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Tralasciamo le piccole cose (nei giorni scorsi la XXXa replica di Montalbano, di Tataranni e di Pretty Woman al suo 31o passaggio su RaiUno ed altre amenità, divertenti gossip e taglia e cuci) e concentriamoci su alcune figure che rappresentano un fulgido esempio di come Viale Mazzini possa fare scuola di “mobilità politica”.
Ieri pomeriggio il Governo ha varato le nuove nomine alla partecipate e, tra i nomi, due spiccano per rilievo e connessione con la RAI: Flavio Cattaneo e Igor De Biasio. Ci dicono che la Rassegna Stampa RAI di questa mattina è inondata di notizie che fanno riferimento al primo personaggio e di conseguenza gli articoli vengono inseriti nella sezione “Azienda”. Al che, vista la nostra veneranda età e la memoria che ancora funziona a fasi alterne, siamo andati a ricercare qualcosa su di lui perché qualcosa ci ronzava nelle orecchie. Abbiamo trovato al volo, in sintesi, un paio di articoli che possono rinfrescare torbidi pensieri. Leggiamo il titolo “La storia della struttura Delta” su Il Post del 5 luglio 2011 a firma di Francesco Cosa: “Non c’è decisione”, scrivono Galbiati e Randacio (autori di nuovo oggi delle ricostruzioni basate sulle intercettazioni), “presa dal direttore generale Flavio Cattaneo sulla programmazione che non venga riferita ai dirigenti di Cologno Monzese. A volte è lo stesso Cattaneo a parlare con Mediaset”, facendo riferimento a una telefonata in cui Bergamini parla di un colloquio tra Flavio Cattaneo e Piersilvio Berlusconi” (da rileggere attentamente con penna rossa alla mano: https://www.ilpost.it/2011/07/05/bergamini-rai-raiset-struttura-delta/2/ ) e poi “La storia si ripete: la nuova struttura delta all’attacco della Rai” firmato da Barbara Scaramucci il 15 maggio 2019 (vedi https://www.articolo21.org/2019/05/la-storia-si-ripete-la-nuova-struttura-delta-allattacco-della-rai/ dove si legge “Si leggeva di come in occasione della morte di Karol Wojtyla Bergamini fosse preoccupata per un forte astensionismo dei cattolici alle immediatamente successive elezioni amministrative. Di come, in occasione dei risultati di quelle elezioni stravinte dal centrosinistra, Bergamini e l’allora direttore generale della RAI, Flavio Cattaneo, avessero dato istruzioni di fare “più confusione possibile per camuffare la loro portata”. Infine, leggiamo il titolo del Fatto Quotidiano del 5 agosto 2010 “Ecco perché Romani non può diventare ministro dello Sviluppo Economico” a firma Gianni Barbaceto e cosa scrive a proposito di Cattaneo: “…Nel 2003, zitti zitti, tentano il colpo finale: vendere le frequenze alla Rai, che le vuole utilizzare per il digitale terrestre. Merito della legge Gasparri, che dà il via libera alla compravendita delle frequenze (come permettere ai posteggiatori di vendersi le piazze dei parcheggi). L’allora direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, incontra gli emissari del gruppo, che gli offrono le frequenze a prezzi d’amatore: 7,5 milioni di euro per quelle di TvSet e addirittura 24 milioni per quelle di Lombardia 7. È un giornalista che rovina la festa: Paolo Biondani sul Corriere della sera (“Nasce indagata la tv del futuro”) racconta che dietro TvSet c’è la banda già inseguita da tre procure d’Italia per bancarotta, associazione a delinquere, false fatture, riciclaggio, falso in bilancio” (leggi https://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/05/ecco-perche-romani-non-puo-diventare-ministro/47754/amp/ ). Ognuno si può fare la propria opinione. Altro da aggiungere? No.
Veniamo ora alla seconda figura interessante della giornata. Il consigliere RAI in quota Lega Igor De Biasio indicato alla presidenza di Terna. Dopo che un direttore è diventato ministro della Cultura ci sta che un consigliere possa diventare presidente di una importate società partecipata dallo Stato. In fin dei conti, una vicenda umana vale l’altra, una competenza si equivale all’altra, un consigliere, un ministro o un presidente non si nega a nessuno e se poi è il Governo, la Patria che chiama, come dire di no. E hanno ragione coloro che si lamentano del fatto che Bloggorai parla “spesso e troppo” male della RAI: questa è l’ennesima prova provata che non sempre è vero. Viale Mazzini è una scuola di pensiero, una Agorà Ver.37.0 ai tempi dell’AI, un modello di comportamenti virtuosi, un educandato monacale, un chi c’è … c’è … uno vale più di uno. D’altra parte, se i criteri di nomina degli attuali consiglieri non sono mai stati resi noti oltre la dichiarata emanazione dei loro partiti di riferimento di cosa ci si può lamentare?
Però, ora si apre un grave fronte di riflessione. Che succede con l’uscita di De Biasio dal Cda Rai alla vigilia di quanto potrà accadere nei prossimi giorni? Abbiamo, come al solito, fatto qualche telefonata e un giro di messaggi e questo è quanto ne è venuto fuori. Una parte si sono schierati sul fronte di un segnale di accelerazione per l’uscita di Fuortes e altra parte di segno contrario. Il ragionamento dei primi: il CdA a sei è sotto rischio di voti a sorpresa e allora tanto vale rimescolare tutte le carte e nominarne uno nuovo e dare vita alla nuova stagione della “RAI di destra”. Osserviamo noi: ragionamento plausibile ma complicato, complesso e lungo da attuarsi. Il ragionamento dei secondi invece porta a dire che in queste condizioni al Governo “conviene” non aumentare la tensione sull’Azienda e lasciare tutto fermo almeno per il momento. Una fibrillazione dopo l’approvazione del Bilancio (che comunque verrà presentato in termini positivi) e alla vigilia dei uno sciopero generale sarebbe difficile da gestire. Convincente: ci schieriamo con questa seconda lettura.
Rimane una vaga sensazione: che nel futuro di Viale Mazzini si addensano nubi fosche.
bloggorai@gmail.com
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