Buona parte degli italiani quando si sveglia al mattino è probabile che si ponga molte domande assai impegnative: la salute, il lavoro, la scuola e così via. Altri invece, possono avere diverse preoccupazioni: la RAI? Che fine ha fatto? Allora, anche noi, leggermente preoccupati dello strano silenzio che si avverte intorno a Viale Mazzini e vie limitrofe, abbiamo cominciato a chiedere in giro cosa succede, e se mai fosse necessario dare una mano. Dopo un lento e faticoso giro di telefonate e messaggi vari abbiamo ricavato opinioni che vi riportiamo tali e quali:
Fuortes è bravo: sa già tutto e a tutto ha già provveduto (le nomine e vecchio Piano Industriale)
Fuortes non è bravo: non ha ancora capito ancora nulla e vaga nel vuoto
Fuortes attende segnali da Palazzo Chigi o palazzi limitrofi (Draghi si candida al Quirinale?)
Fuortes è tornato a Viale Mazzini ed ha trovato tutti gli uffici vuoti e si è turbato
Fuortes non si fida degli interni
Fuortes si fida degli interni ma ...fino ad un certo punto (così gli hanno riferito)
Fuortes si fida del suo Cda?
Quest’ultima domanda è capziosa e insidiosa. Cosa vuole dire? C’è un interrogativo che giace insoluto: perché alla presidente Soldi è stata data la delega alla transizione digitale? Ben sapendo che si tratta di un ambito di stretta competenza corporate e di assoluto rilievo strategico? Ci siamo pure chiesti se la famigerata intervista della Bria sia mai stata preventivamente "comunicata", o meglio "concordata" visto l'interesse strategico del tema, con l'AD e la Soldi.
Si tratta di un tema che ci riporta a quanto abbiamo scritto ieri a proposito del ritardo che si avverte su alcune grandi scelte tecnologiche che investono, direttamente o indirettamente, anche il Servizio Pubblico e se non per l’immediato, certamente per il prossimo futuro. Refarming e transizione al DVB-T2, società unica per la banda larga e 5G sono i capitoli di cui parliamo. Ieri, dopo aver riportato alcune “suggestioni” proposte da nostri autorevolissimi lettori interrogati sul perché è in corso tale ritardo (vedi oggi su La Stampa il titolo “Un anno dopo la rete unica non c’è. TIM e Cdp adesso trattano sul Cloud”), abbiamo ricevuto le cifre che riportano esattamente lo stato dei pagamenti che non sembrano ancora avvenuti: la Legge la legge di bilancio 2018 (dicembre 2017, n. 205) al comma 1045 stabilisce che: “ … Gli introiti derivanti dall'assegnazione delle bande di frequenza di cui al comma 1028 sono versati all'entrata del bilancio dello Stato, entro il 30 settembre di ciascun esercizio finanziario dal 2018 al 2022…”. Con questa impostazione, per quanto ci riferiscono, sarebbero entrati nelle casse dello Stato solo poco più di 2 Mld di Euro sui 6,5 del totale di gara e solo quelli provenienti dalla banda 700. Ne rimangono fuori ancora oltre 4,3 Mld della banda 3700, peraltro particolarmente pregiata in quanto utilizzata per i cosiddetti collegamenti per “l’ultimo miglio” tra i cabinet e le abitazioni. Si tratta di una montagna di soldi che ancora balano nell’etere, appunto. Come pure, a quanto sembra, comincia a ballare il tema 5G che non è più tanto al centro delle attenzioni.
A proposito di soldi, ieri abbiamo dimenticato (per modo di dire) di citare un soggetto rilevante presente in questa partita: Mediaset. Proprio lo scorso anno, in questo periodo, Marco Giordani dichiarò esplicitamente l’interesse del gruppo alla rete, subito gelato da TIM/Gubitosi. Da allora sono successi molti fatti finanziari ma l’interesse non è venuto meno. Merita un Post a parte.
Dunque, il problema è politico, come al solito. Tutto risiede nelle mani del decisore istituzionale, del Governo, che a seconda delle convenienze, necessità ed opportunità, agevola o favorisce una scelta piuttosto che un’altra. Ora quindi la domanda è: Draghi come si pone rispetto a tutto questo? Gli indicatori che si possono prendere in considerazione sono essenzialmente: il PNRR, il ruolo di CdP e il progetto di Colao. Ci eravamo già soffermati su CdP quando abbiamo sollevato il problema della posizione che intende assumere nel delicato equilibrio nella partecipazione/gestione delle azienda consociate/controllate con l’arrivo della nuova gestione Scannapieco. Al momento del suo insediamento avrebbe confidato : “Qui è un gran casino, bisogna ricostruire tutto”. più o meno la stessa frase potrebbe averla detta anche Fuortes quando ha messo piede in Rai. E, forse, con questa chiave di lettura si può interpretare come il nuovo AD intende svolgere i suoi compiti.
Il tema è sempre lo stesso, molto semplice: prevalenza dell’interesse pubblico o privato e quindi Stato o Mercato? In questa chiave si può leggere lo sviluppo di questi grandi appuntamenti tecnologici e, come abbiamo detto, per Viale Mazzini si pone il problema di decidere da che parte stare, dove impiegare le proprie energie, dove indirizzare i propri investimenti.