lunedì 25 luglio 2022

La Rai con gli occhi della Tigre


Il calendario cinese ci informa che il 2022 è l’anno della Tigre: “L’energia che la Tigre porta è quindi estremamente vivace, veloce, mutevole; molto diversa dal ritmo lento e cadenzato del Bue che ormai ci sta salutando. Quest’anno quindi sarà caratterizzato da cambiamenti inaspettati e sviluppi imprevedibili, sarà un anno intenso e senza mezze misure”. Brrrrrrr .. che pauraaaa!!!!

Quando si parla di Paese (Italia) viene in mente la scenetta con Vittorio De Sica e Tina Pica dove lui dice a lei “ … e chi è ‘sta gente?” e lei, con un ampio gesto delle mani che ruotano intorno “ .. la gente … la gente …”. Cioè tutti, cioè tutto. Se dici “Paese” sei un prode patriota, se dici invece “gente” sei un volgare populista. Ora che siamo entrati nel pieno della competizione politica, il compito del “randello” narrativo  sarà assegnato alla televisione che dovrà tradurre in immagini il “sentir comune” che i partiti intendono veicolare. La stampa, in queste circostanze, non ha e non potrà mai avere la stessa potenza delle immagini. In assenza, equivalenza o eguaglianza di programmi (chi si potrà non dire a favore degli “interessi del Paese”, chi si potrà non dire “a tutela delle fasce più deboli, chi si potrà non dire a favore dei “giovani”) potrà essere il “profilo empatico” dei personaggi che compariranno sulla scena a prevalere più che la loro “fantasmica agenda Draghi”.  

La Rai è entrata, per paradossale che possa apparire, da un lato nella zona d’ombra dove non trova più i suoi interlocutori istituzionali (salvo incontrarli privatamente a cena, vedi Orlando/Bria) e dal lato opposto nella zona di luce che gli verrà dal suo “posizionamento” relativamente vantaggioso sul fronte della sua interlocuzione pubblica, istituzionale con un distinguo: può essere tallonata da presso dalla concorrenza che da tempo ha affilato le armi e non sarà in finestra.   

È appena iniziata la Grande guerra delle parole, delle frasi fatte, dei luoghi comuni che ci accompagnerà nei prossimi giorni e settimane. Ieri abbiamo letto un titolo “La caduta del governo penalizza i più poveri”. Non citiamo l’autore per stima e rispetto ma magari, chissà, forse avrà pure ragione ma è possibile che gli sia sfuggito l’ultimo Report Istat del 16 giugno dove si legge che “Nel 2021, sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). Pertanto, la povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19. Per la povertà relativa l’incidenza sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020)”. Non è chiaro se con il Governo Draghi i poveri stavano meglio prima o staranno peggio dopo. Il “paese Italia” è l’unico in Europa dove salari sono mediamente diminuiti invece di crescere (-2,9) mettendoci nell’ultima posizione in classifica dove ai primi posti i salari sono cresciuto mediamente a due cifre. E così via: “I Partiti giocano. Il Paese affonda”. E già perché invece prima “galleggiava” in un brodo di giuggiole. Ancora: altro che l’inflazione, è stata ed è la speculazione dilagante e inarrestabile che ha portato i prezzi al consumo a livelli drammatici e i prezzi al consumo non sono aumentati improvvisamente il 20 luglio. I vari Pronti Soccorsi delle grandi città (Roma e Napoli) non sono in crisi dal 20 luglio ma da mesi, anni, senza che nessun brillante ministro della Sanità intervenisse.

Dunque, ora siamo nel pieno del “Mai più con …” ovvero “Mani russe sulla caduta di Draghi” ovvero “il campo largo ora è un camposanto” ovvero “guardiamo con attenzione”  ovvero “siamo sempre pronti al dibattito e al confronto” ovvero “è iniziata la corsa al centro” ovvero “Mattarella è la nostra garanzia” ovvero “i populisti porteranno le cavallette … è tutta colpa loro” ovvero “la crisi peserà sulle scelte della BCE” e così via trotterellando.

Cercheremo nei prossimi giorni di collezionare le frasi più importanti ovvero le supercazzole di particolare rilievo. Vedi oggi sulle copertine dei quotidiani:  

“Il rebus Calenda che agita il PD”. (Corriere). Il rebus? Da quando Calenda è diventato un rebus piuttosto che una certezza? “Destra, volano gli stracci” e si legge “Rampelli (FdI):ma il Ppe lo sa che Tajani era monarchico?” (Repubblica)… già ,ma il Pd lo sa che Gentiloni era un fervente marxista leninista maotsetungpernsiero? “Questa destra può governare?” e si legge “Salvini vuole tornare al Quirinale” (La Stampa). Se era per così poco si poteva evitare la crisi di Governo … o no? La Lega lo aveva anche chiesto con la sua mozione. Il premio al titolo di prima pagina più fascinoso: “I camaleonti non sono tigri. Letta: è l’ora delle alleanze”. Francamente, Enrico Letta con l’occhio di tigre si fatica ad immaginarlo, non parliamo poi di Franceschini. Ci aspettiamo di vedere pure Fuortes con l’occhio di tigre. Auguri!

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