giovedì 12 dicembre 2024

RAI: un bicchiere di vino, un muro di omertà e ascolti digitali

by Bloggorai ©

Premessa n. 1: Bloggorai produce un ottimo vinello rosso, certificato e garantito, fatto con vitigni di Trebbiano, Pinot e Sangiovese con qualche grappolo di Grechetto in testa ai filari. Quest’anno è venuto un bel vinello, robusto, fruttato e di giusta gradazione. Succede pure che Bloggorai lo beve volentieri ora che è iniziato l’inverno e cerca di non eccedere, seppure non contiene bisolfiti e va giù che una bellezza.

Premessa n. 2: sappiamo con certezza che Bloggorai viene molto letto, specie al VII piano di Viale Mazzini, da molti parlamentari di diversi partiti e tanti autorevoli studiosi, esperti insieme a tanti pensionati  e sfaccendati vari.

Allora, ci domandiamo: delle due l’una e allora o Bloggorai esagera con il suo vinello e va a cercare problemi pure dove non ce ne sono oppure talvolta solleva qualche problemino che molti, tanti, troppi preferiscono ignorare come questo della Agnes nominata all’EBU. Abbiamo avvertito su questo tema una certa coltre di silenzio omertoso, di reticenza, di sottintesa  riluttanza a porre (e forse comprendere) il peso del problema. La presunta illegittimità o ben che vada di inopportunità della sua nomina merita un filo di attenzione? Ribadiamo la domanda: è stata compiuta una presunta quanto indebita forzatura per spingere la Agnes verso presidenza prima ancora che la Vigilanza possa esprimersi? Qualcosa non torna.

Come pure, ci avviciniamo alla resa dei conti sul canone con la prossima approvazione della Legge di Bilancio: sia che passi l’art.113 sia che last minute la Lega possa far approvare un emendamento per mantenere la riduzione a 70 euro, ci sarebbe materia sufficiente per sollevare un forte problema di legittimità costituzionale per la nota indisponibilità del canone nelle mani del Governo. Non è stato fatto lo scorso anno e sembra verosimile che non avverrà anche quest’anno. Lo sappiamo bene: difendere il canone implica una postura politica non facile da assumere: da una parte del PD, passando per il M5S e finendo ala Lega al fregola abolizionista è alquanto diffusa. Paradossale che sia: a difendere il canone è rimasta solo Mediaset!

Con buona pace di quanti in questi giorni si stanno strappando le vesti a difendere la possibile perdita di Sanremo. Ancora ieri abbiamo letto di qualcuno che si tormenta con il dubbio di se, di come e di quanto il festival possa ritenersi “una risorsa fondamentale” del Servizio Pubblico la cui perdita anticiperebbe addirittura un percorso di imminente privatizzazione.

Vale la pena tornarci su: Sanremo è anzitutto il crocevia perfetto di interessi economici rilevanti, un pozzo dove attingono copiosamente case discografiche, agenti artistici, case di produzione, sponsor più o meno occulti  e portatori sani o malati di grossi budget pubblicitari e, infine di una pasticciata cointeressenza con la rivale Mediaset che si coltiva in casa i propri “talent”  con lauti ascolti (De Filippi docet) per poi “lanciarli” sulla vetrina di Sanremo/RAI/Servizio Pubblico. Poi, occasionalmente, sul fondo, si sente musica e canzoni. Se il “Servizio Pubblico” volesse proporre una propria gara della canzone italiana o un “talent show canoro” ha tutti i mezzi e l’esperienza per proporre un “Festival di Vattelappesca” per produrlo in proprio senza dover dare i resti e condividere interessi con tutto il cucuzzaro che gira intorno a Sanremo. Non ci stracceremo le vesti per un Sanremo dove il conduttore dichiara solennemente che in questo festival si parlerà solo di famiglia, lasciando fuori tutti il resto del mondo. “Sono solo canzonette” non ci ha mai convinto, anzi!

Chiudiamo con note a margine: periodicamente, da ormai quasi dieci anni compaiono notizie sul "dossier" Rai Way dove, puntualmente, si legge “… sul tavolo RAI la fusione con Ei Towers”. Nel pieno dell’incertezza sulle risorse di RAI, del suo piano Industriale pressoché cementato  senza risorse e, ancor più, nel pieno delle verifiche sul rinnovo del contratto di servizio tra Viale Mazzini e la quotata di Via Teulada (del valore di oltre 200 mln) appare alquanto bizzarro che questo tema riemerga proprio in questo momento. Vale la pena Per RAI mantenere ancora questo servizio oppure si può considerare di “metterlo a gara” realizzando un possibile risparmio stimato in circa 100 mln?

La notizia del giorno è l’avvio del nuovo sistema di rilevazione dei dati di ascolto: il Sole titola “Auditel, via alla rivoluzione degli ascolti Tv: dato unico da pc, smartphone, tablet”. La rivoluzione annunciata, la Total Audience, è foriera di grandi cambiamenti e, occhio e croce, non sarà un pranzo di gala per Rai: il mondo “digital” gli è lontano, il suo pubblico è anziano e tradizionalista legato al “tubo catodico” di Don Matteo e prodotti da Villa Arzilla, poco avvezzo a “smanettare” sui social o nuovi device. Per inciso: la concorrenza Mediaset da tempo è più forte in questo ambito: senza alcuna pretesa di scientificità, ci siamo presi la briga di confrontare i report Standard Auditel Digitale per le settimane 1/7 dicembre 2024 con 3/9 dicembre 2023 e leggiamo:

LS (2024)   Mediaset: 247.000 k RAI 71.130 k

TTS (2024) Mediaset:   22.300 k RAI 15.100 k

LS (2023)   Mediaset   246.000 k RAI 65.100 k

TTS (2023) Mediaset     19.900 k RAI 15.800 k

Se poi volessimo costruire una serie mensile per lo stesso anno di riferimento i dati sarebbero impietosi: la RAI ne esce con le ossa rotte e con una tendenza che difficilmente potrà essere invertita o migliorata. Chissà come interpretano questo pensiero gli strateghi del Marketing RAI e i “nuovi “amministratori”?

bloggorai@gmail.com

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