Tranquilli: non mi hanno censurato anche se a molti piacerebbe pure bucarmi le ruote della macchina.
Oggi ci sono tanti argomenti sui quali riflettere e dibattere. Questo Blog vuole partecipare alla battaglia ma non alla guerriglia. Per quella ci sono altri mezzi e altri luoghi. Come al solito, la prendiamo da lontano, questa volta da lontanissimo.
Alle prime luci dell’alba di quel 18 giungo 1815 il tempo in Belgio volgeva al brutto. Napoleone aveva predisposto in modo corretto le sue armate e aveva avuto un vantaggio di 24 ore sui suoi avversari. Non fu sufficiente perché anche il tempo, la pioggia, congiurò contro di lui. L’inizio dell’offensiva contro gli schieramenti anglo prussiani era previsto intorno alle 9.30 ma il terreno fangoso complicò i suoi piani. Anzitutto, il fuoco di sbarramento dell’artiglieria venne attenuato per il semplice fatto che le palle di cannone proprio a causa del terreno non producevano l’effetto dovuto e, per lo stesso motivo, i movimento dei carri e dei cavalli era notevolmente rallentato. Così decise di rinviare l’inizio della battaglia alle 11.30 e fino alle prime ore del pomeriggio, introno alle 16 era quasi persuaso di vincere. Quelle poche ore di ritardo gli saranno fatali. Forse, anche questo contribuì all’esito della battaglia: quell’intervallo di tempo fu decisivo e consentì al Duca di Wellington e al prussiano Von Blücher di organizzare le proprie armate e poi vincere lo scontro decisivo. Non fu solo il meteo a combattere contro Napoleone, anche i suoi generali parteciparono alla disfatta. Di tutto questo ancora se ne dibatte.
Certo Salini non è Napoleone e la battaglia che la Rai deve affrontare potrebbe non somigliare a Waterloo. Però può essere divertente leggere quanto sta per avvenire in questa chiave. Facciamo un passo di lato e proviamo a giocare di immaginazione e fantasia. Proviamo a dare per scontato che Mario Draghi si debba assumere, tutto da solo, contro il volere degli Dei della politica, l’onore e l’onere di voler cambiare l’Azienda radiotelevisiva di Servizio Pubblico. Proviamo pure a supporre che si ponga una domanda: “Cosa ne voglio fare della Rai, che futuro gli voglio prospettare?”. Da uomo di banca, di finanza, di conti in ordine, dovrebbe ben sapere che non si va da nessuna parte se non ci sono risorse adeguate e se non c’è un disegno, un progetto da perseguire. E allora, magari, tra se e se, prova a dirsi: “Va beh, in questo momento ho ben altro a cui pensare.. però mi tocca questa scelta e allora, daiiiii, rimbocchiamoci le mani e mettiamoci al lavoro”. Allora chiama i suoi fidi collaboratori e gli chiede i “dossier” alcuni dei quali, sembra, pare, dicono, siano stati preparati da una nota società di cacciatori di teste (sic!!).
Di cosa si tratta? Di tre pile di cartelline: una gialla, una verde, una grigia. Sulla prima, in bella evidenza, compare la scritta “candidati esterni”, sulla seconda “candidati interni” e sulla terza “???”. Incuriosito, chiede al suo Capo di Gabinetto cosa vogliano significare quei tre punti interrogativi ed egli a lui: “non se ne curi, per ora… poi vedrà”. A quel punto, il capo del Governo prende la prima pila, scioglie lacci e lacciuoli che la legano e, al suo interno, trova due sottogruppi così denominati: “maschi” e “femmine”. Al suo moto di sorpresa, il solerte capo di gabinetto osserva prontamente: “Capo, non se ne curi… vada avanti... dopo le spiego”. Draghi ha fiducia nel suo collaboratore e allora obbedisce e comincia a sfogliare. Candidato/a n. 1: vicino/a a Letta (quale Letta? E la domanda non è peregrina). Sospira, gemente: “Bho … lasciamo perdere, se facessi una mossa del genere finirei impallinato per il resto dei miei giorni”. Candidato/a n. 2: in simpatia di Salvini. “Oddio, peggio mi sento. Se facessi una mossa del genere, apriti cielo, potrei giocarmi la candidatura alla successione di Mattarella, che è pur sempre un ruolo di “centro sinistra… naaaa… lasciamo perdere”. Giunge al candidato/a n. 3: suggerisce il Capo di gabinetto: “dicasi appartenere area grillina (Grillo chi???) o di quel che rimane del M5S” e Draghi a lui “Allora mi volete spacciato… Congiurate contro di me?? Mi proponete un nome di area, in simpatia, in odore di un partito prossimo all’estinzione… Giammai!!!”.
