mercoledì 11 agosto 2021

Rai: il Passato che ritorna e la nuova Geografia del potere

Foto di Ylanite Koppens da Pixabay

Agosto … Rai mia non ti conosco. Dobbiamo ammettere che non c’è molto di leggere e da dibattere.

ALT !!!! 

fermi tutti, nel mentre che avevamo bell'e pronto il post di questa mattina ci arriva tra capo e collo un articolo firmato da Mario Ajello sul Messaggero. Vi aggiorneremo.

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Proponiamo  allora una sommaria antologia di Post che hanno avuto particolare successo di lettori. Osserviamo che, a distanza di mesi, il contenuto è ancora valido, parola più, parola meno. 

Post pubblicato il 29 aprile 2021

Oggi la Rai è in affanno e non sarà un pareggio di bilancio che la rimetterà in sesto o che gli potrà spalancare un radioso avvenire. Occorrono anzitutto tanti soldi, tanti, per metterla all’altezza di produrre in proprio contenuti appetibili e vendibili sul mercato, per dotarsi di una infrastruttura tecnologica adeguata alle prossime sfide (fra 5 minuti, non fra 5 mesi) e, infine, anche per applicare i tanti impegni richiesti dal Contratto di Servizio, attualmente ancora disattesi (due su tutti: i canali inglese e istituzionale).  Questi soldi non si vedono all’orizzonte: non ci saranno dal canone (vedi la riduzione del canone speciale) e tanto meno dalla pubblicità, sempre più attratta dal web. Poi occorrono idee, programmi, visioni.

La Rai oggi è in affanno anzitutto perché non ha un progetto, non è più in grado di esprimere una sua ragione d’essere forte autorevole e credibile agli occhi di chi è costretto a pagare il canone. Occorre definire una sua nuova missione, un suo ruolo diverso distinto e distante da quello che è stato il suo fondamento di Servizio Pubblico. Necessario ridefinire il suo perimetro, il suo rapporto tra quanto costa e quanto “rende” in termini di servizio fornito al suo pubblico, i telespettatori. Evidente che tutto questo è un compito della “politica”, quella stessa che ora è chiamata a proporre i nomi dei nuovi amministratori, sempre che non sia il SuperTecnico a decidere. The Economist  di  questa settimana titola: “Too much is being expected of Mario Draghi. The Italian prime minister is not a miracle-worker”.  Ne siamo convinti e, infatti, nutriamo forti dubbi che sarà in grado di fare il miracolo di salvare il Soldato Rai.

Ora, con il calendario degli impegni strategici alla mano, la Rai dovrebbe correre, per il banale e semplice motivo determinato dal fatto che tutti gli altri corrono: corre il Paese, corrono i telespettatori, corre il mercato, corrono le tecnologie. Rimanere fermi o  andare piano significa, semplicemente, rimanere indietro e a chi giova una Rai arretrata, debole, confusa e azzoppata? Ricordiamo per l’ennesima volta che settembre è dietro l’angolo (inizio del refarming del DVB-T2) e il continuo silenzio della Rai comincia a rasentare la colpevole negligenza.

Perché si vuole, implicitamente, rallentare la Rai? La risposta c’è ed è nota da tempo. C’è un grande partito in Italia che potrebbe raccogliere un fracasso di voti, è trasversale a tutta la penisola e incrocia ogni appartenenza di schieramento, destra, centro o sinistra, credenti o laici, sportivi e pigroni, agnostici o scienziati. Si tratta del Partito RaiSet, quello che riunisce la maggior parte dei telespettatori di Rai e di Mediaset che, ogni sera li vede tutti riuniti in una grande Assemblea, un Congresso senza fine, dove ne fanno parte un gran numero di milioni di persone che intorno all’ora di cena si scatafasciano di fronte alla televisione (ancora, forse per poco, quella tradizionale). Sono i milioni di persone che tra Rai Uno e Canale5 si rinfrescano il pensiero con I Soliti Ignoti e Striscia la Notizia. Se tutti costoro si mettessero d’accordo per scegliere un capo di Governo non ce ne sarebbe per nessuno, i vari SuperTecnici o SuperPolitici verrebbero spazzati via d’un colpo. Si tratta di un potenziale partito che per un verso incute un grande timore e per altro verso è blandito e corteggiato fintanto che non si manifesta e non si presenta alle elezioni. Rai Set è un partito che fa sempre comodo, un po a tutti, arruffianarselo, tirarlo dalla propria parte, metterci dentro qualche amico, parente o conoscente. In fine dei conti, abbiamo tutti famiglia.

L’Azienda oggi sta messa male e le colpe non sono tutte dei suo nemici, almeno quelli palesi. C’è n’è una buona parte che ha vissuto e vive tutt’ora al uso interno. La Fortezza Bastiani è assediata anche da dentro e non da oggi.

Bene, torniamo alla cronaca di questi giorni. Sappiamo per certo che l’ATC (©) sta lavorando alacremente (con urgenza) alla ridefinizione della geografia del potere interno alla Rai: ci sono alcune posizioni sulle quali sembra esserci molto fermento. Si tratta del DG, del responsabile della comunicazione (nonché del nuovo/a capo/a ufficio stampa, visto che la sua attuale responsabile è di fatto ormai in pensione), del Direttore dello Staff AD e delle Relazioni Istituzionali. Dovrebbe essere il “nuovo cerchio magico” di Fuortes.

bloggorai@gmail.com

ps. alla domanda sul perché tanta solerzia nel rinnovare il contratto ad Amadeus per Sanremo non riusciamo a trovare risposta. Già, perché?

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