martedì 3 dicembre 2024

I filosofi del Servizio Pubblico

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Primum viveredeinde philosophari

Oggi chi si occupa di RAI e di Servizio Pubblico si può ritenere fortunato. Come abbiamo scritto questa mattina, sul fare del presto, appena letti i giornali, “nel vuoto cosmico di questa giornata e nel nulla che ci pervade” ci possiamo consolare sapendo che qualcuno si tormenta con atroci dubbi esistenziali: “chi siamo, dove andiamo, cosa facciamo”.

Portate sempre a buona memoria i bei tempi andati della televisione quando illustri pensatori si cimentavano con immani dilemmi: “C’è grossa crisi! Qua non sappiamo più quando stiamo andando” … “La risposta è dentro di te ... però è sbagliata” (C. Guzzanti, https://www.facebook.com/watch/?v=1166259453446017 ) oppure il grande filosofo della Tv dell’era moderna, il compianto Riccardo Pazzaglia, nelle sue indimenticabili dissertazioni sul senso della vita e il brodo primordiale (https://www.youtube.com/watch?v=LSQiG1-ZHok ) “Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo? … ahhhhh saperlo!” rispose Olga (da Antonio Checov, noto scrittore russo, amico di Pazzaglia). Da vedere e rivedere più volte.

Ebbene, ieri a Viale Mazzini si è svolto un memorabile incontro riservato all’alta dirigenza RAI, dove il “filosofo di Colle Oppio” ovvero l’AD Rossi, ci dicono, raccontano, che si è lasciato andare a forbite e dotte riflessioni condite da profonde citazioni nientepopodimenoche di Martin Heidegger e Karl Popper. Anche lui si è posto il tema dell’identità dell’Azienda (chi siamo?) senza però sfiorare il tormento del “dove andiamo?” giacchè non sembra essere nelle sue competenze. Non si pone il problema del “suo” governo, ovvero di chi lo ha nominato e di quanto minaccia il futuro della ”sua” Azienda. Il tormento e l’estasi: ci raccontano di dirigenti in parte sbalorditi e ammirati da tanta sapienza e forbito eloquio e in altra parte preoccupati in primo luogo per la loro pensione: “ci arriveremo sani e salvi?” … ahhhh … saperlo.. disse Olga. Con questi chiari di luna … le preoccupazioni sono lecite ancor più se condite da qualche notiziola che spunta qua e la sulla riduzione dei compensi dei pubblici amministratori (Corriere di ieri in prima pagina)

Nel frattempo, attendiamo fiduciosi che sempre i dirigenti RAI possano trovare nei prossimi giorni, giovedì 5, una possibile soluzione all’angosciante problema del canone: forse, speriamo, di sapere se mai ci fosse qualche idea illuminante. Attendiamo fiduciosi.

Per la cronaca: la Vigilanza non ha ancora fissato il prossimo incontro per votare la presidenza. Natale è alle porte (non fatevi illusioni, ci riferiamo ad un altro Natale).

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lunedì 2 dicembre 2024

....attendere prego ...

Foto di MJ Jin da Pixabay

 

Nel vuoto cosmico e nel nulla che ci pervade di questa giornata, il Post arriverà più tardi. 

Abbiamo una piccola storia da raccontare. Piccola ma interessante. Rimanete sintonizzati.

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Caro Babbo NataleRAI ... ti scrivo ... così mi rattristo un po'


Brrrrrrr… che freddolino! Tira un piacevole e tonificante vento di tramontana, asciutto e spazza nubi.

Ci avviciniamo velocemente a Natale ed è tempo di scrivere letterine. Una, senz’altro, andrebbe indirizzata ad un Babbo Natale e scegliete voi il “Natale” che preferite. Al primo posto, ovviamente, c’è il “Babbo Natale” per eccellenza, quello che arriva carico di doni sulla slitta trainata dalle renne artiche. Nella letterina a lui indirizzata ci si può mettere di tutto poiché seppure non è in grado di esaudire ogni desiderio qualcosa, comunque, nella sua gerla la mette. Ovviamente, il solo grande dono che si può richiedere a Babbo Natale (Governo) per la RAI è molto semplice: soldi, soldi tanti soldi e magari, se possibile, un pizzico di buona volontà per spenderli bene.

Poi, volendo, si potrebbe pure scrivere ad un altro “Natale” che invece il “dono” lo ha già ricevuto con la nomina a consigliere RAI. Per lui una “lettera” potrebbe non essere sufficiente. Ma questo è un altro genere letterario, lasciamo perdere.

Allora, a che punto è la notte di questo inizio settimana? Buia, nera, profondamente silenziosa. Non giungono segnali di trattative su nulla. La posta, le chat e il telefono di Bloggorai è tutto in silenzio, le riflessioni sono stranamente poco attive, al minimo sindacale. Forse, anche le lettrici e i lettori appaiono perplessi  da tanta confusione e incertezza.

La carta stampata (poca) annaspa invece sul nulla del trallallero trallalà del prossimo Sanremo e un Totopresidente “By il Messagero” che, giocoforza, scrive a Babbo Natale mentre se la canta e se la suona intonando musiche soavi per la Agnes. Si legge nell’articolo “Prima di Natale potrebbe insomma accadere qualcosa riguardo la presidenza di Viale Mazzini. C'è chi si aspetta di sentire, da parte di Agnes, una dichiarazione in cui dice di voler essere la presidente di tutti e questo aiuterebbe i contiani o i rossoverdi a votarla. Anche perché è personalmente apprezzata da tutti”. Come si fa a scrivere una frase del genere: se così fosse sarebbe stata votata da un pezzo. O no? No! Così non è.

