Agosto … Rai mia non ti conosco. Dobbiamo ammettere che non c’è molto di leggere e da dibattere.
ALT !!!!
fermi tutti, nel mentre che avevamo bell'e pronto il post di questa mattina ci arriva tra capo e collo un articolo firmato da Mario Ajello sul Messaggero. Vi aggiorneremo.
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Proponiamo allora una sommaria antologia di Post che hanno avuto particolare successo di lettori. Osserviamo che, a distanza di mesi, il contenuto è ancora valido, parola più, parola meno.
Post pubblicato il 29 aprile 2021
Oggi la Rai è in affanno e non sarà un pareggio di bilancio che la
rimetterà in sesto o che gli potrà spalancare un radioso avvenire. Occorrono
anzitutto tanti soldi, tanti, per metterla all’altezza di produrre in proprio
contenuti appetibili e vendibili sul mercato, per dotarsi di una infrastruttura
tecnologica adeguata alle prossime sfide (fra 5 minuti, non fra 5 mesi) e,
infine, anche per applicare i tanti impegni richiesti dal Contratto di
Servizio, attualmente ancora disattesi (due su tutti: i canali inglese e
istituzionale). Questi soldi non si
vedono all’orizzonte: non ci saranno dal canone (vedi la riduzione del canone
speciale) e tanto meno dalla pubblicità, sempre più attratta dal web. Poi
occorrono idee, programmi, visioni.
La Rai oggi è in
affanno anzitutto perché non ha un progetto, non è più in grado di esprimere
una sua ragione d’essere forte autorevole e credibile agli occhi di chi è
costretto a pagare il canone. Occorre definire una sua nuova missione, un suo
ruolo diverso distinto e distante da quello che è stato il suo fondamento di
Servizio Pubblico. Necessario ridefinire
il suo perimetro, il suo rapporto tra quanto costa e quanto “rende” in termini
di servizio fornito al suo pubblico, i telespettatori. Evidente che tutto
questo è un compito della “politica”, quella stessa che ora è chiamata a
proporre i nomi dei nuovi amministratori, sempre che non sia il SuperTecnico a
decidere. The Economist di
questa settimana titola: “Too much is being expected of Mario Draghi. The
Italian prime minister is not a miracle-worker”. Ne siamo convinti e, infatti,
nutriamo forti dubbi che sarà in grado di fare il miracolo di salvare il
Soldato Rai.
…
Ora, con il calendario
degli impegni strategici alla mano, la
Rai dovrebbe correre, per il banale e semplice motivo determinato dal fatto che
tutti gli altri corrono: corre il Paese, corrono i telespettatori, corre il
mercato, corrono le tecnologie. Rimanere fermi o andare piano significa, semplicemente,
rimanere indietro e a chi giova una Rai arretrata, debole, confusa e azzoppata?
Ricordiamo per l’ennesima volta che settembre è dietro l’angolo (inizio del
refarming del DVB-T2) e il continuo silenzio della Rai comincia a rasentare la
colpevole negligenza.
…
Perché si vuole,
implicitamente, rallentare la Rai? La risposta c’è ed è nota da tempo. C’è un
grande partito in Italia che potrebbe raccogliere un fracasso di voti, è
trasversale a tutta la penisola e incrocia ogni appartenenza di schieramento,
destra, centro o sinistra, credenti o laici, sportivi e pigroni, agnostici o
scienziati. Si tratta del Partito RaiSet, quello che riunisce la maggior parte
dei telespettatori di Rai e di Mediaset che, ogni sera li vede tutti riuniti in
una grande Assemblea, un Congresso senza fine, dove ne fanno parte un gran
numero di milioni di persone che intorno all’ora di cena si scatafasciano di
fronte alla televisione (ancora, forse per poco, quella tradizionale). Sono i
milioni di persone che tra Rai Uno e Canale5 si rinfrescano il pensiero con I
Soliti Ignoti e Striscia la Notizia. Se tutti costoro si mettessero d’accordo
per scegliere un capo di Governo non ce ne sarebbe per nessuno, i vari
SuperTecnici o SuperPolitici verrebbero spazzati via d’un colpo. Si tratta di
un potenziale partito che per un verso incute un grande timore e per altro
verso è blandito e corteggiato fintanto che non si manifesta e non si presenta
alle elezioni. Rai Set è un partito che fa sempre comodo, un po a tutti,
arruffianarselo, tirarlo dalla propria parte, metterci dentro qualche amico,
parente o conoscente. In fine dei conti, abbiamo tutti famiglia.
…
L’Azienda oggi sta
messa male e le colpe non sono tutte dei suo nemici, almeno quelli palesi. C’è
n’è una buona parte che ha vissuto e vive tutt’ora al uso interno. La Fortezza
Bastiani è assediata anche da dentro e non da oggi.
Bene, torniamo alla cronaca
di questi giorni. Sappiamo per certo che l’ATC (©) sta lavorando alacremente (con
urgenza) alla ridefinizione della geografia del potere interno alla Rai: ci sono
alcune posizioni sulle quali sembra esserci molto fermento. Si tratta del DG,
del responsabile della comunicazione (nonché del nuovo/a capo/a ufficio
stampa, visto che la sua attuale responsabile è di fatto ormai in pensione), del
Direttore dello Staff AD e delle Relazioni Istituzionali. Dovrebbe essere il “nuovo cerchio magico” di Fuortes.
bloggorai@gmail.com
ps. alla domanda sul perché tanta solerzia nel rinnovare il contratto ad Amadeus per Sanremo non riusciamo a trovare risposta. Già, perché?
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