Intendiamoci pure su questo: rinviare, sopire, diluire e perdere tempo, buttarla in caciara, lasciare andare e non affrontare il problema del canone Rai può anche essere parte di una “visione” corrotta e distorta ma che da qualche parte trova buon albergo e si sintetizza con il ridimensionamento strategico del Servizio Pubblico e la sua ricollocazione in un alveo di subordinazione rispetto al privato.
Inutile lambiccarsi e disquisire amabilmente tra otto amici al Bar sul nuovo Contratto di Servizio, Piano Industriale, riforma della Governance, aggiornamento tecnologico, nuovi prodotti editoriali etc… se poi non si ha nessuna certezza sulle risorse necessarie per sostenere questi impegni. Non è più nemmeno un rischio ipotetico disegnare scenari che poi non potranno mai essere applicati perché non ci soldi in cassa. E soldi in cassa ce ne sono già pochi e quelli che ci potranno essere saranno sempre meno.
I tanti soggetti coinvolti (AD, Presidente, AgCom, partiti, sindacati tutti etc etc) dovrebbero uscire allo scoperto e una volta per tutte provare a formulare qualche ipotesi su come definire il tema delle risorse Rai e, molto in particolare, sul canone. Già che ci siamo, magari anche prima della fine di questa legislatura visto che, fino a prova contraria e salvo provvedimenti in extremis sulla prossima finanziaria che potrebbe rinviare di un ulteriore anno, a partire dal prossimo 2023 il canone verrà riscosso alla “vecchia maniera” laddove si prevedono X centinaia di migliaia o milioni di evasori per un danno stimato di oltre 300 mln di euro.
Come abbiamo scritto e ripetuto più volte su questo tema il silenzio è totale ed è rimasto nella storia il duetto tra la Fedeli e Fuortes dove l’una chiedeva all’altro “che volete fare? ” e lui di risposta “… dicitencello vuie … Dicitencello ch'è na rosa 'e maggio, ch'è assaje cchiù bella 'e na jurnata 'e sole”.
Certo, è del tutto evidente che il tema risorse si coniuga in modo assoluto con gli obiettivi che si intendono perseguire: a rigor di logica si dovrebbe prima definire la “visione” e poi trovare gli strumenti per applicarla.
Ma se, come succede, pure la Corte dei Conti ribadisce che i soldi in cassa vengono spesi male e in Vigilanza questo mantra si ripete costantemente come la mettiamo? I soldi nelle casse di Viale Mazzini ci sarebbero pure ma vengono dispersi in mille rivoli di inefficienze e sprechi. Allora si sente dire: “Voi Rai diteci come li spendete e noi (politica) ve li daremo o meno se quello che ci proponete ci potrà piacere”. Il problema è irrisolto: la “politica” non sa dove andare già di per suo e figuriamoci sul futuro della Rai.
Allora il problemino è molto semplice e gli schemi di ragionamento possibili sono limitati. Proviamo a buttare giù qualche sommaria ipotesi.
a. il canone rimane invariato e si riducono i perimetri di spesa (tagli su tutti i fronti)
b. il canone aumenta “di fatto” con il rientro di voci attualmente indebitamente “espropriate” (extragettito etc)
c. il canone viene eliminato ed assorbito nella fiscalità generale
d. il canone verrà riscosso attraverso nuovi modelli (tassa sulle abitazioni, automobili etc)
e. il canone attuale verrà utilizzato solo ed esclusivamente per impegni da “servizio Pubblico” e tutto il resto va sul mercato pubblicitario.
f. nulla cambia e nulla potrà cambiare, almeno per i prossimi tanti mesi che ci separano dal prossimo Parlamento e fino ad allora sarà solo e semplicemente un “Tirare a Campari” come dicono i giovani.
Ognuna delle ipotesi proposte presenta aspetti positivi e negativi. Basta scegliere una prospettiva e seguirla. Ed è proprio quella che sembra del tutto assente mentre, nel frattempo, si sente dire (Palazzo Chigi mormora) che “Bisogna fare qualcosa … presto … presto … vedete voi … fate una forzatura con il Piano Industriale o se proprio non ce la fate ... fate almeno il Piano immobiliare …”. Però, l’aria che tira non sembra delle migliori per diversi aspetti.
È del tutto evidente poi che il tema risorse non si esaurisce con il solo canone. Si estende alla pubblicità, alle politiche commerciali che l’Azienda persegue, alla gestione dei suoi “asset” pregiati (vedi anzitutto Rai Way).
Sintesi: il tema risorse è prevalente in modo assoluto su tutti gli altri e, ben che vada, è necessario affrontarlo contestualmente con gli altri temi e subito. Quale Azienda si può permettere di disegnare il suo futuro se non sa nemmeno se potrà abitare ancora nello stesso palazzo dove risiede (Viale Mazzini)???
Al Circolo Arci della Bassa Val Tiberina sono vivamente preoccupati dell’aumento delle tariffe varie e pure “chi perde paga” a briscola sembra ad alto rischio.
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