giovedì 19 agosto 2021

Rai: ATTENZIONE all'algoritmo e a DAZN

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


I lettori che seguono questo Blog da oltre tre anni possono bene immaginare che non scriviamo tutto quello che sappiamo e non sappiamo tutto quello di cui dovremo scrivere. Succede, spesso, che alcune informazioni le conosciamo in ritardo come pure, al contrario, di alcune ne veniamo a sapere prima di altri. Quello che cerchiamo, sempre, di fare è mettere insieme pezzi, frammenti di ragionamenti che si svolgono nel tempo e nello spazio. Certamente, ne siamo consapevoli, abbiamo maturato una visione dei temi e dei problemi del Servizio Pubblico sufficientemente completa. Quindi, quando succede una relativa novità le antenne paraboliche si alzano immediatamente.

Così è successo ieri mattina dopo aver pubblicato il post sulla lettera agli utenti, quando ci è capitata tra le mani l’intervista su La Stampa, a firma Francesco Olivo, della nuova consigliera Francesca Bria. Dopo aver letto cotanto CV (assistito il governo britannico, assessore e Barcellona, coordinato progetti UE e ONU) ci siamo detti che forse questa era la volta buona che a Viale Mazzini si cominciasse a proporre cose nuove, delle quali nessuno aveva mai sentito parlare prima. Il titolo dell’intervista era invitante: “Alla Rai serve cultura dell’indipendenza …”: alla faccia del Kilimangiaro, questa proprio mi giunge nuova … mai sentita prima, novità assoluta. Andiamo avanti con crescente tensione fino ad un punto in cui ci prende uno stranguglione: domanda “Qual è la sfida digitale della Rai?” risposta “Lanciare una piattaforma basata su algoritmi etici, propri del Servizio Pubblico”. Questo è stato un colpo basso inatteso.  Eravamo pronti a tutto: abolizione del canone e relativa sostituzione con biglietti del gratta e vinci, transizione al DVB-T2 annullata per causa di forza maggiore (confermata l’inutilità,  ma di questo parleremo più avanti), il nuovo Contratto di servizio sostituito con una calorosa stretta di mano (tanto …inadempienza in più o una in meno … non interessa a nessuno), gli introiti da pubblicità sostituiti da una raccolta porta a porta (da non confondere con il relativo programma) e, infine, una CDN proprietaria Rai scambiata con una matassa di doppino telefonico usata. E invece NO !!! Colpo di scena: la rivoluzione digitale prossima ventura si chiama “algoritmo etico”. Ci siamo subito messi al lavoro per capire esattamente di cosa si tratta e sapere perché quei filibustieri del settimo piano non ne sapevano nulla e, infatti, ci siamo chiesti: Fuortes sa di cosa si tratta? La Bria, per garbo istituzionale, ne ha parlato prima con lui e gli altri consiglieri e, in particolare con la Presidente Soldi che dovrebbe avere la delega sulla transizione digitale? Così, tanto per non farli trovare impreparati. Tra l’altro, sapevamo che l’AD si era preoccupato affinché i consiglieri non parlassero più di tanto, anzi, se tacciono è meglio.  Chissà cosa è successo. Fatto sta che l’argomento ha suscitato vivo allarme anche tra i nostri lettori (oltre che scompiglio da varie altre parti) che hanno cominciato a chiamarci e chiedere spiegazioni.

Cosa è “l’algoritmo etico”? pochi sono in grado di dare risposta compiuta.  L’osservazione più interessante che abbiamo ricevuto, si riferisce alla stessa definizione “etico” che, come noto, al solo evocare tale termine si rischia di scatenare guerre di religione. Limitiamoci alla Treccani: “Etica: ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’e. va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle politicamente più adeguate”. Se invece provate a digitare su Google “algoritmi etici” la faccenda si fa più ricca e complessa. La Bria ci propone di coniugare questi due termini mentre ci corre un dubbio atroce: vuoi vedere che il giornalista ha trascritto male e ha equivocato il senso del suo ragionamento e che invece di “etica” si riferiva a qualche altra cosa, non meglio identificata? Infatti, per quanto sappiamo con relativa certezza, sia in ambito Rai che in ambito EBU, di algoritmi di Servizio Pubblico si dibatte da tempo. Tanto per semplificare e rimanere nel perimetro delle attività di Servizio Pubblico: se io compro sempre mozzarella di bufala ci sarà un dannato algoritmo che mi scopre  e me la farà trovare ogni mattina fresca fresca, davanti all’uscio di casa e magari la marca la sceglie lui (dannato Algoritmo poco etico) in base alla sue preferenze e/o accordi commerciali. Invece, l’Algoritmo buono, quello di Servizio Pubblico, mi deve dire, almeno per rispettare il sacrosanto principio del pluralismo,  che di mozzarelle ce ne sono tante, di varie marche e che sarà il consumatore a scegliere quella di sua preferenza. E così via. Insomma, per ora, rimaniamo con il dubbio: o noi non abbiamo ancora capito bene cosa intendesse dire, oppure la Bria non si è ci ha spiegato bene cosa intendesse proporre, con quale priorità intende sostenere questa innovazione, e come intende finanziarla. Così, tanto per capire meglio, magari avesse ragione che questo è il futuro della Rai prossimo venturo.

Bene, veniamo ora a cose serie. Ieri abbiamo scritto del prossimo 23 agosto a proposito dell’inizio della campagna di rottamazione dei vecchi televisori/decoder. Ci siamo dimenticati di quanto avverrà due giorni prima, sabato 21: inizia il campionato di calcio!!! Dajeeeeeeeeee!!!! Ecco spiegato il tanto silenzio sull’argomento rottamazione anche da parte di Rai: perché forse i vecchi volponi del VII piano e oltre avevano intuito che  conviene stare zitti e muti, anzi, allontanare quanto possibile lo spettro che si avvicina. La Smart Tv è alle porte e il suo ariete si chiama “Decoder DAZN”. Qualcuno ci ha spiegato “Il calcio è un prodotto che tira e da sabato chi vuol vedere il campionato dovrà necessariamente avere un abbonamento a DAZN (in accordo con TIM) …dunque,  se parliamo ora di acquistare un decoder, molti saranno indotti a comprare quello con i loro brand”. Tradotto in italiano: si rafforza ulteriormente la spinta verso il broadband a scapito del broadcast. Chissà, è un argomento da tenere in considerazione. Come pure quello dell’accordo tra TIM e gli esercenti di attività commerciali (sottoscritto ieri) ai quali potrebbe venire offerto un pacchetto di visione di eventi sportivi rivolto al pubblico presente all’interno dei propri locali attraverso un apparato privo di sintonizzatore che, come noto,  è l’elemento distintivo tra una Smart Tv e un televisore. Tradotto: l’anticipo della fine del canone speciale del valore a bilancio di circa 84,5 mln anno per le casse Rai. Il vecchio Gubi colpisce ancora. Poi, di pari livello, si pone il problema di quanta pubblicità verrà dirottata su questa offerta di Sport. Scusate se poco.  

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