venerdì 28 aprile 2023

RAI: qualcuno sta barando



Ogni tanto nei mercatini compare una paranza di tre compari che gioca con le tre carte dove, inevitabilmente, qualcuno rimane fregato. L’abilità del magliaro fa si che sia facile intravvedere la carta giusta dove puntare per poi farla sparire con quella “bucata”… è un fiato, un attimo, un soffio e “carta vince, carta perde”.

Allora ieri è successo che si è materializzato uno dei fantasmi dui cui abbiamo parlato, la Vigilanza RAI dove è stato audito il ministro Urso che ha rilasciato dichiarazioni importanti che meritano di essere messe a punto e in ordine.

A: attualmente è in vigore il Contratto di Servizio 2018-22 la cui scadenza è stata prorogata al prossimo settembre.

B: questo Contratto prevede, all’art. 25,u, che “… la Rai è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano industriale di durata triennale…”

C: il Piano industriale di durata triennale tutt’ora in vigore è stato approvato a marzo 2019 ed è vigente in forza a seguito della sospensione avvenuta a marzo 2020 che, di fatto, ne ha fatto slittare la validità di un anno.

D: una bozza di Piano industriale è stato presentato in Vigilanza lo scorso 21 luglio insieme al Piano immobiliare rimasto poi lettera morta a seguito della crisi di governo e nei giorni precedenti (13 luglio) anche ai sindacati.

E: la relazione tra Contratto di Servizio e Piano industriale è definita esattamente nel citato articolo 25 del Contratto oggi in vigore: è il Contratto che determina il Piano e non viceversa non foss’altro perché la logica sinallagmatica del Contratto prevede che si debbano definire prestazioni in cambio di sovvenzioni (canone). Parlare oggi di obbligo di definire il piano senza prima concludere il Contratto dove si definiscono gli obiettivi e gli strumenti per conseguilo appare del tutto illogico.   

F: recentemente la presidente Soldi ha dichiarato che, a proposito di una presunta “bocciatura” del Contratto da parte del Ministero, che è in corso una normale interlocuzione, cioè che le parti stanno lavorando allo scambio di bozze di lavoro, come previsto da questo schema:

Oggi siamo esattamente alla fase 3.

Ieri il ministro Urso ha dichiarato:

A: leggiamo sul Corriere “… ha sottolineato come la mancata presentazione da parte di Fuortes del piano industriale in consiglio di amministrazione impedisca ora la sottoscrizione del contratto di servizio tra Stato e Rai…”

B: leggiamo su La Stampa “L'amministratore delegato ha pieni poteri e mi aspetto che proceda sul piano industriale, una delibera che ci consente di proseguire con il contratto di servizio”.

Dunque, quanto successo ieri si divide esattamente su due livelli: uno meramente tecnico giuridico e l’altro assolutamente politico.

Sul primo livello, per quando di nostra conoscenza e competenza non ci sono dubbi: il ministro Urso sembra aver mescolato fischi per fiaschi: non è scritto da nessuna parte che il Piano industriale (peraltro in vigore) impedisce l’avanzamento del rinnovo del Contratto di Servizio i cui lavori sono in corso. Il tema si sposta sul secondo livello e sulle dichiarazioni che si leggono sia dello stesso ministro che di altri esponenti della maggioranza di Governo: “Urso attacca Fuortes. Non mi risponde” (Corriere), “Ultimatum di Urso a Fuortes: adesso il Piano”, “…confermato la opportunità di un rapido avvicendamento al vertice operativo della RAI …” nota di Gasparri e, infine, la nota della Lega dove si legge  “…impegno affinché la Rai torni ad essere un'azienda competitiva e al servizio degli italiani, a partire dal rinnovo della governance…”.

Ora tutto sta a capire se quanto avvenuto ieri in Vigilanza punta a rafforzare il disegno di spingere Fuortes fuori dalla RAI o meno. La nostra opinione è che, formalmente, alcuni lo vorrebbero ma, sostanzialmente, non riescono a farlo. Le “dimissioni” che Fuortes potrebbe rassegnare sono immaginabili solo a condizioni indeterminate: che venga presentato un nuovo Piano Industriale, che poi venga bocciato e che l’AD ne possa trarre la conclusione che si debba dimettere. Tre elementi tutti da verificare nella loro concretezza e nei tempi necessari. Ancora, da non dimenticare che è tutt’ora valido l’impegno preso tra la Meloni e lo stesso Fuortes a riversi a seguito dell’approvazione del bilancio e, infine, da tenere bene in mente che mancano poche settimane dallo sciopero generale Rai che non passerà certo inosservato. Intanto, comunque, è stata formalizzata una prossima audizione di Fuortes in Vigilanza e ancora non calendarizzata: prima o dopo l’incontro con la Meloni?

Chiudiamo: la nostra sensazione è che sia stata buttato il pallone in tribuna: la “politica” tutta intera, compresa l’opposizione di PD e M5S, ha cercato di scaricare su Fuortes la responsabilità di non aver affrontato il nodo RAI per la sua interezza a alimentato il caravanserraglio dei vari teatrini dell’Opera di Milano, Firenze o Napoli. Questa una vera fonte di incertezza e instabilità.

Nota a margine: notizia clamorosa di questa mattina “Richard Sharp si dimette da presidente della BBC dopo aver omesso di dichiarare il legame con il prestito di Boris Johnson. L'indagine afferma che Sharp ha infranto le regole sulle nomine pubbliche, creando "potenziale conflitto di interessi percepito". Attenzione ai termini: “potenziale” e “percepito”. Esattamente come da noi, la stessa cosa.

Rimanete sintonizzati, ci potrebbe essere di più e di meglio.

bloggorai@gmail.com

 

 

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