Gli sguardi tra i due si fanno perplessi e sconsolati e allora passano alla seconda pila: gli interni. Solita mesta operazione, le dita appesantite e l’umore pessimo. Candidato/a A: il solerte Capo di gabinetto fa notare una nota a margine della cartella, scritta a matita finissima, a malapena leggibile: “di notoria appartenenza ad “area” leghista, ben visto da Salvini & Co. L’interessato non ha mai smentito” e aggiunge, con un filo di perfidia che Draghi coglie benissimo “… è un bravo ragazzo, è giovane... Si farà”. Draghi, tra se e se, mugugna sulla diabolica capacità del suo più stretto collaboratore di insinuare dubbi e sospetti. Avanti. Candidato/a B: Draghi legge la nota di accompagnamento: “trattasi di persona anch’essa in “odore” di appartenenza ad una non meglio identificata “nube” politica di marca centrosinistra, più centro che sinistra, più democristiana che comunista, più socialista (della prima ora) che riformista (della seconda ora)”. Con quello sguardo un po’ così, di noi che abbiamo visto Roma e non solo Bruxelles, Draghi sbuffa, si agita sulla poltrona, prende una matita e vorrebbe spezzarla ma non ce la fa, legno duro. Il Capo di Gabinetto, riferirà qualche giorno dopo, che avrebbe tirato pure giù qualche mammasantissima. E così via, l’uno/a dopo l’altra si spulciano esperienze, conoscenze, credibilità autorevolezza e spendibilità pubblica ma, sempre più sconsolato, al povero Mario Draghi non viene in mente nulla. A quel punto, il solito perfido e maligno quanto fidato collaboratore, lentamente, pura e studiata nonchalance, con la manina sinistra gli fa scorrere la terza pila di cartelline, quella con la scritta “XXX” e lui, sorpreso “E che è ‘sta robbbba “???”. Ecco svelato il mistero: si tratta di una raccolta di “candidati” di genere vario, maschi, femmine e LGBT con i quali doverosamente fare i conti e tenere in debita considerazione. La faccenda si complica assai e il povero Draghi appare sempre più costernato, confuso e disorientato. Eh già, aveva dimenticato la questione di genere: non si potrebbe, non si dovrebbe, nominare un nuovo Cda senza tenere in debito e opportuno conto della parità di genere, di tutti i generi. Cosi, improvvisamente, il quadro diventa più complicato e non di poco. I due si guardano con un filo sottilissimo di angoscia. Nessuno ha il coraggio e la forza di chiedere all’altro come si potrà andare avanti. Che confusione. Per il momento, ancora per poco, rinviano l’inizio della battaglia.
Torniamo per un momento all’era moderna e alla realtà delle circostanze e riportiamo un solo elemento degno di nota in questa giornata di combattimento: quanto scrive Giovanna Vitale su Repubblica: “la riforma della Rai non è all’ordine del giorno ... al ministero dell’Economia escludono che il progetto di affidare ad una Fondazione il controllo della Rai possa veder la luce entro la fine di questa legislatura”. Amen. Per chi segue questo Blog da tempo ci potrà dare atto che lo abbiamo scritto in epoca non sospetta: ci sono ben altre necessità e non c’è il clima politico per una riforma che non potrà giammai essere solo della governance Rai ma di tutto il sistema delle TLC e, in questo, oggi, subito, ci sono ben altre priorità. Doppio Amen.
Per chi poi ha voglia di approfondire il tema "crisi" della Rai si consiglia l'intervista di Salini su La Stampa e, ancora di più, la risposta del giornalista che ieri ha scritto una nota. Da incorniciare.
Siamo pronti a dare una mano al povero Draghi e al suo fido collaboratore, nonché ai tanti autorevoli colleghi che sprecano tempo e battiti sulla tastiera: il nome del candidato forte Rai c’è, abbiamo l’indirizzo e il numero di telefono. Non ce n’è per nessuno degli altri, con tutta la simpatia, l’amicizia e la stima per tutti. Nessuno dei nomi che girano tra gli interni Rai ha le stesse caratteristiche di autonomia dalla politica, di esperienza, conoscenze e competenza sulle tematiche aziendali e, infine l'immediata operatività sui problemi più rilevanti.
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