Sulla Piana di Filippi: Bruto, Antonio, Ottaviano e Messala. Poche ore prima dell’inizio della Battaglia dagli esiti ancora incerti. Frammenti del dialogo: “CASSIO – Soffia ora, vento; gonfiatevi, onde; sta bene a galla, barca: scatenata è ormai la gran tempesta, e tutto adesso è rischio!” … “BRUTO – Ebbene, allora avanti. Oh, se uno potesse già conoscere l’esito degli avvenimenti d’oggi! Ma basterà che si concluda il giorno, e tutto si saprà. Avanti, avanti!”. (Atto quinto , scena prima).
Ci troviamo a poche ore dalla conclusione di questa crisi e il risultato, quale che esso sia, aprirà una nuova fase della scena politica. Contemporaneamente, domani si terrà un importante Cda Rai e, il giorno successivo, si svolgerà un passaggio cruciale in Vigilanza Rai sul Piano industriale. Il nodo di fondo non è ancora stato chiarito: mentre è in pieno svolgimento il dibattito strategico sulle linee guida del Contratto di Servizio, nelle prossime ore si svolgerà un rito formalmente incomprensibile e forse anche indebito: tutti hanno ripetuto in ogni modo e in tutte le sedi che Contratto e Piano debbano marciare insieme e non si capisce allora perché si debba invece accelerare sul secondo lasciano il primo sullo sfondo. Misteri della fede. O meglio, non è un mistero per nessuno che Fuortes intenda fare uno “strappo” e intestarsi un titolo di merito altrimenti difficile da raggiungere: mettere il suo cappello sul nuovo Piano Industriale e scrollarsi di dosso la polvere del vecchio Piano sul quale ha poggiato la presunta sua “rivoluzione” ovvero il vecchio Piano di Salini &C. E’ solo un tema di forma, per la sostanza ci sarà tempo…
Ebbene, come titola oggi un fondo di Repubblica, “il Popolo ha parlato” e l’ora delle grandi decisioni sta per scoccare (ci viene il dubbio di aver già sentito qualcosa del genere). Viene subito da pensare: ma come? ‘sto stesso Popolo che quando si tratta di andare a votare, decidere e partecipare sembra sempre dall’altra parte (vedi nei giorni scorsi il Post su “La fuga degli elettori dalle urne”) e ora, improvvisamente, si sveglia e chiama all’appello l’Unità Nazionale, il Supremo Bene del Paese, gli interessi collettivi, il futuro dell’economia, la difesa dei confini nazionali, la danza della pioggia e la tutela contro l’invasione delle cavallette. Bene, è un vero piacere sapere e constatare che i sindaci, gli scienziati, i medici e i paramedici, gli artigiani, gli industriali e i commercianti, gli albergatori e i noleggiatori di auto, moto e monopattini temono la crisi e decidono di rivolgere un accorato appello al Capo del Governo affinché resti al posto dove non è stato cacciato da nessuno. Questo dettaglio, francamente, non appare del tutto chiaro: Draghi ha ottenuto la fiducia al Senato e quindi, formalmente, non c’era nessuna ragione plausibile ragione perché dovesse rassegnare le dimissioni al Capo dello Stato. Salvo sostenere che il mancato voto del M5S venisse inteso come voto contrario seppure ininfluente ai fini dell’approvazione del Decreto. Ora, sia detto con stima e simpatia: fare il grande banchiere europeo e godere della stima internazionale è un mestiere, fare il politico e governare la cosa pubblica è altra cosa. Si dice, sommariamente, che la Politica con la P maiuscola è arte delle opportunità, necessità e convenienze. Se è vero, come forse è vero, che il Paese è sull’orlo della catastrofe (spread, guerra Covid etc etc) era proprio necessaria la sceneggiata “"Après moi, le déluge" ??? forse anche no ed era sufficiente tirare dritto, come ora molti gli chiedono e tutto questo ora sarebbe stata solo una parentesi problematica. Perché invece scatenare tutto questo putiferio? Nulla avviene mai per caso mentre i destini del mondo sono quasi sempre tutti già scritti: basta saperli leggere.
Questa vicenda somiglia, per certi aspetti, a quella che abbiamo vissuto alla vigilia dell’elezione del Capo dello Stato quando, sempre lo stesso Draghi era indicato come il Salvatore della Patria e pochi sapevano bene da che parte era meglio che fosse a difenderla: da Palazzo Chigi o dall’alto colle del Quirinale. Il genio Italico ha provveduto: Mattarella ancora al suo posto e Draghi sempre dov’era prima. Ora ci tocca leggere che, qualora si dovesse mai andare alle elezioni c’è chi sussurra, sottovoce ma nemmeno poi tanto, che potrebbe essere sempre lui l’Uomo della Provvidenza che si porrebbe a capo della Formidabile Armada di Centro Sinistra in grado di fronteggiare gli invasori alieni del Centro Destra Desta. In alternativa, sempre che sia desideroso di “scendere in campo” e non sporcarsi più le mani con i “populisti” di vario genere (vedi i vari campi larghi) possa decidere di intestarsi la Cavalleria Rusticana del Grande Centro con i cespuglietti dei vari 2% che si aggirano intorno a quel che fu il Centro Centro Sinistra (sinistra?).
Bene, non ci resta che attendere e come ha detto Bruto “ … basterà che si concluda il (prossimo) giorno, e tutto si saprà. Avanti, avanti!”.
Già… avanti ..avanti … il futuro è tutto dietro le nostre spalle!
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