sabato 8 aprile 2023

La Destra, la Sinistra, la Rai: il sogno e l'invidia

Foto di Rogier Hoekstra da Pixabay

Care lettrici, cari lettori…anzitutto Buona Pasqua e, con l’occasione, vi ringrazio ancora una volta e vi ribadisco: vi voglio bene! Dopo quasi cinque anni ininterrotti di Bloggorai, ci sono momenti in cui passa la voglia, arriva un filo di stanchezza che si traduce spesso in “chi te lo fa fare?”. Beh, quando come successo ieri, vedi su Google Analythics che tante, tantissime persone puntano il Blog pure se non c’era nulla da leggere, porta a ritenere che c’è vita sulla terra, che comunque un filo di attenzione sui temi che trattiamo c’è sempre e questo è un buon segno che non possiamo sottovalutare o dimenticare. Grazie!

Oggi non c’è nulla di rilevante da riferire e ne approfittiamo per una riflessione a margine.

Bene, allora, ieri è successo che ero in viaggio verso l’amata Val Tiberina, comodamente seduto sui sedili posteriori della macchina dove guidava la mia esperta e fedele pilota, e tra una telefona e l’altra, intento a sfogliare i giornali e consultare Whatsapp è successo che due storie, in qualche modo connesse tra loro, mi agitavano il pensiero. Lo sfruguglio è arrivato quando, per l’ennesima volta come un tormentone, mi è stato chiesto perché ritengo che Fuortes&C possano rimanere ancora al loro posto e non lasciare libero il campo alla “destra” che avanza.

Con ordine: la risposta è semplice. Ditemi anzitutto quale ragionamento, quale presupposto logico politico dovrebbe indurre l’AD a dimettersi. Ci sono poche possibilità: A si dimette per “motivi personali” e va in vacanza in qualche paesino appenninico; B l’azionista lo sfiducia; C viene indotto a dimettersi perché la Patria lo chiama in cambio di adeguata “ricompensa”. Escludiamo A e B: il personaggio non si dimetterà mai sua sponte e il Tesoro non ha tempo, voglia e modo di avviare un’operazione molto lunga e complessa. Rimane solo C ma, al momento, manca la “chiamata” della Patria e non c’è la “ricompensa” di un teatrino qualsiasi. Amen. E speriamo pure che i colleghi che pure seguono con tanta passione il cip e ciop, il gossip e il taglia e cuci se ne facciano ragione.

Allora il secondo tema è interessante: si è svolto nei giorni scorsi un incontro della destra “intellettuale”, gli “stati generali della cultura” del Governo Meloni con un occhio rivolto alla RAI. Non entriamo nel merito di quanto è stato proposto e dibattuto ma ci incuriosisce la forma, la rappresentazione mediatica dell’evento che è poi pure sostanza. La destra di Governo si pone un problema di una sua identità culturale che la sinistra invece non sa più nemmeno da che parte cercare. La destra anzitutto è destra e la sinistra non si sa più nemmeno bene quale essa sia e in che forma viene percepita e votata. La destra si aggrega, sia pure in modo conflittuale, e la sinistra si “sgrega” e assume forme via via sempre più indefinite e indefinibili. La destra si pone il problema di come essa possa impadronirsi ed entrare nel racconto del Paese di par suo e la sinistra invece si pone solo il problema di come conservare quel poco che gli rimane di un antico passato P&P ovvero Poltrone & Potere. La sinistra? Quale sinistra? Boh! Difficile nasconderlo: corre un filino sottile sottile di invidia mista ad un sano sconforto e preoccupazione: si aggira la vaga impressione che questa destra ce la terremo per lungo tempo ancora.

Bene facciamo allora scendere il cielo sulla terra e riportiamo questa riflessione sulla Rai. La logica secondo cui Fuortes dovrebbe lasciare perché la destra lo vuole sembra alquanto debole e problematica. Necessario chiedersi allora: Fuortes è di “sinistra” solo perché nominato da Draghi e in beneplacito del PD? Quella parte del “suo” (che poi suo non è) Piano industriale e relativa riforma per generi è di destra o di sinistra? La bislacca teoria del “pareggio di bilancio” è di destra o di sinistra? Lo stato confusionale sul futuro del canone è di destra o di sinistra? E così via trotterellando. Così come stanno le cose, per quale dannato motivo si dovrebbe intendere o percepire un Fuortes di “sinistra” avverso ad un Fuortes di “centro” che dir si voglia? Cosa avrebbe fatto o cosa potrebbe fare di “sinistra” che la destra possa temere? Nella peggiore delle ipotesi, potrebbe rinnovare il contratto ad Amadeus per il prossimo Sanremo? Che paura!!! E per quale dannato motivo questo Fuortes, esattamente così com’è in queste determinate circostanze, dovrebbe essere rimosso e, per di più, alla vigilia di uno sciopero generale dove gli si rimprovera, giustamente, tutto lo scibile umano e aziendale? A non sapere leggere e scrivere, converrebbe ai più che le grane se le sbobini da solo e, già che ci siamo, ci troviamo alla viglia dei palinsesti di giugno, altra bella grana da pelare.

bloggorai@gmail.com

Ps: abbiamo scritto in epoca non sospetta, già dallo scorso anno, che Fuortes avrebbe mangiato il panettone 2022 e l’uovo di Pasqua 2023: stiamo riscuotendo le vincite delle scommesse.

 

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