lunedì 17 aprile 2023

La RAI, la televisione e il sonno primaverile della ragione



Abbiamo chiesto ad un Bot di AI di proporci un’immagine di una persona che dorme con la testa dentro una Tv e fiori di primavera: questo il risultato.

Oggi nulla di nuovo sul fronte di Viale Mazzini dove tanti, se non tutti, sembrano assorti in un sonno primaverile, storditi e confusi, in attesa di un destino incerto che nessuno sa quale mai potrà essere. Se non che sappiamo solo che ci dovrebbe essere un Cda sul Bilancio e allora questa settimana la iniziamo con due brevi riflessioni: la destra e la sinistra alla RAI e il potere delle immagini o del racconto televisivo.

Il primo è un argomento leggermente “palloso” nel senso che ha un vago sentire sottile di un velo di muffa sulla marmellata epperò, come alcuni fanno, lo rimuovono e la mangiano lo stesso. Allora ieri sul Corriere è comparsa una lunga intervista ad uno dei “signori della guerra artistica” dentro la RAI: un certo Beppe Caschetto. Ad un certo punto gli si chiede quale definizione di se stesso gli piace di più e lui risponde “Quale la diverte di più? «Forse Lucio Presta della sinistra».  Al che sorgono spontanee come acqua fresca ingenue osservazioni: si possono applicare e utilizzare categorie politiche del genere quando si tratta di mediazioni artistiche pagate “… al 10…15% ..” ??? e perché certi personaggi di “sinistra” (uno a caso Fazio oppure recentemente Jacona che si è dimesso anticipatamente per andare nella sua scuderia ben più remunerativa di quanto guadagnava in RAI) ? E se Caschetto è di per suo o considerato di sinistra, per opposizione, si dovrebbe dire che l’altro Signore della guerra artistica, un certo Lucio Presta è di “destra” e, per associazione di area di riferimento, i personaggi che rappresentano sono associati ad una parte o all’altra parte politica opposta? Qualcosa, semplificando, non torna: Benigni è di destra (Presta) o di sinistra? Boh…  Ma la battuta essenziale l’ha fatta quando, parlando di conflitto di interessi,  Caschetto ha affermato che “La scelta finale non è mia: chi decide, pensa al bene del programma”. Già, esatto, la scelta finale non è (o non dovrebbe essere) sua ma di chi ha la responsabilità editoriale, cioè la RAI. Quesito essenziale quanto fondamentale. Chi decide cosa e perché gli agenti come pure le società esterne all’Azienda hanno tanto potere forse non per decidere ma certamente per influenzare?

Andiamo avanti. È superfluo ricordare il potere devastante delle immagini in grado si supportare il racconto televisivo e succede che spesso ci torniamo a fare i conti. Oggi vi proponiamo una breve riflessione sul caso della strage di Erba per la quale Olindo e Rosa stanno scontando l’ergastolo. Nei giorni scorsi il Procuratore Generale di Milano ha chiesto la revisione del processo ritenendo che a loro carico ci sono “Prove maturate in un contesto malato". Ebbene, come forse è noto, a sostenere con forza questa tesi è stato un programma televisivo, Le Iene di Italia1. Ecco allora che si pone il problema di quanto e come vengono usate le immagini televisive sia nella comoda, facile e immediata versione accusatoria sia in quella più complessa e faticosa versione assolutoria. Non se ne dibatte mai a sufficienza e men che meno questi interrogativi li pone il Servizio Pubblico. Ricordate il caso Enzo Tortora?

Passando ad altro tema dove le immagini dicono molto di più di mille parole: il ragazzino americano di 21 anni che appena lasciato il biberon e la Playstation viene arrestato in diretta Tv con tanto di forze speciali, blindati e mitra spianati. Lo avevano in casa e fatto crescere con i segreti della NATO a portata di mano. Con che senso di ragionevolezza si può assegnare fiducia  e credibilità a gente del genere? La guerra nucleare a portata di mano di questa gente? Il paradosso è pure che ci spiattellano queste immagini in Tv come se nulla fosse. Mah … Suggerimento: leggete quel pericoloso estremista di Lucio Caracciolo oggi su La Stampa su chi comanda in Europa?

Chiudiamo con due note: la prima riguarda un articolo de La Repubblica su un argomento che proponiamo da tempo. Si tratta delle repliche, ennesime alla X potenza, di tutto ciò che è replicabile all’infinito: Montalbano docet. Si legge “Di anno in anno la stagione tv finisce prima, ed è diventata una prassi riempire i buchi del palinsesto con prodotti di successo. L'usato sicuro è una garanzia ma non è normale aprire le danze ad aprile, mese in cui l'offerta di prime visioni dovrebbe essere garantita. Si paga il canone per dodici mesi, perché il pubblico del servizio pubblico non dovrebbe avere diritto di vedere cose nuove?”. Già, il canone, il Contratto di Servizio, la cosiddetta “sinallagma” ovvero il rapporto tra quanto viene richiesto in cambio di cosa viene fornito. Potrebbe non reggere più il vecchio argomento che il canone RAI è tra i più bassi in Europa: i telespettatori, gli utenti, i cittadini, i navigatori o chiamateli come volete magari pagano di più ma richiedono pure di più. Tutto molto semplice.

Altra nota sulla quale cercheremo di approfondire: sappiamo che gli ascolti del TG1 non vanno gran che bene.

bloggorai@gmail.com

 

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