martedì 17 agosto 2021

Rai: la guerra del futuro inizia domani



Non c’è pace tra gli olivi. Un sito pubblica ogni giorno le prime pagine dei quotidiani: in poche immagini, in pochi istanti, appare la fotografia su quanto avviene in Italia e nel resto del mondo. Questa mattina ce n’è quanto basta per avvertire un vago senso di disgusto. Questi i termini più usati: Caos a Kabul, l’ora della vendetta,  Apocalisse Afghanistan, il tramonto dell’Occidente, in pasto ai talebani, la disfatta occidentale e, infine, cronaca di una disfatta annunciata. La sensazione è che sembra che tutti siano caduti dall’albero delle pere, che tutto sia accaduto quasi per caso, che dormivano tutti da piedi. L’immagine dei nuovi capi del governo talebano insediati al palazzo del Governo è uno schiaffo in faccia a tutta l’ipocrisia e il falso moralismo di quanti hanno aderito o sostenuto il principio della democrazia esportata sulla canna del fucile. Per buona parte, sono gli stessi che hanno fatto la fila per andare a fare visita alle nostre truppe a Kabul che ora balbettano incapaci di spiegare e rendere conto delle loro scelte scellerate. Ma, soprattutto, incapaci a proporre un pensiero compiuto su quale potrà essere un futuro non tanto progettuale (sarebbe troppo impegnativo) quanto almeno provvisorio.

Andiamo avanti e torniamo ad occuparci della Rai e del futuro del Servizio Pubblico dove si pone la stessa preoccupazione: cosa si intende farne nel suo prossimo futuro. La breve pausa di ferragosto ci ha consentito di rispolverare temi e problemi che presto torneranno di grande attualità e già questa mattina il Sole 24 Ore ce lo ricorda con un titolo in prima pagina: “Banda ultralarga, il piano di Colao”. Abbiamo scritto più volte che questo governo e questa governance della Rai non sembrano avere un progetto di costruzione, una visione, del Paese e del  Servizio Pubblico. Siamo ingenerosi e inesatti: lo hanno e sembra anche essere molto chiaro. Torniamo a qualche mese addietro, a quando è stato nominato Dario Scannapieco alla guida di CdP.  In quella occasione venne allo scoperto il “metodo Draghi” sulla direzione che si intendeva perseguire sulla presenza dello Stato nelle società controllate o partecipate: più spazio al mercato, cedere quote e diminuire la partecipazione.  In verità, il corollario principale di questo metodo sembra riferirsi più alla presenza ingombrante della politica che non dello Stato in quanto soggetto economico, ma questo è tutt’altro capitolo tutto ancora da scrivere. In questo quadro esce dal cilindro L’Uomo Fuortes al Comando ©Blogggorai del quale, finora, sappiamo ben poco su quanto intende fare, a parte riprendere pari pari le scelte del suo predecessore Salini. una cosa però la sappiamo. la delega al digitale, tipica di AD, è stata assegnata alla Presidente Soldi. una scelta insolita e poco comprensibile. Ecco allora che, a questo proposito, si palesa l’orizzonte prossimo venturo sul quale si capirà bene da che parte si intenderà dirigere la Rai. Come verrà posizionato il Servizio Pubblico nella contesa sulla Rete Unica e la Banda ultralarga? Da che parte verrà schierato nella scelta tra “prevalente interesse pubblico” avverso a quello contrario? In quale direzione verrà compiuta la scelta strategica di riferimento: dal versante broadcast o quello broadband oppure a metà tra i due mondi? Interrogativi dai quali ne discendono altri conseguenti: la Rai in che termini dovrà (potrà) sostenere l’adeguamento e il potenziamento della  propria infrastruttura tecnologica complessiva? Si potrà (dovrà) dotare di una propria CDN investendo oltre 100 mln di euro che, al momento, nessuno è in grado di dire dove si potranno reperire?

Da ricordare che fra pochi giorni, il prossimo 23 agosto, avrà inizio la campagna per il bonus dei 100 euro per la rottamazione dei vecchi tv/decoder in vista della transizione al DVB-T2. Non sarà una passeggiata: i fondi a disposizione di 250 mln saranno sufficienti per 2,5 milioni di interventi. Pochi, troppo pochi.

Insomma, il calderone inizia a ribollire in vista di un prossimo autunno che non si preannuncia facile. Se qualcuno pensa, spera, che risanare un buco di 57 mln sia la soluzione dei problemi, abbiamo la forte sensazione che si parte con il piede sbagliato. 

bloggorai@gmail.com

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