienza romana ci è capitato un articolo del Fatto Quotidiano del 2017 con il titolo “Teatro dell’Opera di Roma. 47 milioni di debiti, più costi che incassi, un esercito di impiegati: ombre sulla gestione Fuortes” ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/04/teatro-dellopera-di-roma-47-milioni-di-debiti-piu-costi-che-incassi-un-esercito-di-impiegati-ombre-sulla-gestione-fuortes/3495688/ ). Quanto sarà “bravo” con la Rai purtroppo, lo potremo sapere solo fra tre anni. Chissà, a quel tempo,  forse, ci sarà una navicella spaziale in viaggio verso Marte.

Comunque, il tema di questa mattina è la comunicazione per quanto riguarda la più grande Azienda di comunicazione del Paese, la Rai. Ieri abbiamo scritto che in queste ore, in questi giorni, si sta ridisegnando una parte della geografia del potere a Viale Mazzini e, segnatamente per le seguenti posizioni: capo staff AD, direttore delle relazioni esterne, direttore delle relazioni istituzionali e del capo ufficio stampa e, infine, del Direttore Generale (che merita una nota a parte). Si tratta del "cerchio magico” con i quale la Rai dialoga verso l’esterno (per l’interno poi c’è tutto altro ragionamento, forse mai fatto compiutamente). Si tratta di posizioni di assoluto valore strategico: se non comunichi bene ciò che fai, non c’è Sanremo che tenga. Osserviamo intanto che queste prime mosse di Fuortes non sembra siano state ispirate a grande acume giornalistico: ci stiamo ancora chiedendo se gli sono stati utili i titoli di Repubblica e del Messaggero, nonché la lettera al Fatto Quotidiano. A noi sono apparsi segnali critici. Ora si tratta di decidere. Ovviamente a Viale Mazzini e dintorni c’è grande fermento e agitazione: la scelta della persona che dovrà comunicare la Rai di Fuortes avrà grande importanza, politica anzitutto. Sui nomi in ballo ci asteniamo dal riportarli: osserviamo solo che tra quelli che girano c’è rappresentato quasi tutto l’arco parlamentare che sostiene il Governo (tranne uno che è all’opposizione e  che sembra il più agitato per ambire a quella carica). Per come vediamo noi le cose, queste posizioni dovrebbero essere perfettamente coincidenti con il progetto gestionale dell’AD. Non ci ha mai scandalizzato il principio dello Spoil System, dove quando cambia il capo cambia tutta la squadra. Osserveremo con attenzione questo ambito: sarà la perfetta cartina di tornasole del nuovo che avanza.

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