Ecco, questo il punto: i contiani e/o i rossoverdi hanno bisogno di un “aiutino” per sbloccare il problema presidenza. La “morale” a volte è un venticello, una flebile opinione a geometria variabile: non ce la fanno per conto proprio a ripetere il tradimento del 26 settembre ed ora sperano, confidano, in una plausibile giustificazione che gli consenta di sostenere “lo faremo per il bene dell’Azienda”. Amen e Buon Natale!

Per quanto ci riguarda, il Problema politico è che non si vede all’orizzonte una soluzione plausibile e accettabile. La famosa frase del “presidente autorevole e di garanzia” non riesce ad essere concreta per poter essere incollata su un nome e cognome. Oggi, a bocce ferme, si ragiona solo sull'ipotesi meno peggio o ben che vada sull’interdizione di un nome rispetto ad un altro tra quelli di cui si parla.

Forse, come ormai noiosamente ripetiamo, c’è pure qualcun altro che avrebbe bisogno di un bel dono di Babbo Natale: il PD in quanto tale e il PD degli autorevoli analisti, studiosi e propositori di riforme variamente assortite. Il dono principale sarebbe fargli tornare la favella, il dono della parola e del pensiero, impacchettato con la carta della proposta, della visione di un futuro qualsiasi e dell’interlocuzione pubblica.

Attenzione: con i tempi lenti con cui viaggiano le lettere occorre fare in fretta. Il “dono “ del canone potrebbe arrivare ben prima del 25 dicembre.

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domenica 1 dicembre 2024

La RAI e il suo futuro improbabile

Foto di kalhh da Pixabay



Il futuro è ingombrante. Il futuro può "esse fero o poesse piuma". Il futuro sarà un sogno o un incubo. Spesso il futuro è minaccioso. Succede che sia pure faticoso anche solo immaginarlo e figuriamoci quanto possa essere impegnativo cercare di realizzalo. Il futuro è un’incognita probabile o imprevista: “The future is unwritten” (Joe Strummer) o, se preferite, “The Future Is a Foreign Land”.

Noi non sappiamo se Aldo Grasso, nota penna del Corriere, legge Bloggorai ma sappiamo che Bloggorai legge Aldo Grasso come tanti altri. Oggi titola in prima pagina “La trita pantomima sulla RAI che sarà” e si legge “… affrontare con responsabilità due temi fondamentali: chiedersi cosa rappresenti ancora il servizio pubblico e come tagliare i costi, anche in Viale Mazzini. E ormai assodato che la Rai fa servizio pubblico solo al governo di turno. Salvo alcune lodevoli sacche di resistenza, l'idea di una tv che elevi il livello culturale dell'audience è ormai una reliquia di buone intenzioni. Oggi è difficile capire le ragioni di questa Rai, del suo Cda, dei suoi programmi”. Già, è veramente difficile capire e decifrare quale Azienda, quale Servizio Pubblico hanno in mente non solo chi governa ma anche chi è all'opposizione. 

Già, però sappiamo tutti per certo che quando si tratta di dibattere sul futuro della RAI Azienda e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo come fondamento di democrazia si diffonde una bizzarra epidemia di orticaria, di paresi cerebrale, di afonia, di dolori diffusi e insonnie nervose. Ne abbiamo avuto prova provato lo scorso giovedì, all’incontro promosso da Gasparri dove il sottotitolo era appunto “… riflessioni sul futuro …” dopo vent’anni dalla sua legge. Come abbiamo scritto, non abbiamo colto uno straccio di riflessione nemmeno cercandola con il lanternino e il termine “futuro” non ci sembra sia stato mai pronunciato.

Del resto, come vuoi parlare di “futuro” o anche solo immaginarlo quando il presente della Rai è talmente incombente e minaccioso che nella migliore delle ipotesi ti consente di avere lo sguardo limitato ad un paio di settimane. Non c'è uno straccio di certezza sul canone, non c'è uno straccio di certezza su chi dovrà essere il/la presidente, non c'è uno straccio di certezza su come si potrà risalire la china degli ascolti, non c'è uno straccio di certezza su come si potrà sostenere il Piano Industriale e non c'è uno straccio di certezze su come rendere credibile il già sconquassato Contratto di Servizio. 

La riflessione di Grasso soffre però di un “piccolo” limite: coniuga il tema del futuro al taglio dei costi. Per questo aspetto ci pensa il governo con l'art. 133 della nuova Legge di Bilancio. No, non è questo il piano rilevante: il taglio dei costi dovrebbe appartenere ad una normale e corretta gestione di un’azienda “normale” cosa che invece la RAI non è. E non è nemmeno come ha detto Rossi nei giorni scorsi: "il tema non è canone si o canone no" perché il tema è è proprio il canone in quanto tale. Bisognerà pur dire prima o poi se questo tema ha una sua ragion d'essere anche "morale", se questa tassa è giusta o meno e a cosa dovrà servire.

Ecco allora che la riflessione su “chiedersi cosa rappresenta oggi il Servizio Pubblico” segnatamente collegato alle risorse sulle quali contare è prevalente anche sul dibattito relativo ai modelli di governance che, ribadiamo, sono solo uno strumento di organizzazione e gestione non il fine, ovvero la missione del Servizio Pubblico. Forse non è un caso che oggi il pantano in cui annaspa la RAI è tutto dentro il mortale abbraccio dei partiti che, ancora una volta, lo scorso 26 settembre gli hanno messo il laccio al collo senza degnare di uno sguardo, appunto, al futuro.

Chiudiamo con una “nota di inguaribile ottimismo”: ma chi sarebbero i soggetti interessati a porsi questi interrogativi? Dove sta il VII cavalleria che potrà salvare il cavallo morente?

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